Triennale Milano rende omaggio al fotografo Giovanni Gastel, maestro della fotografia di moda e autore di alcuni tra i ritratti più iconici degli ultimi decenni, scomparso lo scorso marzo. E lo fa attraverso due mostre: The people I like, in collaborazione con il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, e I gioielli della fantasia, in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea.
The people I like
A cura di Uberto Frigerio con allestimento di Lissoni Associati, The people I like presenta oltre 200 ritratti che testimoniano la varietà d’incontri che ha caratterizzato la lunga carriera di Gastel. Personaggi del mondo della cultura, del design, dell’arte, della moda, della musica, dello spettacolo, della politica: Barack Obama, Marco Pannella, Forattini, Ettore Sottsass, Germano Celant, Mimmo Jodice, Fiorello, Zucchero, Tiziano Ferro, Vasco Rossi, Roberto Bolle, Bebe Vio, Bianca Balti, Luciana Littizzetto, Franca Sozzani, Miriam Leone, Monica Bellucci, Mara Venier, Carolina Crescentini, per citarne alcuni. I ritratti in grande formato, la maggior parte in bianco e nero, non sono percepiti come semplici rappresentazioni della fisionomia umana, ma lasciano trasparire un significato interiore più vero: lo scopo per Gastel era quello di indagare ciò che va aldilà dell’esteriorità, cogliendo la complessità del soggetto. Al centro sempre l’anima che traspare dalla posa, dall’espressione del volto e dalla sua teatralità.
I gioielli della fantasia
In parallelo, la piccola mostra I gioielli della fantasia, realizzata in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea, presenta uno dei primi lavori che ha dato a Giovanni Gastel la notorietà internazionale. Sono esposte 20 immagini di un più ampio progetto commissionato al fotografo da Daniel Swarowsky Corporation nel 1991 per l’omonimo libro e la mostra di gioielli del XX secolo, entrambi curati da Deanna Farneti Cera.
Giovanni Gastel dà vita a una reinterpretazione fantastica e immaginaria dei gioielli da cui emerge tutta la sua straordinaria vena creativa. Ritroviamo qui l’eleganza stilistica e i temi centrali della sua ricerca artistica, il dialogo sincretico tra il mondo degli oggetti e quello della figura umana, l’ironia, il corpo e la maschera, il travestimento e la metamorfosi: un filo rosso che accompagnerà per tutta la vita il suo itinerario creativo.
Dopo la prima presentazione al Museo Teatrale alla Scala, la mostra ha circolato per sei anni in alcuni dei più importanti musei europei di arte applicata (Museum Bellerive di Zurigo, Victoria and Albert Museum di Londra, Museum für Angewandte Kunst di Colonia, Kunstgewerbemuseum di Berlino) per raggiungere poi anche gli Stati Uniti.
Giovanni Gastel
La carriera di fotografo di Giovanni Gastel (Milano, 1955–2021) inizia in un seminterrato a Milano verso la fine degli anni Settanta, dove Gastel, giovanissimo, trascorre i suoi lunghi anni di apprendistato scattando foto e imparando le tecniche base di un mestiere che l’avrebbe poi portato al successo. Tra il 1975 e il 1976 lavora per la casa d’aste londinese Christie’s, mettendo in pratica ciò che aveva appreso. La svolta della sua carriera arriva nel 1981 quando incontra Carla Ghiglieri, che diventa il suo agente e lo avvicina al mondo della moda: dopo la pubblicazione della sua prima natura morta sulla rivista italiana “Annabella”, nel 1982, inizia a collaborare con “Vogue Italia” e, poi, grazie all’incontro con Flavio Lucchini, Direttore di Edimoda, e Gisella Borioli, con “Mondo Uomo” e “Mondo Donna”. Tra gli anni Ottanta e Novanta, la carriera di Gastel nel mondo della moda esplode parallelamente al boom del Made in Italy. In quegli anni, Gastel sviluppa campagne pubblicitarie per le più prestigiose case di moda italiane tra cui Versace, Missoni, Tod’s, Trussardi, Krizia, Ferragamo e molte altre. Il successo in Italia lo porta anche a Parigi – dove negli anni novanta lavora per marchi come Dior, Nina Ricci, Guerlain – nonché nel Regno Unito e in Spagna. Sebbene la sua carriera inizi nel mondo della moda, Gastel (fotografo e, al contempo, anche poeta) capisce rapidamente che il suo impulso d’espressione necessita anche di progetti con fini prettamente artistici. La consacrazione artistica non tarda ad arrivare e, nel 1997, Triennale Milano gli dedica una personale curata da Germano Celant. La mostra lancia Gastel ai vertici dell’élite fotografica mondiale e il suo successo professionale si consolida così tanto che il suo nome che compare su riviste specializzate accanto a quello di mostri sacri della fotografia Italiana come Oliviero Toscani, Giampaolo Barbieri, Ferdinando Scianna e di leggende internazionali come Helmut Newton, Richard Avedon, Annie Leibovitz, Mario Testino e Jürgen Teller. Il successo professionale apre le porte a un altro lato del repertorio fotografico di Gastel che fino alla fine degli anni 2000 era rimasto inesplorato: il ritratto. Negli ultimi anni, Gastel si scopre appassionato di questo ramo della fotografia e, come sempre ha fatto nella sua carriera, vi si immerge totalmente.