marco vecchiato
Was born in Padova 1974, Lives and works in Padua (IT).
Education:
Degree in Art history at the University of Padua
Solo Exhibitions:
2019
L’Uomo a una dimensione, curated by Francesca Baboni e Stefano Taddei, ArtEkyp O.S.,Modena. (Cat.)
Body Out, curated by Barbara Codogno, Scuderie Palazzo Moroni, Padova. (Cat.)
2018
Un essere che non rapina fiato, curated by Antonella Bosio, Castellaro Lagusello, Monzambano (MN)
Group Exhibitions:
2020
NEEDS, Paratissima Art Fair, Bologna. (Cat.)
2019
Multiversity, Paratissima Art Fair 15 edition, Torino. (Cat.)
Expeaustion, curated by Francesca Canfora, Paratissima Art Fair, Magazzini Romagnoli, Bologna. (Cat.) NATURAL FLAVOURS, curated by Francesca Canfora, Paratissima Art Fair, Fabbrica del Vapore, Milano.
2018
UOManesimo, ARCgallery, AAF 2018 Milano. (Cat.)
Animali Notturni, curated by Francesca Canfora, Paratissima Art Fair, IAAD Bologna. (Cat.) Through the black mirror, curated by Francesca Canfora, Paratissima Art Fair, Base Milano.
R8, curated by Daniel Buso, Ca dei Carraresi, Treviso. (Cat.)
Mut-Azioni Simmetrie, a cura di Arte Oltre, Lanificio Conte_SHED, Schio (VI).
Miscellanea, Artekyp Open Studio, Modena.
2017
Different Voices, curated by Barbara Codogno, Cattedrale ex Macello, Padova. (Cat.)
Filointerrotto, curated by Francesca Chiesa, Forte Interrotto Asiago (Vi)
Superstition, Paratissima Art Fair 13 edition, Torino
UNTITLED, Arte Padova
In nome dell’uomo, curated by Barbara Codogno, Zero Branco (TV)
2016
Sebastiano Ferrarese, curated by Lucio Scardino, Mediolanum Banca, Ferrara. (Cat.)
Vetrine Dinamiche, Galleria HANDS, Vicenza APOSTOLI, Metamorfosi Gallery; Hands, Vicenza
Übermensch: da super_uomo A oltre_uomo, Arte Padova
1999
83ª Collettiva Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia
Awards
2020
Exibart Prize 2020, selected finalist
Artkeys Prize ed.02, selected finalist
Arts in Rome Prize 2020, Roma, Firenze, first prize
2019
Premio Combat Prize XI edition, Livorno (IT), selected finalist
2016
Le terme dell’arte, Abano Terme (PD), third prize
Statement
La poesia è una visione trattenuta, la pittura è uno lo sballo che ne consegue.
Le ho provate entrambe, mi sono compromesso, in cerca di una ragione, per l’esistenza euforica, ma anche per noia, per fare qualcosa.
Non ho mai avuto una vera e propria vocazione per la scrittura o per il disegno anche se credo che questo sia del tutto insignificante.
Nei momenti di crisi mi sono rivolto alla storia, immergendomi nei secoli, nei nomi, nei movimenti, dirottando l’impulso generativo in cerca di una via d’uscita.
Ma non ho trovato scorciatoie!
C’è voluta una lunga gestazione teorica per accettare la creatività in modo critico e solido per montarci sopra un’esistenza.
Lo stallo della metà degli anni Novanta dopo il crollo dei riferimenti e il conseguente vuoto di senso che la fine del Novecento stava lasciando, mi ha travolto in modo violento.
Sono ricorso all’isolamento, affondando nello studio della storia dell’arte e nella poesia, la ricerca del significato del mio essere al mondo.
Credevo di aver trovato uno spazio di sicurezza, metafisico, dov’era possibile scansare il dolore e starsene al sicuro.
Dopo un po’ sono venite le voci e ho avuto paura!
Ho accettato molti lavori pratici, tutti quelli che ho mollato.
A mio modo credo di essere stato sempre fedele all’arte, anche quando non avevo niente per lei. Ad esempio non ho mai ritenuto una via conveniente lo storicismo (citazionismo, lowbrow, etc), mi sento fedele al vecchio precetto delle avanguardie: cosa fare?
