Mi chiamo Alberto Cuccodoro, sono nato a Torino nel 1978. Le mie prime esperienze fotografiche risalgono al momento in cui mio padrè mi cacciò in mano una vecchia camera Polaroid per immortalare le mie vacanze dei tre anni delle medie. Cosa che io rigorosamente feci ma non resta più nessuna traccia della mia "arte" poichè tutto il corpus andò perso durante un trasloco di tanti anni fa.
Dopodichè il mio rapporto con l'ottava arte si interruppe fino al 2006, tra studio e variegate esperienze giovanili. Poi accadde una cosa: mio nonno era un industriale, con una passione viscerale per la fotografia, macchina (rigorosamente Leica) sempre al collo durante tutti i suoi spostamenti, camera oscura in casa ed una sorta di ossessione. Come risultato ottenne una quantità gigantesca di foto stampate e di negativi, più una discreta collezione di fotocamere di tutti i tipi. Io, nel 2006, per pura curiosità, iniziai a mettere le mani dentro questo archivio ed esaminare quei magnifici oggetti meccanici che erano le fotocamere. Mio padre, per incoraggiare un evidente interesse, anche suo, per la cronaca, mise in una Leica un rullino in bianco e nero e me la lasciò. E, come per incanto, anche io iniziai a girare sempre con la camera al collo e scattare un numero mostruoso di fotografie. Con risultati decisamente nella media, ma io non sono un tipo che ama sguazzare nella mediocrità, io devo migliorare, sempre. Che non significa diventare il più bravo, ma progredire, studiare e ottenere risultati sempre migliori in relazione a me stesso. Da fine 2006, quindi, iniziai a comprare i libri dei grandi fotografi, dei Maestri, il primo, ricordo, fu Cartier-Bresson. Poi, senza seguire un filo logico continuai con Fontana, Liselette Model, Ghirri, Jodice, Berengo Gardin, Egglestone, Walker Evans, Erwitt e tanti altri ancora. Questo mi permise di non focalizzarmi su un singolo stile, ma incorporare inconsciamente nei miei scatti la cifra stilistica di questi fuoriclasse. Per spiegarmi meglio, il mio paradigma mentale non era fissato su uno stile ben definito, ma era un "pastiche" di tutto ciò che avevo letto, e guardato. Inoltre, sono un grande appassionato di arte e cultura in generale, visito mostre di ogni genere appena mi è possibile e anche queste "visioni" hanno contribuito a formare il paradigma di cui sopra. Ho iniziato seriamente con il paesaggio, poichè avevo ricevuto piccole committenze per altrettante piccole riviste. Ma parallelamente portavo avanti la mia ricerca per una fotografia "raffinata", che suscitasse sentimenti di vario genere nelle persone. Nulla di più difficile. La ricerca continua ancora oggi, c'è ancora il paesaggio ma è diventato marginale, ho sbattuto il muso molte volte e continuerò a sbatterlo ma non voglio retrocedere di un millimetro. Ho pubblicato due libri che hanno avuto un discreto successo, ma non ho pensato neanche per un attimo di essere arrivato. Dovrò continuare a studiare, ad oggi scatto immagini soddisfacenti ed apprezzate da molti, e vituperate da altri. Ovvio, ognuno ha la sua sensibilità. Ho un buon seguito sui social ma non mi interessa. Io sono un fotografo, io voglio dipingere con la luce, voglio ammaestrarla e renderla funzionale a ciò che scatto, voglio emozione, catarsi, esaltazione, interrogativi e tutto ciò che di bello può suscitare una mia foto. E voglio far sì che anche i miei detrattori diventino estimatori. Ovviamente spero di essere conosciuto, prima o poi, ma considero ciò il sogno di un bambino che anela al giocattolo nuovo, anche se, vi assicuro, lavoro come un mulo da soma per realizzarlo. Spero che le persone vogliano possedere una mia opera perchè, attraverso questa, provino emozioni, siano rimescolate come a volte sono smosso io guardando le mie produzioni. Proprio questo atto dello "smuovere" è ciò che conta per me in una fotografia. E quella stessa foto, che magari scuoterà l'intimo del fruitore è il risultato di tutta la mia vita da fotografo, del paradigma che mi sono formato, di ciò che leggo o guardo, dei miei affetti, di ogni singolo respiro che traggo in ogni specifico momento, dei posti dove cammino, di ciò che faccio. Insomma, della mia intera vita. Inizia e finisce tutto lì. A volte i risultati saranno buoni, a volte no, ma l'intento e la persecuzione del mio sogno e del mio percorso stilistico non si vogliono fermare, e non si fermeranno.
