"Per me dipingere non è molto diverso da respirare: vitale, rigenerativo, obbligatorio".
La mia esperienza artistica si lega a quell'esigenza, nata negli anni ’80, del ritorno alla pittura e all'opera d'arte come esperienza sensibile. Alcuni momenti dell’arte del ‘900 sono stati per me fonte di ispirazione e luogo di verifica del mio lavoro. Hanno contribuito alla creazione del mio immaginario, del mondo segnico e della palette neo-espressionista del mio fare pittorico.
Saul Steinberg e Lucien Freud sono i miei maestri: dalla linea sottile del primo e dall'immagine forte e reale del secondo traggo continua ispirazione; insieme con lo studio della psicologia dell’arte e della percezione visiva fatto sui saggi di Ernst Gombrich e Luciano Anceschi segnano la mia genesi artistica.
Ciò che mi spinge a dipingere è la bellezza insita nell'intuizione sempre diversa dei meccanismi alchemici che si generano dall'accostamento di forme e colori .
Vivo l'arte come una continua ricerca e sperimentazione di tecniche e materiali. Utilizzo tavole, compensati, reticolati, plastiche, carte per una costruzione quasi da carpenteria delle mie opere. Spesso I fogli schizzati diventano parte integrante del componimento pittorico: ritagli inglobati in una sovrapposizione bulimica di colore, carte, ritagli, fotografie e ancora colore.
Non mi interessa narrare il vero, né descriverne gli accadimenti ma creare luoghi percettivi che risveglino in chi guarda la meraviglia per i meccanismi della rappresentazione della realtà. Quello che mi interessa e disanestetizzare gli ambienti visivi dalla percezione statica e renderli costantemente inediti e vitali
Ciò che mi chiedo quando dipingo è come poter rendere la rappresentazione delle cose in mutamento costante: creare un processo e non una sostanza, questo mi interessa. La visione deve fluire, tanto da rendere impossibile guardarla due volte nello stesso modo.
Per questo le mie opere sono un non-luogo - una sorta di tempio mentale su cui si proiettano ricordi, visioni, sogni - dove forme e figure, dalla fitta trama materica e colorica, definiscono lo spazio e attraggono chi guarda su qualcosa di visto ma non osservato: un altrove emotivo dove ad ogni sguardo tutto ricomincia in una nuova dimensione visiva.
La mia esperienza artistica si lega a quell'esigenza, nata negli anni ’80, del ritorno alla pittura e all'opera d'arte come esperienza sensibile. Alcuni momenti dell’arte del ‘900 sono stati per me fonte di ispirazione e luogo di verifica del mio lavoro. Hanno contribuito alla creazione del mio immaginario, del mondo segnico e della palette neo-espressionista del mio fare pittorico.
Saul Steinberg e Lucien Freud sono i miei maestri: dalla linea sottile del primo e dall'immagine forte e reale del secondo traggo continua ispirazione; insieme con lo studio della psicologia dell’arte e della percezione visiva fatto sui saggi di Ernst Gombrich e Luciano Anceschi segnano la mia genesi artistica.
Ciò che mi spinge a dipingere è la bellezza insita nell'intuizione sempre diversa dei meccanismi alchemici che si generano dall'accostamento di forme e colori .
Vivo l'arte come una continua ricerca e sperimentazione di tecniche e materiali. Utilizzo tavole, compensati, reticolati, plastiche, carte per una costruzione quasi da carpenteria delle mie opere. Spesso I fogli schizzati diventano parte integrante del componimento pittorico: ritagli inglobati in una sovrapposizione bulimica di colore, carte, ritagli, fotografie e ancora colore.
Non mi interessa narrare il vero, né descriverne gli accadimenti ma creare luoghi percettivi che risveglino in chi guarda la meraviglia per i meccanismi della rappresentazione della realtà. Quello che mi interessa e disanestetizzare gli ambienti visivi dalla percezione statica e renderli costantemente inediti e vitali
Ciò che mi chiedo quando dipingo è come poter rendere la rappresentazione delle cose in mutamento costante: creare un processo e non una sostanza, questo mi interessa. La visione deve fluire, tanto da rendere impossibile guardarla due volte nello stesso modo.
Per questo le mie opere sono un non-luogo - una sorta di tempio mentale su cui si proiettano ricordi, visioni, sogni - dove forme e figure, dalla fitta trama materica e colorica, definiscono lo spazio e attraggono chi guarda su qualcosa di visto ma non osservato: un altrove emotivo dove ad ogni sguardo tutto ricomincia in una nuova dimensione visiva.