opera
2017-2018 LOLICON LES DEMOISELLES ONLINE serie fotografica
categoria | Fotografia |
soggetto | Nudo |
tags | digital art , nude |
base | 100 cm |
altezza | 70 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2017 |
2017-2018 LOLICON LES DEMOISELLES ONLINE serie fotografica
Lolicon è una serie di oltre 100 immagini, prelevate dalle video-chat erotiche presenti sul web, e trasfigurate con una post produzione digitale.
DALLA PRESENTAZIONE DELL’AUTORE
“Lolicon è una parola-macedonia giapponese, abbreviazione di Lolita complex. Deriva dal libro di Vladimir Nabokov, Lolita. In Giappone, il termine descrive l'attrazione per le giovani ragazze o l'individuo che prova tale attrazione. Al di fuori del Giappone, invece, il termine è meno comune e viene riferito ad un genere di manga e anime dove sono presenti personaggi femminili dall'aspetto fanciullesco, soprattutto se dipinti in maniera erotica. L’espressione "Lolicon" molto spesso viene usata anche per indicare uno stile di disegno caratterizzato da tratti dolci e arrotondati.”
Oggi le stanze private del desiderio non sono squallidi bordelli, o lussuosi club privè, ma le camere delle lolicon, i loro appartamenti medio borghesi, trasformati in mini set casalinghi, sullo sfondo di divani Ikea, letti in ordine o cucine ben rassettate.
Le chat-girl dell’era web si sostituiscono alle prostitute americane di Bellocq, alle passeggiatrici parigine di Brassaï, alle amiche in fiore di Lewis Carroll. Le giovani lolite in versione domestica si offrono online complete di webcam, sono autrici e attrici delle loro inquadrature un po’ sghembe.
Tutto il repertorio mimico della sessualità a pagamento sfila ripetuto all’infinito, giorno dopo giorno, ragazza dopo ragazza, senza distinzioni di provenienza geografica.
Le figurine colorate si agitano sotto luci spesso piatte e improvvisate, per lo sguardo smaliziato di un popolo di hooligans online che tifa le prodezze delle sue beniamine erotiche.
Le lolicon sono madonne blasfeme, dee indù, cenerentole lascive, biancaneve disneyane, bambole gonfiabili, manga orientali, carni baconiane, deformità picassiane, ectoplasmi futuristi; immaginette sacrileghe che rimandano ai nudi distorti dagli specchi di Kertész o dal fisheye di Bill Brandt.
Sono le innocue icone di una sessualità non più clandestina e trasgressiva, ma globalizzata e condivisa. Eroine virtuali di un erotismo a portata di click.
Lolicon è una serie di oltre 100 immagini, prelevate dalle video-chat erotiche presenti sul web, e trasfigurate con una post produzione digitale.
DALLA PRESENTAZIONE DELL’AUTORE
“Lolicon è una parola-macedonia giapponese, abbreviazione di Lolita complex. Deriva dal libro di Vladimir Nabokov, Lolita. In Giappone, il termine descrive l'attrazione per le giovani ragazze o l'individuo che prova tale attrazione. Al di fuori del Giappone, invece, il termine è meno comune e viene riferito ad un genere di manga e anime dove sono presenti personaggi femminili dall'aspetto fanciullesco, soprattutto se dipinti in maniera erotica. L’espressione "Lolicon" molto spesso viene usata anche per indicare uno stile di disegno caratterizzato da tratti dolci e arrotondati.”
Oggi le stanze private del desiderio non sono squallidi bordelli, o lussuosi club privè, ma le camere delle lolicon, i loro appartamenti medio borghesi, trasformati in mini set casalinghi, sullo sfondo di divani Ikea, letti in ordine o cucine ben rassettate.
Le chat-girl dell’era web si sostituiscono alle prostitute americane di Bellocq, alle passeggiatrici parigine di Brassaï, alle amiche in fiore di Lewis Carroll. Le giovani lolite in versione domestica si offrono online complete di webcam, sono autrici e attrici delle loro inquadrature un po’ sghembe.
Tutto il repertorio mimico della sessualità a pagamento sfila ripetuto all’infinito, giorno dopo giorno, ragazza dopo ragazza, senza distinzioni di provenienza geografica.
Le figurine colorate si agitano sotto luci spesso piatte e improvvisate, per lo sguardo smaliziato di un popolo di hooligans online che tifa le prodezze delle sue beniamine erotiche.
Le lolicon sono madonne blasfeme, dee indù, cenerentole lascive, biancaneve disneyane, bambole gonfiabili, manga orientali, carni baconiane, deformità picassiane, ectoplasmi futuristi; immaginette sacrileghe che rimandano ai nudi distorti dagli specchi di Kertész o dal fisheye di Bill Brandt.
Sono le innocue icone di una sessualità non più clandestina e trasgressiva, ma globalizzata e condivisa. Eroine virtuali di un erotismo a portata di click.