Da architetto arriva all’abito: dimora originaria dell’uomo. Dialoga con i tessuti e le trame. Dialoga con quello che gli abiti dicono. Cerca ciò che esaltano e ciò che proteggono. Cerca nuova vita per i materiali. Nessun riciclo per iuta, organza, gesso, argilla, ma dalla terra una resurrezione. Una nuova vita, una seconda opportunità. La cerca per i pizzi dei suoi antenati e per la scatola di antichi bottoni che custodisce. Trova Alcesti e la sua storia di amore smisurato. Erge il suo corredo. Materiali preziosi e delicati prendono forma e si animano per raccontare il suo viaggio nell’aldilà e il suo ritorno. Sono presenza che si prende la scena nel teatro dei giorni nostri e tenta di vivere attraverso la scultura, di raccontare il viaggio trascendentale di un cuore che dice, e conferma fino alla morte, dalla quale ritorna per non essersi risparmiato: Ti amo da morire.
Una stessa mania opera nel lavoro di Alice Tamburini: la vestizione e il denudamento ultimo, il corredo. Ciò che occorre alla sposa e che soccorre il morto, primizia per l’al di là.
Una stessa mania opera nel lavoro di Alice Tamburini: la vestizione e il denudamento ultimo, il corredo. Ciò che occorre alla sposa e che soccorre il morto, primizia per l’al di là.