opera
ECT
| categoria | Fotografia |
| soggetto | Politico/Sociale |
| tags | fotografia analogica, manicomio, follia, bianco e nero, elettroshock, Paolo di Giosia, alterità |
| base | 0 cm |
| altezza | 0 cm |
| profondità | 0 cm |
| anno | 2009 |
È una delle immagini del volume ECT – Elettro Convulsive Treatment. Un lavoro nato andando in giro per i manicomi abbandonati. Ricordo i momenti della prima volta che entrai in uno di essi, quello di Teramo, ero solo, percepivo la drammaticità che vi abita ancora nonostante l’ormai vuoto, angosciato dal silenzio assordante di quel luogo, la mia inquietudine prendeva posto in quella città nella città. Quelle stanze, quelle sbarre, quei letti ancora lì a ricordare… i mucchi di pigiami tutti uguali. Spesso mi soffermavo, mi appoggiavo a pensare, a riflettere… Fotografare il vecchio apparecchio per l’elettroshock è stato un incontro sinceramente non facile.
Ecco allora il senso della mia fotografia: cercare non solo di raccontare un luogo, ma di rendere più sensibili le nuove generazioni che, forse come la mia, non hanno vissuto tutto questo. Una fotografia sociale, la più eloquente, perché oltre all’emozione, essa riesce a educare alla solidarietà. Un viaggio silenzioso nei luoghi della follia, luoghi di confine, in riflessione.
Fotografia analogica su pellicola invertibile in b/n
Le stampe su carta baritata sono prodotte in edizione di 3.
Ecco allora il senso della mia fotografia: cercare non solo di raccontare un luogo, ma di rendere più sensibili le nuove generazioni che, forse come la mia, non hanno vissuto tutto questo. Una fotografia sociale, la più eloquente, perché oltre all’emozione, essa riesce a educare alla solidarietà. Un viaggio silenzioso nei luoghi della follia, luoghi di confine, in riflessione.
Fotografia analogica su pellicola invertibile in b/n
Le stampe su carta baritata sono prodotte in edizione di 3.











