Christian Zucconi

Scultore
Piacenza
Foto del profilo di Christian Zucconi
Nato nel 1978 a Piacenza, Zucconi intraprende la propria ricerca artistica già dal ’90, quando inizia a frequentare le cave di Carrara. Sono anni in cui lo studio della tecnica e la passione per Michelangelo lo portano a soluzioni estetiche poderose, che saranno protagoniste della prima personale organizzata da Piero Molinari all’Università Cattolica di Piacenza nel 1998.

Nel successivo decennio si impegna nella realizzazione di grandi monumenti pubblici. Summa di questo periodo, la personale del 2007 curata da Alain Toubas nella Pinacoteca del Castello Visconteo di Legnano, dove in piazza San Magno espone la gigantesca Legione.

Da quel momento la scultura monumentale interessa sempre meno a Zucconi, che vira la propria ricerca verso una scultura più intimista basata sull’interpretazione individuale del mito classico ed entrando nel periodo kenoclastico. I risultati di quella «sofferta distruzione, svuotamento e ricostruzione di una scultura (e di se stessi)» vengono presentati da Rudy Chiappini nel 2010 in una personale prodotta da Palazzo Reale nel Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano.

Dopo Edipo e dopo la Cena in Emmaus di cadaveri esposta alla Biennale di Venezia del 2011, sentendo esaurita la vena mitologica e religiosa, senza più filtri si addentra nelle zone d’ombra dell’uomo contemporaneo e, già dalle personali ai Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza a cura di Elena Percivaldi e al Museo dell’Opera del Duomo di Prato a cura di Luca Beatrice, la sua scultura si fa sempre più «brutale e sporca», fino ad arrivare nel 2013 al “periodo delle opere nere” ispirate ai sotterranei dell’Antico Ospedale del Ceppo di Pistoia. In questo denso lasso di tempo collabora con Mustafa Sabbagh a progetti comuni di scultura e videoinstallazione a Oporto (Portogallo) e a Milano in occasione della mostra Hot a cura di Luca Beatrice e, per la cura di Antonio Mancinelli, concepisce l’happening di tre interi giorni Peep-Hole, in cui esplicita meccanismi voyeuristici solitamente tenuti nascosti.

Sentendo il bisogno di ampliare i propri orizzonti estetici, dall’inizio del 2013 stratifica e completa la sua ricerca affiancando alla scultura la performance, il video e la fotografia con il progetto Cenere, presentato per la prima volta al Museo d’Arte Contemporanea del Ticino a cura di Mario Casanova in occasione della mostra Combinations: reflecting on silence.

Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, il drammatico momento storico e una coscienza ecologica sempre più forte lo portano a stravolgere l’idea michelangiolesca di “blocco unico”. È infatti assemblando scarti di lavorazione in grandi blocchi che Zucconi dà inizio al “periodo del Leviatano”, i cui esiti vengono per la prima volta presentati a cura di Emanuele Beluffi in occasione della mostra Leviathan. Con queste ultime opere lo scultore stravolge l’idea michelangiolesca di “blocco unico” per dare espressione, attraverso blocchi formati da “pietre di scarto” e uniti da filo di ferro e ricoperti di cera, alla frammentazione psicologica, sessuale, culturale ed estetica dell’uomo contemporaneo; a una società sempre più violenta, disgregata e confusa.

Nel 2016 concepisce per il gruppo teatrale Kronoteatro dodici sculture da muovere a grandezza naturale per lo spettacolo Cicatrici, presentato nel 2018 alla 46° Biennale di Venezia Teatro.

Dal 2018 il ritorno esclusivo alla scultura in marmo con il progetto in essere Sine Structura, che si propone di indagare il concetto di assenza nel mondo contemporaneo. Partendo dalla rappresentazione di corpi umani di cui resta soltanto l’involucro epidermico, la speculazione si sposta dall’assenza fisica di una struttura interna all’assenza di struttura interiore, riflettendo sulla percezione di vuoto morale, religioso, filosofico ed esistenziale dell’essere umano, assunto come immagine e testo di una macrocosmica implosione. Tutte le opere di Sine Structura come le Sibille e le Madonne sono scolpite in un blocco unico di marmo rosso persiano e ruotano liberamente intorno all’asse d’acciaio che le sostiene.

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