tele dipinte a penna e china nera su sfondi ad acrilico o acquerello giallo. Rappresentano il prodotto del momento più scuro della mia vita
Ho avuto la fortuna di crescere in una zona boschiva ricca di risorgive, e il contatto quotidiano con la terra ha alimentato la mia sensibilità e la mia vena artistica giorno dopo giorno. Avevo sempre sotto gli occhi l'esempio primo della creazione, quello della natura. E' stata la natura la mia prima maestra, non solo perché mi ha trasmesso questo desiderio di creare in continuazione, ma anche perché, senza dir parola, mi dava risposte a domande che ancora non mi facevo. I bambini conoscono benissimo loro stessi, e sanno quel che vogliono. Nei pomeriggi della mia infanzia, portavo la mia piccola scrivania pieghevole vicino al laghetto. Prima facevo i compiti, e se c’era qualche tema da svolgere ero contentissima, e riempivo pagine del quadernetto senza sosta, senza preoccuparmi di scarabocchiare o di fare le orecchie alle pagine; alla fine la maestra mi scriveva sempre con la penna rossa commenti come bravissima o superbrava e mi disegnava un sacco di cuoricini, e io mi sentivo orgogliosa di portare ai miei genitori quei riscontri. Poi alzavo il piano di appoggio e compariva una lavagnetta sulla quale ho consumato migliaia di gessetti in disegni sempre nuovi. Se la terra del campo era arata, raccoglievo l’argilla e plasmavo statuine. Me ne stavo ore ad osservare l’acqua, e in terza elementare ho vinto il mio primo premio ad un concorso di disegno con tema “il fiume” a cui mi iscrisse la maestra. Potrei dire quindi di essermi scoperta artista da piccola, ma quella stessa natura mi insegnava anche che nascondersi è preferibile, perché non espone a giudizi, e mi sono illusa che le strade giuste per me sarebbero dovuto essere altre, più anonime e socialmente più accettabili di percorsi artistici che consideravo meri passatempi. Mi sono voluti trent'anni per riconoscermi ed accettarmi. La mia vita ora è un'esplorazione continua di ogni forma artistica. Le tecniche e le tematiche sono sempre in continua evoluzione e trasformazione. Nel periodo del lutto, la mia arte figurativa ha descritto vari angoli del boschetto della mia infanzia. Le immagini uscivano utilizzando solo la penna nera su sfondi 50 x 70 che dipingevo di giallo utilizzando a volte gli acquerelli, a volte gli smalti, a volte gli acrilici, a volte gli spray. La mia prima serie di lavori è compresa nella collezione “Black Inks”. Passato il periodo più buio, ho cercato la pace negli abissi dell’oceano, ed è nata così la mia collezione “Submerged Worlds” che ho lavorato soprattutto con colori ad olio. Parallelamente poi ad un percorso di studio delle discipline olistiche all’ A.Mi. University, è nata la collezione “Shamanic Art”, uno sguardo su altre dimensioni, sulla quale ho sperimentato gli acrilici, i fluo, le lampade UV. Per la Collezione “Electric Art” ho utilizzato gli scarti di produzione industriale della ditta presso cui lavoro ogni giorno, e per cristallizzarli sulla tela ho trovato un materiale formidabile come la resina epossidica. La mia arte è sempre istintiva. Creo in maniera assolutamente spontanea, cerco continuamente nuove tecniche, nuovi materiali, nuovi colori, nuovi mezzi espressivi; adoro pasticciare e sperimentare. Seguo sempre l’estro; ci sono giorni in cui preferisco scrivere, altri in cui dipingo, altri in cui cerco di imparare a suonare qualche strumento musicale, altri in cui non riesco a fare niente, altri in cui non ho voglia di fare niente, altri in cui mi impegno anche troppo seriamente in attività assurde; comunque sia, ogni momento regalato all’arte rappresenta un volo magico, ora che ho i capelli bianchi, come allora, quando la mia testa era un groviglio riccio e spettinato.