ELISABETTA MAISTRELLO
Proveniente per tradizione familiare dal mondo orafo, in cui ella stessa ha lavorato disegnando gioielli in oro e argento per trent’anni, Elisabetta Maistrello (1971, Padova) si è approcciata inizialmente al mondo dell’arte da autodidatta. Successivamente ha frequentato studi di pittura figurativa e iperrealista, oltre che di scultura, in particolare con i maestri Vincenzo Ursoleo e l’iperrealista Luigi Pellanda, con cui ha affinato la tecnica pittorica e la teoria del colore.
Dal 2017 le opere di Elisabetta Maistrello sono in permanenza presso la Banca Fideuram di Padova e Verona.
Elisabetta Maistrello arriva all’arte dal mondo orafo, un mondo parallelo che l’ha formata al gusto del bello e alla ricerca, insieme, della semplicità, dei pochi tratti essenziali per rendere un’idea. Unendo i consigli dei suoi due maestri in pittura, Vincenzo Ursoleo e l’iperrealista Luigi Pellanda, l’uno che l’ha esortata a seguire l’istinto creativo in modo spontaneo, l’altro che l’ha avviata invece a una formazione tecnica più solida, Elisabetta Maistrello in pochi anni ha sviluppato il suo stile personale, riuscendo a dare forma ai suoi contenuti. Tema preferenziale, il volto di donna, in una sorta di viaggio intorno all’universo femminile per accostarsi, forse, trasversalmente alla sua stessa interiorità. Di Elisabetta Maistrello infatti non ci sono autoritratti, come se tutte le donne, insieme, ne costituissero uno immenso e mai finito: le sue opere come sfaccettature della sua stessa identità.
I visi delle donne ritratte dalla Maistrello a volte sono reali, a volte immaginari, ma in entrambi i casi restituiscono quella vibrazione che li rende umani, nel loro essere unici. I lineamenti sono sempre verosimili e particolari, mai idealizzati in una forma perfetta che ne annulli l’identità. Inizialmente stilizzati, in bilico tra le tonalità essenziali del rosso, del bianco e del nero, i volti di Elisabetta Maistrello con il tempo hanno acquisito la variante cromatica come cifra stilistica forte. L’importanza del colore è dichiarata nel nome stesso che la Maistrello ha scelto per il suo stile pittorico, “Eccentrismo cromatico”, espressione che unisce la spinta centrifuga delle pennellate alla potenza del colore.
Le pennellate sono brevi e spesse, spesso materiche, e sembrano richiamare su larga scala i colpi delicati del cesello, strumento che la Maistrello ha usato nella sua carriera precedente di orafa dell’oro e dell’argento. Elisabetta Maistrello, figlia d’arte, ha tradotto nel campo pittorico le caratteristiche di quest’arte millenaria trasformando il cesello nel pennello fine che incide e scava il nero degli occhi, e lasciando al bianco, che sembra emergere in rilievo, il compito di donare luce allo sguardo e all’intera figura. Con gesto rapido e in modo istintivo, l’artista applica tocchi di colore sulla tela, dando forma all’informe. Qui non c’è bisogno di linee di contorno, se non di quelle appena accennate che costituiscono l’ombra del viso. Poi il volume si crea da sé. Il colore è sfatto, senza forma, pastoso e tenace sulla tela, ma tenuto insieme da una forza che lo costringe in forma e lo fa emergere dallo sfondo monocromo, per lo più chiaro, che si intravede sotto e dietro la figura come un colore aggiuntivo.
La Maistrello sembra aver appreso istintivamente la lezione dei coloristi veneti che, contrapponendosi al disegno, ricreavano la forma dalla luce e dai pigmenti. Usando colori complementari adiacenti, passando attraverso la scomposizione del prisma ottico applicata dal pointillisme e la ricomposizione espressionista in abbinamenti di colore accesi e contrastanti, Elisabetta Maistrello dona alle sue donne, con la sua tecnica particolare, la luce radiosa di un gioiello.
