opera
Cassandra. Il diritto di parlare.
categoria | Fotografia |
soggetto | Figura umana, Politico/Sociale |
base | 350 cm |
altezza | 100 cm |
profondità | 5 cm |
anno | 2020 |
Cassandra, il diritto di parlare, è un lavoro intenso, sulla censura violenta dell’identità femminile attraverso la negazione del diritto fondamentale alla parola parlata. Analizza l’oscura storia delle donne internate in manicomio all’inizio del 900. Rimosse e spezzate attraverso diagnosi deprecabili. Smorfiose, loquaci, pedanti, petulanti, cattive madri, persone sbagliate. Per la prima volta nella storia della medicina le immagini fotografiche delle pazienti diventavano la copertina del loro diario clinico, un marchio del corpo e dell’identità.
La figura della Cassandra classica rifiuta Apollo, che la maledice sputandole sulle labbra, condannandola a rimanere inascoltata, interdetta. Così vicina alla caduta sociale in cui sprofondano le internate nei luoghi violenti della psichiatria italiana, in un tempo non così distante. Questa serie compatta e austera racchiude la sintesi estrema di un più complesso e strutturato percorso installativo site specific. Composta da un ritratto di donna, recuperato da un archivio manicomiale, replicato più volte e in seguito bruciato sulla parte inferiore del volto in modo da rendere il soggetto privo della bocca, indispensabile per poter parlare. La rimozione/assenza imposta attraverso la bruciatura totalmente incontrollata e casuale, rende il soggetto un simbolo del non ascoltare, dell’abbandonare e del dimenticare. Come se ogni donna minata nel suo meccanismo del dire (inascoltata quanto Cassandra) e internata venisse privata del tratto dell’identità. Il lavoro si completa con l’esibizione dello scritto, in 11 tavole di testo, dell’autore Giacomo Garaffoni e rappresentato dal vivo nelle singole installazioni fin qui esposte. Ogni tavola, viene “marchiata” da un dente macchiato di sangue, simbolo onirico di una veggenza arcaica, legata a oscuri presagi. Gli stessi denti che all’interno dello scritto, Cassandra si strappa. Maledetta la sua parola, maledetta la sua bocca, maledetto il suo corpo.
La figura della Cassandra classica rifiuta Apollo, che la maledice sputandole sulle labbra, condannandola a rimanere inascoltata, interdetta. Così vicina alla caduta sociale in cui sprofondano le internate nei luoghi violenti della psichiatria italiana, in un tempo non così distante. Questa serie compatta e austera racchiude la sintesi estrema di un più complesso e strutturato percorso installativo site specific. Composta da un ritratto di donna, recuperato da un archivio manicomiale, replicato più volte e in seguito bruciato sulla parte inferiore del volto in modo da rendere il soggetto privo della bocca, indispensabile per poter parlare. La rimozione/assenza imposta attraverso la bruciatura totalmente incontrollata e casuale, rende il soggetto un simbolo del non ascoltare, dell’abbandonare e del dimenticare. Come se ogni donna minata nel suo meccanismo del dire (inascoltata quanto Cassandra) e internata venisse privata del tratto dell’identità. Il lavoro si completa con l’esibizione dello scritto, in 11 tavole di testo, dell’autore Giacomo Garaffoni e rappresentato dal vivo nelle singole installazioni fin qui esposte. Ogni tavola, viene “marchiata” da un dente macchiato di sangue, simbolo onirico di una veggenza arcaica, legata a oscuri presagi. Gli stessi denti che all’interno dello scritto, Cassandra si strappa. Maledetta la sua parola, maledetta la sua bocca, maledetto il suo corpo.