Gli esordi di GIOVANNI IGNAZZI, artista di origine pugliese, ma ormai “ligure” d’adozione da molti anni, risalgono agli anni ’70; da allora, l’artista ha partecipato a mostre personali e collettive (in Puglia, Abruzzo, Campania, Liguria, ecc.), ottenendo riscontri e giudizi sempre favorevoli. In particolare, da oltre dieci anni, Ignazzi affronta la pittura in modo più consapevole, più attento, più vitale; la sua ricerca artistica, infatti, al di là dei soggetti e delle tematiche rappresentate, si è fatta più sensibile agli effetti luministici e pittorici (Luci e contrasti, Moonlight in Martina Franca, Antichi misteri, ecc.), impressi dalle pennellate a volte liquide e delicate, a volte più materiche, quasi simili a impreviste sciabolate di colore. Spesso i suoi dipinti nascono da una fotografia, presa come pretesto per la loro realizzazione (essa viene stampata, impressionata sulla tela grezza e poi rielaborata con i colori acrilici). La sua pittura, anche se talvolta sconfina nell’astrazione, è sostanzialmente figurativa, come le opere qui esposte, legate alle tematiche del paesaggio e della veduta urbana, sanno chiaramente rappresentare. Tralasciando del tutto l’esperienza della ritrattistica vera e propria, talvolta la sua arte si arricchisce per la presenza della figura umana inserita in un ambiente ben preciso (un paesaggio, una strada, l’interno di un locale), come accade ad esempio nelle recenti opere Gente in movimento o Starbucks Praga. Le opere presenti in questa mostra sono improntate al contrasto: staticità, quiete, sosta senza tempo, immobilità dell’esistere, oppure dinamismo, movimento, instabilità, impossibilità a stare fermi in un luogo, in una città (ricordiamo, in proposito, dipinti come Strada di Bratislava, Milano-foschia, Architetture in movimento, Esterno). Andare, viaggiare, osservare il mondo dal finestrino di un treno, oppure sostare, fermarsi, riflettere sui luoghi dell’esistenza e della vita: questi i temi ultimi della sua pittura, una pittura in divenire.