Crea alchimie astratte nelle quali la materia, ed i suoi processi trasformativi, esprimono stati d’animo altrimenti repressi. Mescola, quindi, sperimentazione, tecnica, introspezione, e terapia, con acrilici, polveri di metallo, reagenti chimici, e resina. Così come non si invia, e non si condivide, una lettera indirizzata all’io (o a Dio) – la cui potenza catartica, per altro, pienamente si raggiunge nella sola stesura – gelosa della sua intimità analitica, non mostra la sua opera. Non fino ad oggi, quanto meno.








