Elisa Bertaglia

Painter, Sculptor, Artist
New York
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Sono originaria di Crespino, Rovigo, dove ho vissuto fino al 2003 quando mi sono trasferita a Venezia per frequentare l'Accademia di Belle Arti. Qui ho conseguito la Laurea di II Livello in pittura nel 2009 e nello stesso anno ho vinto una borsa di studio di collaborazione didattica per la cattedra di pittura.

Dal 2008 ho iniziato un percorso di ricerca e crescita che mi ha portata a collaborare con alcuni curatori e critici - molti dei quali accompagnano tuttora il mio percorso - e a prendere parte a varie mostre sia in Italia che all'estero in gallerie, musei ed istituzioni, tra cui: Museo Guggenheim di Venezia, Borges Cultural Center di Buenos Aires, la 54ma Biennale di Venezia, Padiglione Accademie, il Sunny Art Centre di Londra e il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Saitama, in Giappone.

Attualmente mi sono trasferita a New York dove sto portando avanti la mia ricerca artistica esplorando vari medium e materiali. Ho di recente chiuso la mia prima personale qui, curata da Sarah Corona, ed è in corso una collettiva che include alcuni dei miei lavori più recenti. Ho avviato collaborazioni con gallerie ed istituzioni americane.

Ho sempre amato viaggiare cercando di mettere alla prova la mia pratica artistica: per me fare l'artista significa mettersi in discussione, aprirsi al confronto, fare ricerca e sperimentare continuamente all'insegna di un processo di infinita esplorazione. Per questa ragione ho sempre amato le residenze d'artista.

Quest'anno sono stata selezionata per una residenza artistica di sei mesi nel 2023 presso la RU, Residency Unlimited, una delle più rinomate e interessanti residenze d'artista di New York. Il progetto scelto consiste in una ricerca trasversale, dove il concetto di lutto collettivo viene investigato attraverso il dialogo con un'opera ceramica conservata al Brooklyn Museum. Il risultato di questi sei mesi di residenza sarà un libro e un ciclo di opere inedite che verranno proposte in una personale all'Istituto Italiano di Cultura di New York.

Nel corso degli anni ho preso parte ad altre residenze, come Dolomiti Contemporanee, Progetto Borca, Officine Saffi, ESKFF e Kunstraum negli USA.

Nel 2017 e nel 2020 il mio lavoro è stato inserito nel volume di Exibart "222 Artisti emergenti su cui investire".

Le gallerie con cui collaboro stabilmente solo Officine Saffi, Milano; Martina Corbetta, Monza Brianza; Officine dell'Immagine, Milano; Weber & Weber, Torino; Galerie MZ, Augsburg, Germania; Pierogi Flat Files, New York; SARAHCROWN New York.

 

Pur avendo iniziato il mio percorso come pittrice, negli ultimi anni la mia ricerca è diventata più eclettica e sperimentale, portandomi a investigare materiali diversi e a realizzare sculture, ceramiche, installazioni, wall-drawing e progetti site-specific.

Attraverso un approccio filosofico e concettuale investigo la tematica del 'simbolo' nella contemporaneità e il corto circuito del concetto stesso ad esso correlato, che di recente ha portato ad una crisi identitaria e comunicativa. In particolare analizzo il simbolo come soglia semantica in cui un significante e un significato si fondono per comunicare un messaggio universalmente comprensibile. La mia poetica esplora inoltre i temi di natura, ambiguità, dualità e memoria, da una prospettiva intima e condivisa.

Prendendo ispirazione sia dall'arte americana che da quella orientale (inclusi artisti contemporanei come Hao Liang, Lisa Yuskavage, Liz Deschenes, Torkwase Dyson e Dawn Clements), ho sviluppato una peculiare visione di tempo e spazio: lo spazio presenta un approccio bidimensionale, nega l'illusione prospettica; il tempo invece mescola e confonde presente e passato, il tempo della vita e del mito, dell'immaginazione.

Come attestano molti dei miei titoli (tra questi "Brutal Imagination", "Out of the Blue", "Singing over the Bones"), le mie opere sono sempre state aperte a diverse fonti e contaminazioni. L'influenza della letteratura e del cinema (cito scrittori come Cornelius Eady, Han Kang, Marc Bloch; o registi come Kim Ki-duk, Patrice Leconte e Bernardo Bertolucci) è particolarmente cruciale e conferisce al mio lavoro una carica misteriosa ed evocativa, liberandolo da una chiave di lettura unitaria e uniforme.
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