FRANCESCA ROSSI è un’artista esordiente con un grande amore per l’arte e l’architettura.
Nata a Milano nel 1993, dopo aver frequentato il Liceo Artistico si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 2019, proseguendo con l'abilitazione professionale nel 2020.
Nel 2019 fonda IN.FRA.ROSSI.STUDIO.
Caratterizzati da un’ironia pungente e irriverente, i collage digitali di Francesca Rossi, colpiscono da subito per la loro inquietante bellezza ed estetica retrò. Gli universi ideati dall’artista esortano lo spettatore a riflettere sulla sua esistenza con annesse tutte le paure che caratterizzano la contemporaneità.
Rossi da vita a mondi che non esistono ancora, o forse si, perché se ad una prima lettura questi lavori sembrano volerci trasportare in distopie o visioni utopiche, ad un’analisi più accurata, comprendiamo che gli universi che ci troviamo davanti sono definiti da stereotipi, costrizioni sociali, libertà negate, manipolazione mentale e molti altri demoni della nostra società.
La figura umana, spesso ignara del suo tragico destino e persa nelle contraddizioni quotidiane, è centrale nelle opere dell’artista.
È seducente quanto destabilizzante trovarsi di fronte ai mondi quasi totalmente in bianco e nero creati dall’artista che, fin da giovanissima, ha sempre visto l’arte come un mezzo per una continua introspezione del mondo, non a caso le è cara la frase ART IS THE WEAPON. L’arte per Francesca Rossi è portatrice di critica, un mezzo per parlare del presene. Il termine più adatto per esprimere questo tipo di tensione artistica è sicuramente “Artivism”,che in italiano tradurremmo come“Artivismo”, due vocaboli che sembrano essere nati per convivere.
Nelle opere dell’artista l’arte diventa così un’incredibile cassa di risonanza per porre l’attenzione sui problemi contemporanei e per far riflettere sulla condizione umana.
Il suo primo collage prende vita nel 2017 e ha come soggetto principale ilPadiglione dei Paesi Nordici dell’architetto Sverre Fehn, edificio situato nei Giardini della Biennale a Venezia.
L’elemento architettonico così freddo e nordico nelle sue tinte e linee pulite viene invaso dal calore e dalla frenesia degli animali selvatici e da una rigogliosa vegetazione che impossessandosene lo trasforma in una vera e propria giungla. Una contrapposizione evidente che però mette in luce come elementi così distanti tra loro possano vivere in una simbiosi perfetta.
Testo di Rebecca Piva
MOSTRE:
"Art is the Weapon", CIE contemporary, Milano, Italia, 2023.
Nata a Milano nel 1993, dopo aver frequentato il Liceo Artistico si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 2019, proseguendo con l'abilitazione professionale nel 2020.
Nel 2019 fonda IN.FRA.ROSSI.STUDIO.
Caratterizzati da un’ironia pungente e irriverente, i collage digitali di Francesca Rossi, colpiscono da subito per la loro inquietante bellezza ed estetica retrò. Gli universi ideati dall’artista esortano lo spettatore a riflettere sulla sua esistenza con annesse tutte le paure che caratterizzano la contemporaneità.
Rossi da vita a mondi che non esistono ancora, o forse si, perché se ad una prima lettura questi lavori sembrano volerci trasportare in distopie o visioni utopiche, ad un’analisi più accurata, comprendiamo che gli universi che ci troviamo davanti sono definiti da stereotipi, costrizioni sociali, libertà negate, manipolazione mentale e molti altri demoni della nostra società.
La figura umana, spesso ignara del suo tragico destino e persa nelle contraddizioni quotidiane, è centrale nelle opere dell’artista.
È seducente quanto destabilizzante trovarsi di fronte ai mondi quasi totalmente in bianco e nero creati dall’artista che, fin da giovanissima, ha sempre visto l’arte come un mezzo per una continua introspezione del mondo, non a caso le è cara la frase ART IS THE WEAPON. L’arte per Francesca Rossi è portatrice di critica, un mezzo per parlare del presene. Il termine più adatto per esprimere questo tipo di tensione artistica è sicuramente “Artivism”,che in italiano tradurremmo come“Artivismo”, due vocaboli che sembrano essere nati per convivere.
Nelle opere dell’artista l’arte diventa così un’incredibile cassa di risonanza per porre l’attenzione sui problemi contemporanei e per far riflettere sulla condizione umana.
Il suo primo collage prende vita nel 2017 e ha come soggetto principale ilPadiglione dei Paesi Nordici dell’architetto Sverre Fehn, edificio situato nei Giardini della Biennale a Venezia.
L’elemento architettonico così freddo e nordico nelle sue tinte e linee pulite viene invaso dal calore e dalla frenesia degli animali selvatici e da una rigogliosa vegetazione che impossessandosene lo trasforma in una vera e propria giungla. Una contrapposizione evidente che però mette in luce come elementi così distanti tra loro possano vivere in una simbiosi perfetta.
Testo di Rebecca Piva
MOSTRE:
"Art is the Weapon", CIE contemporary, Milano, Italia, 2023.