Davide Quartucci (Senigallia, 2 Agosto 2000) vive e lavora a Milano, dove frequenta il corso di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera.
L’arte è aprirsi ad un mondo altro, in cui si concatenano immaginari che appartengono al nostro. L’umano, soprattutto la dimensione dell’infanzia e della vecchiaia, è vitalità e fragilità. Diversi tipi di carne. Il tutto inebriato di sfumature demenziali, degradanti e degradati. Il demenziale è un approccio al mondo, un modo per alterarne la percezione. Appaiono continui contrasti in cui si elogia la dimensione dionisiaca della carne che, per forza di cose, ci riportano alla sua decomposizione. È qui che agisce il demenziale, la beffa, il riso. Vi è una profanazione della morte, della decomposizione.
Il contesto in cui si svolge qualcosa è quasi sempre legato alla natura e ai suoi elementi. La rappresentazione di “carne umana” che abita la terra, l’acqua delle pozzanghere, l’erba, il mare, significa partecipazione ma, al tempo stesso, interconnessione con la decomposizione.
L’arte è aprirsi ad un mondo altro, in cui si concatenano immaginari che appartengono al nostro. L’umano, soprattutto la dimensione dell’infanzia e della vecchiaia, è vitalità e fragilità. Diversi tipi di carne. Il tutto inebriato di sfumature demenziali, degradanti e degradati. Il demenziale è un approccio al mondo, un modo per alterarne la percezione. Appaiono continui contrasti in cui si elogia la dimensione dionisiaca della carne che, per forza di cose, ci riportano alla sua decomposizione. È qui che agisce il demenziale, la beffa, il riso. Vi è una profanazione della morte, della decomposizione.
Il contesto in cui si svolge qualcosa è quasi sempre legato alla natura e ai suoi elementi. La rappresentazione di “carne umana” che abita la terra, l’acqua delle pozzanghere, l’erba, il mare, significa partecipazione ma, al tempo stesso, interconnessione con la decomposizione.