Il passaggio dalla scrittura, intesa come codifica di un alfabeto, al segno sulla tela come libero impulso di forme, si è compiuto nel 2013. Solo allora, il mezzo espressivo, segnico, pittorico, in modo incontenibile ha raggiunto una solidità in grado di sopportare la mia critica.
La mia è una pittura di tracce, di gesti, di negazioni, un corpo a corpo dove solo alla fine la superficie diventa qualcosa. Cerco di trattenere qualcosa che un istante dopo sarà immancabilmente perduto.
Gli esseri che affiorano sul bianco, sono ombre prive di dimensione e di un organico che li completi. Sono ammiccamenti!
Si tratta di una figurazione evocata, la superficie diventa quello che sta sotto l’apparenza della carne, l’essere inteso ontologicamente.
Io disegno l’individuo nella sua forma più elementare, ritraggo il suo bisogno di apparire per quello che è. Parziale, sbilanciato, incompleto, fuori asse, non finito.
La lotta è ancora in atto!
Sotto le velature si possono intravvedere pose e dinamiche che si sono perse come parole che non si è fatto a tempo a trattenere, rimangono le tracce che si reincarnano.
Il grande bianco fatto di campiture di tela vergine, suggerisce una sospensione: un silenzio. Il vuoto che avvolge l’essere nel suo, nostro, presente.
Sulla scena i riferimenti narrativi vengono aboliti, l’isolamento della figura è metafisico. Eppure il segno subisce continui s-cambi di rotta, il colore riscopre temperature inattese (come nella pittura esistenzialista italiana) e le sovrapposizioni tra l’abrasione e l’incancellabile genera un richiamo, si tratta dell’indefinito onirico mai spiegabile fino in fondo.
Malgrado il mio insistente dubbio sulla contemporaneità dell’arte contemporanea sento di farne parte, che la ricerca di senso, personale, è parte stessa del gioco sociale, di uno stare al mondo collettivo; per questo sulle tele compare l’umanità che oscilla nel suo squilibrio.
E qui sta tutto il senso della mia pittura che vuole essere collettiva, perciò contemporanea, per non escludere l’artista dal mondo.
Was born in Padova 1974, Lives and works in Padua (IT).
Education:
Degree in Art history at the University of Padua
Solo Exhibitions:
2019
L’Uomo a una dimensione, curated by Francesca Baboni e Stefano Taddei, ArtEkyp O.S.,Modena. (Cat.)
Body Out, curated by Barbara Codogno, Scuderie Palazzo Moroni, Padova. (Cat.)
2018
Un essere che non rapina fiato, curated by Antonella Bosio, Castellaro Lagusello, Monzambano (MN)
Group Exhibitions:
2020
NEEDS, Paratissima Art Fair, Bologna. (Cat.)
2019
Multiversity, Paratissima Art Fair 15 edition, Torino. (Cat.)
Expeaustion, curated by Francesca Canfora, Paratissima Art Fair, Magazzini Romagnoli, Bologna. (Cat.) NATURAL FLAVOURS, curated by Francesca Canfora, Paratissima Art Fair, Fabbrica del Vapore, Milano.
2018
UOManesimo, ARCgallery, AAF 2018 Milano. (Cat.)
Animali Notturni, curated by Francesca Canfora, Paratissima Art Fair, IAAD Bologna. (Cat.) Through the black mirror, curated by Francesca Canfora, Paratissima Art Fair, Base Milano.
R8, curated by Daniel Buso, Ca dei Carraresi, Treviso. (Cat.)
Mut-Azioni Simmetrie, a cura di Arte Oltre, Lanificio Conte_SHED, Schio (VI).
Miscellanea, Artekyp Open Studio, Modena.
2017
Different Voices, curated by Barbara Codogno, Cattedrale ex Macello, Padova. (Cat.)
Filointerrotto, curated by Francesca Chiesa, Forte Interrotto Asiago (Vi)
Superstition, Paratissima Art Fair 13 edition, Torino
UNTITLED, Arte Padova
In nome dell’uomo, curated by Barbara Codogno, Zero Branco (TV)
2016
Sebastiano Ferrarese, curated by Lucio Scardino, Mediolanum Banca, Ferrara. (Cat.)