Dopodichè il mio rapporto con l'ottava arte si interruppe fino al 2006, tra studio e variegate esperienze giovanili. Poi accadde una cosa: mio nonno era un industriale, con una passione viscerale per la fotografia, macchina (rigorosamente Leica) sempre al collo durante tutti i suoi spostamenti, camera oscura in casa ed una sorta di ossessione. Come risultato ottenne una quantità gigantesca di foto stampate e di negativi, più una discreta collezione di fotocamere di tutti i tipi. Io, nel 2006, per pura curiosità, iniziai a mettere le mani dentro questo archivio ed esaminare quei magnifici oggetti meccanici che erano le fotocamere. Mio padre, per incoraggiare un evidente interesse, anche suo, per la cronaca, mise in una Leica un rullino in bianco e nero e me la lasciò. E, come per incanto, anche io iniziai a girare sempre con la camera al collo e scattare un numero mostruoso di fotografie. Con risultati decisamente nella media, ma io non sono un tipo che ama sguazzare nella mediocrità, io devo migliorare, sempre. Che non significa diventare il più bravo, ma progredire, studiare e ottenere risultati sempre migliori in relazione a me stesso. Da fine 2006, quindi, iniziai a comprare i libri dei grandi fotografi, dei Maestri, il primo, ricordo, fu Cartier-Bresson. Poi, senza seguire un filo logico continuai con Fontana, Liselette Model, Ghirri, Jodice, Berengo Gardin, Egglestone, Walker Evans, Erwitt e tanti altri ancora. Questo mi permise di non focalizzarmi su un singolo stile, ma incorporare inconsciamente nei miei scatti la cifra stilistica di questi fuoriclasse. Per spiegarmi meglio, il mio paradigma mentale non era fissato su uno stile ben definito, ma era un "pastiche" di tutto ciò che avevo letto, e guardato. Inoltre, sono un grande appassionato di arte e cultura in generale, visito mostre di ogni genere appena mi è possibile e anche queste "visioni" hanno contribuito a formare il paradigma di cui sopra. Ho iniziato seriamente con il paesaggio, poichè avevo ricevuto piccole committenze per altrettante piccole riviste. Ma parallelamente portavo avanti la mia ricerca per una fotografia "raffinata", che suscitasse sentimenti di vario genere nelle persone. Nulla di più difficile. La ricerca continua ancora oggi, c'è ancora il paesaggio ma è diventato marginale, ho sbattuto il muso molte volte e continuerò a sbatterlo ma non voglio retrocedere di un millimetro. Ho pubblicato due libri che hanno avuto un discreto successo, ma non ho pensato neanche per un attimo di essere arrivato. Dovrò continuare a studiare, ad oggi scatto immagini soddisfacenti ed apprezzate da molti, e vituperate da altri. Ovvio, ognuno ha la sua sensibilità. Ho un buon seguito sui social ma non mi interessa. Io sono un fotografo, io voglio dipingere con la luce, voglio ammaestrarla e renderla funzionale a ciò che scatto, voglio emozione, catarsi, esaltazione, interrogativi e tutto ciò che di bello può suscitare una mia foto. E voglio far sì che anche i miei detrattori diventino estimatori. Ovviamente spero di essere conosciuto, prima o poi, ma considero ciò il sogno di un bambino che anela al giocattolo nuovo, anche se, vi assicuro, lavoro come un mulo da soma per realizzarlo. Spero che le persone vogliano possedere una mia opera perchè, attraverso questa, provino emozioni, siano rimescolate come a volte sono smosso io guardando le mie produzioni. Proprio questo atto dello "smuovere" è ciò che conta per me in una fotografia. E quella stessa foto, che magari scuoterà l'intimo del fruitore è il risultato di tutta la mia vita da fotografo, del paradigma che mi sono formato, di ciò che leggo o guardo, dei miei affetti, di ogni singolo respiro che traggo in ogni specifico momento, dei posti dove cammino, di ciò che faccio. Insomma, della mia intera vita. Inizia e finisce tutto lì. A volte i risultati saranno buoni, a volte no, ma l'intento e la persecuzione del mio sogno e del mio percorso stilistico non si vogliono fermare, e non si fermeranno.