Alice Mattarozzi (Cremona, 2002) è un’artista visiva che lavora tra scultura, installazione e ricerca concettuale. Dopo il diploma al Liceo Artistico “Antonio Stradivari” di Cremona, prosegue gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. La sua pratica si concentra sulla decostruzione dell’oggetto quotidiano e sulla ridefinizione dello spazio come luogo percettivo ed emotivo. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in spazi come Casa degli Artisti, Fondazione Amleto Bertoni, Palazzo Chigi Zondadari, Teatro India, Satura Palazzo Stella, Palazzo Vidoni e Museo della Permanente. Le sue opere, tra pittura gestuale, scultura e fotografia, indagano i concetti di limite, identità e memoria attraverso un linguaggio diretto e materico, in costante dialogo tra corpo, spazio e vissuto.
Decostruire l’oggetto noto per liberarlo da simboli e funzioni e restituirgli una nuova dimensione estetica, capace di evocare empatia profonda e inconscia. L’opera diventa soglia e portale, svuotata della prevedibilità, e trasforma la scultura da oggetto a processo. Tutto ciò che è creato dall’uomo si fa materia da ripensare, superando limiti simbolici e strutturali. L’oggetto non è più strumento ma presenza autonoma che ridefinisce lo spazio. L’esperienza artistica coinvolge intimamente l’osservatore, chiamato ad abitare uno spazio nuovo, dove interno ed esterno, oggetto e vissuto, si fondono. È una ricerca di connessione primitiva tra opera, corpo e memoria, in una realtà estetica essenziale e senza confini.
Decostruire l’oggetto noto per liberarlo da simboli e funzioni e restituirgli una nuova dimensione estetica, capace di evocare empatia profonda e inconscia. L’opera diventa soglia e portale, svuotata della prevedibilità, e trasforma la scultura da oggetto a processo. Tutto ciò che è creato dall’uomo si fa materia da ripensare, superando limiti simbolici e strutturali. L’oggetto non è più strumento ma presenza autonoma che ridefinisce lo spazio. L’esperienza artistica coinvolge intimamente l’osservatore, chiamato ad abitare uno spazio nuovo, dove interno ed esterno, oggetto e vissuto, si fondono. È una ricerca di connessione primitiva tra opera, corpo e memoria, in una realtà estetica essenziale e senza confini.




