opera
MEL I-II
categoria | Altro |
soggetto | Paesaggio, Astratto, Architettura |
tags | Città, MARS Gallery, Melbourne AU, Mappa |
base | 120 cm |
altezza | 84 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2016 |
Le cose apparenti stancano, disorientano, leniscono nel profondo ogni fibra del corpo, quest’ultimo, bramoso di qualcos’altro che si può definire nulla. Per quanto definito, questo nulla*, appare indefinibile ai più, compresi, coloro che si dicono antichi. Per diverso tempo e svariate occasioni, ho riflettuto molto alle memorie di Novalis:
“Che cosa posso dunque fare per la mia anima, che abita in me come un enigma insoluto? Che lascia all’uomo visibile la massima licenza perché non può in alcun modo dominarlo?”.
Il riconoscimento di queste parole lontane, mi ricorda la stessa sfumata indeterminatezza di un paesaggio notturno illuminato dalla luna, con la differenza, che le pieghe siderali appena scorte, oltre la cortina degli orizzonti, vanno spegnendosi nel buio più profondo, annichilendosi come scintille nella pioggia, e, poiché mi veniva difficile credere all’anima**, alla materia, e tutto ciò che appare, finivo per riflettere alla finitezza del pensiero ultimo, alla sua flebile manifestazione negli eventi, agli echi di un ricordo che immagino mai nato, alla natura di un vagito, assorbito tra le sabbie del tempo.
* Giorgio Colli, Filosofia dell’espressione
** Fëdor Dostoevskij, I demonî
Stampa a inchiostro su carta
“Che cosa posso dunque fare per la mia anima, che abita in me come un enigma insoluto? Che lascia all’uomo visibile la massima licenza perché non può in alcun modo dominarlo?”.
Il riconoscimento di queste parole lontane, mi ricorda la stessa sfumata indeterminatezza di un paesaggio notturno illuminato dalla luna, con la differenza, che le pieghe siderali appena scorte, oltre la cortina degli orizzonti, vanno spegnendosi nel buio più profondo, annichilendosi come scintille nella pioggia, e, poiché mi veniva difficile credere all’anima**, alla materia, e tutto ciò che appare, finivo per riflettere alla finitezza del pensiero ultimo, alla sua flebile manifestazione negli eventi, agli echi di un ricordo che immagino mai nato, alla natura di un vagito, assorbito tra le sabbie del tempo.
* Giorgio Colli, Filosofia dell’espressione
** Fëdor Dostoevskij, I demonî
Stampa a inchiostro su carta