Vetrine Dinamiche, Galleria HANDS, Vicenza APOSTOLI, Metamorfosi Gallery; Hands, Vicenza
Übermensch: da super_uomo A oltre_uomo, Arte Padova
1999
83ª Collettiva Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia
Awards
2020
Exibart Prize 2020, selected finalist
Artkeys Prize ed.02, selected finalist
Arts in Rome Prize 2020, Roma, Firenze, first prize
2019
Premio Combat Prize XI edition, Livorno (IT), selected finalist
2016
Le terme dell’arte, Abano Terme (PD), third prize
Statement
La poesia è una visione trattenuta, la pittura è uno lo sballo che ne consegue.
Le ho provate entrambe, mi sono compromesso, in cerca di una ragione, per l’esistenza euforica, ma anche per noia, per fare qualcosa.
Non ho mai avuto una vera e propria vocazione per la scrittura o per il disegno anche se credo che questo sia del tutto insignificante.
Nei momenti di crisi mi sono rivolto alla storia, immergendomi nei secoli, nei nomi, nei movimenti, dirottando l’impulso generativo in cerca di una via d’uscita.
Ma non ho trovato scorciatoie!
C’è voluta una lunga gestazione teorica per accettare la creatività in modo critico e solido per montarci sopra un’esistenza.
Lo stallo della metà degli anni Novanta dopo il crollo dei riferimenti e il conseguente vuoto di senso che la fine del Novecento stava lasciando, mi ha travolto in modo violento.
Sono ricorso all’isolamento, affondando nello studio della storia dell’arte e nella poesia, la ricerca del significato del mio essere al mondo.
Credevo di aver trovato uno spazio di sicurezza, metafisico, dov’era possibile scansare il dolore e starsene al sicuro.
Dopo un po’ sono venite le voci e ho avuto paura!
Ho accettato molti lavori pratici, tutti quelli che ho mollato.
A mio modo credo di essere stato sempre fedele all’arte, anche quando non avevo niente per lei. Ad esempio non ho mai ritenuto una via conveniente lo storicismo (citazionismo, lowbrow, etc), mi sento fedele al vecchio precetto delle avanguardie: cosa fare?
Il passaggio dalla scrittura, intesa come codifica di un alfabeto, al segno sulla tela come libero impulso di forme, si è compiuto nel 2013. Solo allora, il mezzo espressivo, segnico, pittorico, in modo incontenibile ha raggiunto una solidità in grado di sopportare la mia critica.
La mia è una pittura di tracce, di gesti, di negazioni, un corpo a corpo dove solo alla fine la superficie diventa qualcosa. Cerco di trattenere qualcosa che un istante dopo sarà immancabilmente perduto.
Gli esseri che affiorano sul bianco, sono ombre prive di dimensione e di un organico che li completi. Sono ammiccamenti!
Si tratta di una figurazione evocata, la superficie diventa quello che sta sotto l’apparenza della carne, l’essere inteso ontologicamente.
Io disegno l’individuo nella sua forma più elementare, ritraggo il suo bisogno di apparire per quello che è. Parziale, sbilanciato, incompleto, fuori asse, non finito.
La lotta è ancora in atto!
Sotto le velature si possono intravvedere pose e dinamiche che si sono perse come parole che non si è fatto a tempo a trattenere, rimangono le tracce che si reincarnano.
Il grande bianco fatto di campiture di tela vergine, suggerisce una sospensione: un silenzio. Il vuoto che avvolge l’essere nel suo, nostro, presente.
Sulla scena i riferimenti narrativi vengono aboliti, l’isolamento della figura è metafisico. Eppure il segno subisce continui s-cambi di rotta, il colore riscopre temperature inattese (come nella pittura esistenzialista italiana) e le sovrapposizioni tra l’abrasione e l’incancellabile genera un richiamo, si tratta dell’indefinito onirico mai spiegabile fino in fondo.
Malgrado il mio insistente dubbio sulla contemporaneità dell’arte contemporanea sento di farne parte, che la ricerca di senso, personale, è parte stessa del gioco sociale, di uno stare al mondo collettivo; per questo sulle tele compare l’umanità che oscilla nel suo squilibrio.
E qui sta tutto il senso della mia pittura che vuole essere collettiva, perciò contemporanea, per non escludere l’artista dal mondo.