Elias Bertoldo nasce a Schio (VI) nel 1994. Frequenta il Liceo Artistico Arturo Martini della medesima città e nel 2013 si iscrive all'Accademia di Brera per studiare Pittura.
A Milano, si interessa presto alle dinamiche del colore e, in particolare, dei complessi rapporti cromatici che edificano l’immagine strettamente pittorica, osservando continuativamente e analiticamente pittura antica, moderna e contemporanea.
Nel 2014 comincia già a formulare un’ipotesi di espressività individuale con consapevolezza artistica. Da quell’anno comincia a costruire opere pittoriche basate su accordi cromatici specifici, normando significativamente il processo esecutivo e ispessendo il tessuto cromatico.
Dal 2015 principia una serie di lavori che evocano congegni virtuali animati da impulsi luminosi. È il primo risultato di riflessioni sull’essenza della pittura in rapporto all’esperienza odierna che si ha della luce. Nello stesso anno, avvertendo l’urgenza di acquisire immagini digitali della propria opera, avvia un’ulteriore percorso di professionalizzazione nella fotografia. Essendo entusiasta delle possibilità offerte da Adobe Photoshop, approfondisce l’editing fotografico e perviene in poco tempo ai complessi processi di correzione del colore. Le due attività, quella primaria di pittore e quella di fotografo, confluiscono in una visione ampia dell’immagine, contribuendo anche a nuove interpretazioni della pittura stessa e del colore nel digitale.
Consegue nel 2017, a Brera, il Diploma Accademico di Primo Livello in Pittura, discutendo una tesi circoscrivente il linguaggio dei pittori Giuliano Dal Molin, Ignazio Gadaleta, Paolo Iacchetti, Tetsuro Shimizu.
Il 2018 è l’anno in cui viene annoverato tra gli artisti di punti e filamenti di colore nella pittura italiana dal Divisionismo a oggi, un libro di Ignazio Gadaleta concentrato a percorrere affinità teoriche e formali nell’evoluzione della pittura da Giuseppe Pellizza ai nostri giorni.
Nel 2019, sempre all’Accademia di Belle Arti di Brera, consegue il Diploma Accademico di Secondo Livello in Pittura, con una tesi dal titolo: Correzione e Gestione del Colore in Adobe Photoshop per la Riproduzione di Opere d’Arte.
Conduce una ricerca approfondita sulle logiche del vedere nello specifico rapporto alle attuali consuetudini di virtualizzazione dell’immagine. Idea fondante della sua ricerca è la possibilità di coniugare tradizionali strumenti e metodologie della pittura e attuali afferenze immaginative contemporanee non esclusivamente sorgenti dal mondo dell’arte. Nel suo lavoro è essenziale la ricerca di accordi cromo-luministici odierni, concepibili solo artificialmente perché consapevoli delle fluorescenze delle lampade e dei LED dei monitor.
Costante è anche la riflessione sul fare immagine. Secondo tale punto di vista il colore viene “costruito”, cioè definito razionalmente e gradualmente nell’atto del dipingere, tramite molteplici strati sempre calibrati lungo tutta la durata del processo esecutivo. Invariabile è la complessità retinica, sviluppata principalmente attraverso un tessuto pittorico consistente e ulteriormente ampliata dalle innumerevoli interazioni cromatiche che si definiscono durante lo sviluppo e l'osservazione del quadro.
Ultimamente è impegnato nella ricerca di un’uniformità soffusa, perseguita attraverso un colore che rifiuta il contenimento in una struttura geometrica rigida, secondo pure espansioni e contrazioni di luce.
A Milano, si interessa presto alle dinamiche del colore e, in particolare, dei complessi rapporti cromatici che edificano l’immagine strettamente pittorica, osservando continuativamente e analiticamente pittura antica, moderna e contemporanea.
Nel 2014 comincia già a formulare un’ipotesi di espressività individuale con consapevolezza artistica. Da quell’anno comincia a costruire opere pittoriche basate su accordi cromatici specifici, normando significativamente il processo esecutivo e ispessendo il tessuto cromatico.
Dal 2015 principia una serie di lavori che evocano congegni virtuali animati da impulsi luminosi. È il primo risultato di riflessioni sull’essenza della pittura in rapporto all’esperienza odierna che si ha della luce. Nello stesso anno, avvertendo l’urgenza di acquisire immagini digitali della propria opera, avvia un’ulteriore percorso di professionalizzazione nella fotografia. Essendo entusiasta delle possibilità offerte da Adobe Photoshop, approfondisce l’editing fotografico e perviene in poco tempo ai complessi processi di correzione del colore. Le due attività, quella primaria di pittore e quella di fotografo, confluiscono in una visione ampia dell’immagine, contribuendo anche a nuove interpretazioni della pittura stessa e del colore nel digitale.
Consegue nel 2017, a Brera, il Diploma Accademico di Primo Livello in Pittura, discutendo una tesi circoscrivente il linguaggio dei pittori Giuliano Dal Molin, Ignazio Gadaleta, Paolo Iacchetti, Tetsuro Shimizu.
Il 2018 è l’anno in cui viene annoverato tra gli artisti di punti e filamenti di colore nella pittura italiana dal Divisionismo a oggi, un libro di Ignazio Gadaleta concentrato a percorrere affinità teoriche e formali nell’evoluzione della pittura da Giuseppe Pellizza ai nostri giorni.
Nel 2019, sempre all’Accademia di Belle Arti di Brera, consegue il Diploma Accademico di Secondo Livello in Pittura, con una tesi dal titolo: Correzione e Gestione del Colore in Adobe Photoshop per la Riproduzione di Opere d’Arte.
Conduce una ricerca approfondita sulle logiche del vedere nello specifico rapporto alle attuali consuetudini di virtualizzazione dell’immagine. Idea fondante della sua ricerca è la possibilità di coniugare tradizionali strumenti e metodologie della pittura e attuali afferenze immaginative contemporanee non esclusivamente sorgenti dal mondo dell’arte. Nel suo lavoro è essenziale la ricerca di accordi cromo-luministici odierni, concepibili solo artificialmente perché consapevoli delle fluorescenze delle lampade e dei LED dei monitor.
Costante è anche la riflessione sul fare immagine. Secondo tale punto di vista il colore viene “costruito”, cioè definito razionalmente e gradualmente nell’atto del dipingere, tramite molteplici strati sempre calibrati lungo tutta la durata del processo esecutivo. Invariabile è la complessità retinica, sviluppata principalmente attraverso un tessuto pittorico consistente e ulteriormente ampliata dalle innumerevoli interazioni cromatiche che si definiscono durante lo sviluppo e l'osservazione del quadro.
Ultimamente è impegnato nella ricerca di un’uniformità soffusa, perseguita attraverso un colore che rifiuta il contenimento in una struttura geometrica rigida, secondo pure espansioni e contrazioni di luce.