La mia ricerca è basata sulla necessità di indagare i conflitti quotidiani che vivo. Li trasformo in immagini, ritagli o sculture.
Accumulo oggetti e cose dalle forme bizzarre ed evocative, che diventano spunto per approfondire le relazioni familiari che mi coinvolgono. A volte un oggetto può perdere completamente il proprio significato per assumerne uno nuovo, oppure diventare inutile per venire sublimato dall’opera stessa, ad esempio quando decido di farne una copia in ceramica. Spesso ne cambio la funzione mettendolo in relazione con forme e parole per permetterne una lettura di significati diversi.
Mi piace pensare che il mio lavoro contribuisca a ridare dignità a cose dimenticate. Spesso uso questi oggetti come simulacro per mantenere vivo il ricordo di una persona che ho perso e riempirne il vuoto che mi ha lasciato. Talvolta uso un approccio ironico nel mio lavoro, quasi irriverente.
All’inizio del processo creativo c’è sempre un momento di attesa, prima di capire come interpretare e tradurre in immagini ciò che voglio comunicare, poi inizia la sperimentazione. E’ in questa fase che scelgo la tecnica per la realizzazione dell’opera, in relazione al significato finale che questa deve assumere. Uno stesso oggetto può diventare spunto per più lavori ottenuti con tecniche diverse: installazione e scultura, pittura e disegno, collage e assemblaggi.
Nella mia ricerca sto intraprendendo un viaggio, durante il quale devo attraversare soglie risolvendone gli enigmi. Ciò che realizzo ne sono le chiavi, le soluzioni.
Una volta che l’opera è conclusa è anche risolta. Essa diventa una vera e propria soglia attraversabile da chiunque la osserva e decida di fruirla.
Accumulo oggetti e cose dalle forme bizzarre ed evocative, che diventano spunto per approfondire le relazioni familiari che mi coinvolgono. A volte un oggetto può perdere completamente il proprio significato per assumerne uno nuovo, oppure diventare inutile per venire sublimato dall’opera stessa, ad esempio quando decido di farne una copia in ceramica. Spesso ne cambio la funzione mettendolo in relazione con forme e parole per permetterne una lettura di significati diversi.
Mi piace pensare che il mio lavoro contribuisca a ridare dignità a cose dimenticate. Spesso uso questi oggetti come simulacro per mantenere vivo il ricordo di una persona che ho perso e riempirne il vuoto che mi ha lasciato. Talvolta uso un approccio ironico nel mio lavoro, quasi irriverente.
All’inizio del processo creativo c’è sempre un momento di attesa, prima di capire come interpretare e tradurre in immagini ciò che voglio comunicare, poi inizia la sperimentazione. E’ in questa fase che scelgo la tecnica per la realizzazione dell’opera, in relazione al significato finale che questa deve assumere. Uno stesso oggetto può diventare spunto per più lavori ottenuti con tecniche diverse: installazione e scultura, pittura e disegno, collage e assemblaggi.
Nella mia ricerca sto intraprendendo un viaggio, durante il quale devo attraversare soglie risolvendone gli enigmi. Ciò che realizzo ne sono le chiavi, le soluzioni.
Una volta che l’opera è conclusa è anche risolta. Essa diventa una vera e propria soglia attraversabile da chiunque la osserva e decida di fruirla.