opera
Come petrolio
categoria | Pittura |
soggetto | Astratto |
tags | |
base | 30 cm |
altezza | 40 cm |
profondità | 4 cm |
anno | 2016 |
Colori a olio su tela
“Come petrolio”, per me:
Ha bisogno di un approccio meditativo, silenzioso, evoca echi di sonorità profonde, antichi suoni e rumori della madre terra, giù, dentro, è giacimento segreto;
è “intervallo perduto” (quello di Gillo Dorfles: inteso come pausa lungo lo sviluppo di un’azione): qui ritrovato, è ricchezza e risorsa, è nel Sé profondo, come rifiuto del “troppo pieno” e del “troppo rumore”; è porta verso l’ignoto, separazione e confine; è il perturbante di chi esplora l’esistenza e per un attimo l’infinito; è il nulla o l’origine (nel suo ”venire alla luce”); è il buio con la prima luce, sono la luce e il buio insieme, l’una e l’altro, il lucido l’opaco e il loro rapporto; è il “vedere oltre”, “esige” avvicinamenti insoliti: devi affinare la percezione/osservare (non è “nero”, possiede varianti di colore); è semplice: complesso solo se vuoi andare oltre ma non ti chiede niente, ascolta.
Non è piatto (è materico, stratificato, tridimensionale); è vivo: possiede movimenti lenti, moti gestuali; è taumaturgico: non ha bisogno di piacere facile, chiede di essere visto nelle sue variazioni: può essere pietra preziosa o semplice spaccato della roccia/terra.
Al tatto è sia liscio che ruvido; è maschio e femmina; è piccolo e grande: non teme il confronto in misure standard, perché vince in profondità: come buco nello spazio contesto, buco nero, concetto spaziale; è come petrolio nel suo significato di risorsa limitata, destinata ad esaurirsi; è petrolio come metafora del buio-nero, che non è nero nero ma, se illuminato, ha sfumature di colore, riflessi
“Come petrolio” è rimanere dentro, in contatto con le profondità della mente, in contatto con la minima luce e con il buio, con l’angoscia e con la speranza,
è dolce e amaro, come un frammento di liquirizia.
In questo giacimento, entrandoci, puoi trovare ragioni sufficienti per star bene con la tristezza, anche con quella di De Niro nel finale di “C’era una volta in America”.
“Come petrolio”, per me:
Ha bisogno di un approccio meditativo, silenzioso, evoca echi di sonorità profonde, antichi suoni e rumori della madre terra, giù, dentro, è giacimento segreto;
è “intervallo perduto” (quello di Gillo Dorfles: inteso come pausa lungo lo sviluppo di un’azione): qui ritrovato, è ricchezza e risorsa, è nel Sé profondo, come rifiuto del “troppo pieno” e del “troppo rumore”; è porta verso l’ignoto, separazione e confine; è il perturbante di chi esplora l’esistenza e per un attimo l’infinito; è il nulla o l’origine (nel suo ”venire alla luce”); è il buio con la prima luce, sono la luce e il buio insieme, l’una e l’altro, il lucido l’opaco e il loro rapporto; è il “vedere oltre”, “esige” avvicinamenti insoliti: devi affinare la percezione/osservare (non è “nero”, possiede varianti di colore); è semplice: complesso solo se vuoi andare oltre ma non ti chiede niente, ascolta.
Non è piatto (è materico, stratificato, tridimensionale); è vivo: possiede movimenti lenti, moti gestuali; è taumaturgico: non ha bisogno di piacere facile, chiede di essere visto nelle sue variazioni: può essere pietra preziosa o semplice spaccato della roccia/terra.
Al tatto è sia liscio che ruvido; è maschio e femmina; è piccolo e grande: non teme il confronto in misure standard, perché vince in profondità: come buco nello spazio contesto, buco nero, concetto spaziale; è come petrolio nel suo significato di risorsa limitata, destinata ad esaurirsi; è petrolio come metafora del buio-nero, che non è nero nero ma, se illuminato, ha sfumature di colore, riflessi
“Come petrolio” è rimanere dentro, in contatto con le profondità della mente, in contatto con la minima luce e con il buio, con l’angoscia e con la speranza,
è dolce e amaro, come un frammento di liquirizia.
In questo giacimento, entrandoci, puoi trovare ragioni sufficienti per star bene con la tristezza, anche con quella di De Niro nel finale di “C’era una volta in America”.