All’inizio era il verbo; poi venne l’arte visiva.
Tramite il gioco e l’ironia accedo ed accendo nuove visioni e prospettive del reale.
Uso l’arte come grimaldello per scardinare “il finito” – il già definito - in favore di altre possibilità di sguardo e percezione.
Dapprima ho usato la parola (narrativa e teatro). Poi, nelle scarpe, ho scoperto dei volti; con le carte da poker ho scolpito il vento; con la pastasciutta ho cucinato i disegni che a matita non saprei fare; e anziché cercare forme nelle nuvole, ho fotografato l’universo negli scarti dei marciapiedi. Ora sto riempiendo il mondo di sculture inconsistenti.
A prescindere che usi la parola, le scarpe, la pasta o la fotografia, adotto uno sguardo obliquo intriso di spirito ludico e leggerezza apparente.
Fra i miei obbiettivi c'è quello di diventare il più grande scultore del mondo. L'aspetto più difficile è diventarlo senza che nel mondo vi sia una sola mia scultura... Ma è un obbiettivo alla mia portata (nel video OAS in Paris si evince il come).
Fabio Bix
Tramite il gioco e l’ironia accedo ed accendo nuove visioni e prospettive del reale.
Uso l’arte come grimaldello per scardinare “il finito” – il già definito - in favore di altre possibilità di sguardo e percezione.
Dapprima ho usato la parola (narrativa e teatro). Poi, nelle scarpe, ho scoperto dei volti; con le carte da poker ho scolpito il vento; con la pastasciutta ho cucinato i disegni che a matita non saprei fare; e anziché cercare forme nelle nuvole, ho fotografato l’universo negli scarti dei marciapiedi. Ora sto riempiendo il mondo di sculture inconsistenti.
A prescindere che usi la parola, le scarpe, la pasta o la fotografia, adotto uno sguardo obliquo intriso di spirito ludico e leggerezza apparente.
Fra i miei obbiettivi c'è quello di diventare il più grande scultore del mondo. L'aspetto più difficile è diventarlo senza che nel mondo vi sia una sola mia scultura... Ma è un obbiettivo alla mia portata (nel video OAS in Paris si evince il come).
Fabio Bix