Proveniente per tradizione familiare dal mondo orafo, in cui ella stessa ha lavorato disegnando gioielli in oro e argento per trent’anni, Elisabetta Maistrello (1971, Padova) si è approcciata inizialmente al mondo dell’arte da autodidatta. Successivamente ha frequentato studi di pittura figurativa e iperrealista, oltre che di scultura, in particolare con i maestri Vincenzo Ursoleo e l’iperrealista Luigi Pellanda, con cui ha affinato la tecnica pittorica e la teoria del colore.
Dal 2017 le opere di Elisabetta Maistrello sono in permanenza presso la Banca Fideuram di Padova e Verona.
Elisabetta Maistrello arriva all’arte dal mondo orafo, un mondo parallelo che l’ha formata al gusto del bello e alla ricerca, insieme, della semplicità, dei pochi tratti essenziali per rendere un’idea. Unendo i consigli dei suoi due maestri in pittura, Vincenzo Ursoleo e l’iperrealista Luigi Pellanda, l’uno che l’ha esortata a seguire l’istinto creativo in modo spontaneo, l’altro che l’ha avviata invece a una formazione tecnica più solida, Elisabetta Maistrello in pochi anni ha sviluppato il suo stile personale, riuscendo a dare forma ai suoi contenuti. Tema preferenziale, il volto di donna, in una sorta di viaggio intorno all’universo femminile per accostarsi, forse, trasversalmente alla sua stessa interiorità. Di Elisabetta Maistrello infatti non ci sono autoritratti, come se tutte le donne, insieme, ne costituissero uno immenso e mai finito: le sue opere come sfaccettature della sua stessa identità.
I visi delle donne ritratte dalla Maistrello a volte sono reali, a volte immaginari, ma in entrambi i casi restituiscono quella vibrazione che li rende umani, nel loro essere unici. I lineamenti sono sempre verosimili e particolari, mai idealizzati in una forma perfetta che ne annulli l’identità. Inizialmente stilizzati, in bilico tra le tonalità essenziali del rosso, del bianco e del nero, i volti di Elisabetta Maistrello con il tempo hanno acquisito la variante cromatica come cifra stilistica forte. L’importanza del colore è dichiarata nel nome stesso che la Maistrello ha scelto per il suo stile pittorico, “Eccentrismo cromatico”, espressione che unisce la spinta centrifuga delle pennellate alla potenza del colore.
Le pennellate sono brevi e spesse, spesso materiche, e sembrano richiamare su larga scala i colpi delicati del cesello, strumento che la Maistrello ha usato nella sua carriera precedente di orafa dell’oro e dell’argento. Elisabetta Maistrello, figlia d’arte, ha tradotto nel campo pittorico le caratteristiche di quest’arte millenaria trasformando il cesello nel pennello fine che incide e scava il nero degli occhi, e lasciando al bianco, che sembra emergere in rilievo, il compito di donare luce allo sguardo e all’intera figura. Con gesto rapido e in modo istintivo, l’artista applica tocchi di colore sulla tela, dando forma all’informe. Qui non c’è bisogno di linee di contorno, se non di quelle appena accennate che costituiscono l’ombra del viso. Poi il volume si crea da sé. Il colore è sfatto, senza forma, pastoso e tenace sulla tela, ma tenuto insieme da una forza che lo costringe in forma e lo fa emergere dallo sfondo monocromo, per lo più chiaro, che si intravede sotto e dietro la figura come un colore aggiuntivo.
La Maistrello sembra aver appreso istintivamente la lezione dei coloristi veneti che, contrapponendosi al disegno, ricreavano la forma dalla luce e dai pigmenti. Usando colori complementari adiacenti, passando attraverso la scomposizione del prisma ottico applicata dal pointillisme e la ricomposizione espressionista in abbinamenti di colore accesi e contrastanti, Elisabetta Maistrello dona alle sue donne, con la sua tecnica particolare, la luce radiosa di un gioiello.