Artisticamente, nasco come pittore di indirizzo figurativo, di ispirazione espressionista, ho partecipato alla vita artistica del Paese con innumerevoli presenze a concorsi e collettive sin dagli anni ’50 del secolo scorso.
Durante la maturazione artistica ho esplorato soggetti che spaziano dal folcloristico alle tematiche sociali della “beat generation“, dalla rappresentazione contemplativa di antichi borghi ciociari alle fabbriche e ai macchinari dei processi industriali, dalle coreografie alle “performances” del teatro d’avanguardia, dai totem allo studio dei reperti archeologi, da introspezioni “view of interiors” a rappresentazioni atomiche e cosmiche, dal sacro al profano.
La ricerca di nuovi stimoli mi porta, negli anni ’90, ad approfondire l’esplorazione degli spazi dell’astrattismo e dell’arte informale, sebbene avessi effettuato in questo settore sperimentazioni già a metà degli anni ’60.
Arrivo a trattare la più recente tematica in termini astratti e concettuali delle banconote come denuncia delle distorsioni dell’economia globale e dei francobolli come archetipo di sistemi desueti della comunicazione (https://www.rosamichele.it/it_IT/attuale-produzione-in-fase-di-allestimento/).
Adotto soluzioni personali ove figurazioni astratte risultano commiste ad antropomorfismi, in cui le esperienze figurative precedenti riemergono fino al voluto sfaldamento di corpi e di ogni altro elemento reale tratteggiato, per convergere sulla negazione del modello figurativo ed accademico.
Le rese pittoriche sono ottenute con inserimenti cromatici di ispirazione informale o innesti di materiali eterogenei di arte povera. Cerco gradazioni tra materiali nobili e poveri, dalle lamine d’oro agli umili materiali di recupero, all'interno di una superficie in cui interagiscono colori e forme che miro ad espandere oltre le misure fisiche dell’opera.
Ma la produzione artistica non è un’astrazione che mi conduce a rinnegare l’opera d’arte mediante un’elaborazione sottrattiva – come nella sperimentazione concettuale degli anni ’60 e ’70 – quanto piuttosto una ricerca di nuove soluzioni cromatiche e materiche additive, per indurre stimoli sensoriali e esperienze meditative.
All'età di quasi 95 anni sento ancora una spinta irrefrenabile a sviluppare nuovi concetti ed idee che, vista l’età, mi inducono a sfide purtroppo sempre più gravose.
Durante la maturazione artistica ho esplorato soggetti che spaziano dal folcloristico alle tematiche sociali della “beat generation“, dalla rappresentazione contemplativa di antichi borghi ciociari alle fabbriche e ai macchinari dei processi industriali, dalle coreografie alle “performances” del teatro d’avanguardia, dai totem allo studio dei reperti archeologi, da introspezioni “view of interiors” a rappresentazioni atomiche e cosmiche, dal sacro al profano.
La ricerca di nuovi stimoli mi porta, negli anni ’90, ad approfondire l’esplorazione degli spazi dell’astrattismo e dell’arte informale, sebbene avessi effettuato in questo settore sperimentazioni già a metà degli anni ’60.
Arrivo a trattare la più recente tematica in termini astratti e concettuali delle banconote come denuncia delle distorsioni dell’economia globale e dei francobolli come archetipo di sistemi desueti della comunicazione (https://www.rosamichele.it/it_IT/attuale-produzione-in-fase-di-allestimento/).
Adotto soluzioni personali ove figurazioni astratte risultano commiste ad antropomorfismi, in cui le esperienze figurative precedenti riemergono fino al voluto sfaldamento di corpi e di ogni altro elemento reale tratteggiato, per convergere sulla negazione del modello figurativo ed accademico.
Le rese pittoriche sono ottenute con inserimenti cromatici di ispirazione informale o innesti di materiali eterogenei di arte povera. Cerco gradazioni tra materiali nobili e poveri, dalle lamine d’oro agli umili materiali di recupero, all'interno di una superficie in cui interagiscono colori e forme che miro ad espandere oltre le misure fisiche dell’opera.
Ma la produzione artistica non è un’astrazione che mi conduce a rinnegare l’opera d’arte mediante un’elaborazione sottrattiva – come nella sperimentazione concettuale degli anni ’60 e ’70 – quanto piuttosto una ricerca di nuove soluzioni cromatiche e materiche additive, per indurre stimoli sensoriali e esperienze meditative.
All'età di quasi 95 anni sento ancora una spinta irrefrenabile a sviluppare nuovi concetti ed idee che, vista l’età, mi inducono a sfide purtroppo sempre più gravose.