Alina Vergnano (Torino, 1989) vive e lavora a Göteborg, Svezia. Il suo lavoro è stato esibito in mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Mostre recenti includono Gallery Thomassen (SE), Stene Projects (SE), Galleria Renata Fabbri (IT), Cabinet Studiolo (IT) e S.P.G. Gallery (SE).
STATEMENT DELL' ARTISTA
La mia pratica artistica investiga l’interiorità e la coscienza umana nelle sue diverse manifestazioni, come emozioni, memorie o desideri, e ne esplora la natura transitoria e mutevole. La figura umana è centrale nel mio lavoro che però si colloca in quello spazio liminale tra figurazione e astrazione, dove il corpo può essere chiaramente leggibile oppure ridotto ad una semplice traccia o segno.
Il mio lavoro origina dal disegno e ne vuole investigare la relazione con la pittura, la scultura e l’ installazione con l’ obbiettivo di amplificarne le capacità espressive, mettendone in discussione i confini e le forme. Il segno, nella sua immediatezza diventa strumento per dare forma a soggetti intangibili, parte di una realtà Bergsoniana in continuo e costante cambiamento.
Nelle opere - su carta, tela o ceramica - non è mai presente una narrativa chiara ma, piuttosto, in esse momenti separati nel tempo si trovano a convergere su una superficie bidimensionale della tela, dove la complessità concettuale è apparentemente semplificata nel segno grafico proprio del disegno. Le figure sono intrecciate, rappresentate mentre si dissolvono l’una nell’altra, fondendosi nelle reciproche complessità e contingenze, oppure in fuga, dal tempo o dalla realtà, ma mai da se stesse.
STATEMENT DELL' ARTISTA
La mia pratica artistica investiga l’interiorità e la coscienza umana nelle sue diverse manifestazioni, come emozioni, memorie o desideri, e ne esplora la natura transitoria e mutevole. La figura umana è centrale nel mio lavoro che però si colloca in quello spazio liminale tra figurazione e astrazione, dove il corpo può essere chiaramente leggibile oppure ridotto ad una semplice traccia o segno.
Il mio lavoro origina dal disegno e ne vuole investigare la relazione con la pittura, la scultura e l’ installazione con l’ obbiettivo di amplificarne le capacità espressive, mettendone in discussione i confini e le forme. Il segno, nella sua immediatezza diventa strumento per dare forma a soggetti intangibili, parte di una realtà Bergsoniana in continuo e costante cambiamento.
Nelle opere - su carta, tela o ceramica - non è mai presente una narrativa chiara ma, piuttosto, in esse momenti separati nel tempo si trovano a convergere su una superficie bidimensionale della tela, dove la complessità concettuale è apparentemente semplificata nel segno grafico proprio del disegno. Le figure sono intrecciate, rappresentate mentre si dissolvono l’una nell’altra, fondendosi nelle reciproche complessità e contingenze, oppure in fuga, dal tempo o dalla realtà, ma mai da se stesse.