Il mio nome d’arte è Lucia Dibi e sono nata a Milano.
Mi sono laureata all’Accademia delle Belle Arti di Brera in pittura e in seguito mi sono specializzata in nuove tecnologie dell’arte.
Di recente ho iniziato a concentrarmi a tempo pieno sulla mia pratica artistica dopo aver lavorato per anni come illustratrice e decoratrice d’interni.
Attraverso il mio lavoro e il mio agire nel quotidiano cerco di afferrare e creare una mappatura di quello che mi circonda.
La realtà oltre a essere complessa è stratificata culturalmente dal nostro sguardo.
Il primo strato della mappatura sono appunti visivi (schizzi e fotografie); La mia pratica si concentra sulla decontestualizzazione di scenari quotidiani tratti dalla mia esperienza personale,
non solo di spazi ma anche di precisi momenti che poi diventano autonomi e presenti e che a volte rivisito a distanza nel tempo:
mi piacciono le città anche quelle che ho attraversato per poco tempo, e i loro particolari architettonici, afferro quello che normalmente non si registra, ma che è costantemente presente, vicino apparentemente irrilevante perché mi piace mescolare le scale di valore.
Il secondo strato consiste nel trattare le fotografie come se fossero dei dipinti: le scompongo, le semplifico le decontestualizzo, anche i colori assumono nuove frequenze.
La tecnologia in questa fase non è solo una tecnica: la multimedialità digitale e la sua estrema manipolabilità ha modificato il mio scenario percettivo e estetico e mi ha permesso di scoprire nuove
coordinate e nuove informazioni.
Successivamente dipingo con acrilici mischiati a sabbia su tela o pannelli.
I miei ultimi lavori sono tutti intitolati con la lettera Q seguita da un numero e indicano la sequenza dei giorni e i progetti a cui ho lavorato nel periodo di quarantena a partire dai mesi di febbraio e marzo 2020.
Mi sono laureata all’Accademia delle Belle Arti di Brera in pittura e in seguito mi sono specializzata in nuove tecnologie dell’arte.
Di recente ho iniziato a concentrarmi a tempo pieno sulla mia pratica artistica dopo aver lavorato per anni come illustratrice e decoratrice d’interni.
Attraverso il mio lavoro e il mio agire nel quotidiano cerco di afferrare e creare una mappatura di quello che mi circonda.
La realtà oltre a essere complessa è stratificata culturalmente dal nostro sguardo.
Il primo strato della mappatura sono appunti visivi (schizzi e fotografie); La mia pratica si concentra sulla decontestualizzazione di scenari quotidiani tratti dalla mia esperienza personale,
non solo di spazi ma anche di precisi momenti che poi diventano autonomi e presenti e che a volte rivisito a distanza nel tempo:
mi piacciono le città anche quelle che ho attraversato per poco tempo, e i loro particolari architettonici, afferro quello che normalmente non si registra, ma che è costantemente presente, vicino apparentemente irrilevante perché mi piace mescolare le scale di valore.
Il secondo strato consiste nel trattare le fotografie come se fossero dei dipinti: le scompongo, le semplifico le decontestualizzo, anche i colori assumono nuove frequenze.
La tecnologia in questa fase non è solo una tecnica: la multimedialità digitale e la sua estrema manipolabilità ha modificato il mio scenario percettivo e estetico e mi ha permesso di scoprire nuove
coordinate e nuove informazioni.
Successivamente dipingo con acrilici mischiati a sabbia su tela o pannelli.
I miei ultimi lavori sono tutti intitolati con la lettera Q seguita da un numero e indicano la sequenza dei giorni e i progetti a cui ho lavorato nel periodo di quarantena a partire dai mesi di febbraio e marzo 2020.