Il mio lavoro è una tappa di un percorso, interrotto e ripreso, attorno alla specificità della pittura, alla sua fragile resilienza, al suo contaminarsi con altre sfere disciplinari.
Un lavoro che si fonda sulla pittura, anche quando sembra discostarsene o la relega ad interventi minimi, indagandone i percorsi sempre pericolosamente vicini al confine della obsolescenza.
Fin dal periodo degli studi accademici e negli anni immediatamente seguenti, ho cercato di coniugare la rivisitazione di temi iconografici o letterari appartenenti alla tradizione pittorica del passato, con una sensibilità di derivazione moderna e una ricerca più ampia sul trascorrere del tempo, non solo storico, ma anche esistenziale e biologico. L’interesse per i vecchi intonaci con concrezioni di muschi e licheni, trasformati dal degrado in impareggiabili superfici di “pittura” materica, appartiene a quel periodo e resterà come cifra distintiva di una sensibilità orientata ad una riflessione trasversale sulla ciclicità della vita.
Nonostante le vicende personali mi abbiano allontanato dalla pratica artistica per lunghissimo tempo, un gap emotivamente mai colmato, ma mai considerato definitivo, in un periodo relativamente recente ho ripreso la pratica artistica come risposta ad un’esigenza personale, caratterizzata in questa fase da una forma di progettualità fluida.
Una condizione che offre la libertà di intraprendere percorsi anche in territori ufficialmente considerati anacronistici: vere e proprie “riserve” di un’operatività in estinzione come quello della pittura dal vero o della manualità artigianale.
Una sorta di sperimentalismo ribaltato che attraversa l’esperienza pittorica, ricercandovi il retaggio evoluto di quell’impulso primordiale ad imprimere un segno sulla materia.
La presenza concreta di un segno, che sfugga all’oblio a cui potrebbero essere destinate le luminose epifanie del digitale ma, al tempo stesso, presenza fragile esposta alle insidie degli eventi naturali, al gesto iconoclasta, all’incuria e al trascorrere del tempo.
L’incontro stesso tra l’uomo e il mondo, scandito da momenti reali ma fragili, in bilico tra un passato che li condiziona ed un futuro che li sostituirà.
Un lavoro che si fonda sulla pittura, anche quando sembra discostarsene o la relega ad interventi minimi, indagandone i percorsi sempre pericolosamente vicini al confine della obsolescenza.
Fin dal periodo degli studi accademici e negli anni immediatamente seguenti, ho cercato di coniugare la rivisitazione di temi iconografici o letterari appartenenti alla tradizione pittorica del passato, con una sensibilità di derivazione moderna e una ricerca più ampia sul trascorrere del tempo, non solo storico, ma anche esistenziale e biologico. L’interesse per i vecchi intonaci con concrezioni di muschi e licheni, trasformati dal degrado in impareggiabili superfici di “pittura” materica, appartiene a quel periodo e resterà come cifra distintiva di una sensibilità orientata ad una riflessione trasversale sulla ciclicità della vita.
Nonostante le vicende personali mi abbiano allontanato dalla pratica artistica per lunghissimo tempo, un gap emotivamente mai colmato, ma mai considerato definitivo, in un periodo relativamente recente ho ripreso la pratica artistica come risposta ad un’esigenza personale, caratterizzata in questa fase da una forma di progettualità fluida.
Una condizione che offre la libertà di intraprendere percorsi anche in territori ufficialmente considerati anacronistici: vere e proprie “riserve” di un’operatività in estinzione come quello della pittura dal vero o della manualità artigianale.
Una sorta di sperimentalismo ribaltato che attraversa l’esperienza pittorica, ricercandovi il retaggio evoluto di quell’impulso primordiale ad imprimere un segno sulla materia.
La presenza concreta di un segno, che sfugga all’oblio a cui potrebbero essere destinate le luminose epifanie del digitale ma, al tempo stesso, presenza fragile esposta alle insidie degli eventi naturali, al gesto iconoclasta, all’incuria e al trascorrere del tempo.
L’incontro stesso tra l’uomo e il mondo, scandito da momenti reali ma fragili, in bilico tra un passato che li condiziona ed un futuro che li sostituirà.
