opera
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categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale, Natura |
tags | |
base | 450 cm |
altezza | 250 cm |
profondità | 8 cm |
anno | 2022 |
Questo progetto intende riflettere sulla scissione che l’uomo ha fatto tra tempo antropologico e tempo geologico durante l’era chiamata Antropocene (in cui l’umanità è diventata un agente geologico, una forza trasformatrice cieca a sé stessa, un vettore autodistruttivo).
Dimenticarsi della connessione che abbiamo in quanto specie con la natura e il tempo ad essa legato, ha contribuito all’avanzare del cambiamento climatico.
Chakrabarty sostiene che la crisi climatica sia un wicked problem, uno di quei problemi cioè che siamo in grado di diagnosticare ma non di risolvere una volta per tutte e in modo razionale, poiché i cambiamenti indotti dalle attività umane mettono in crisi le nostre coordinate di comprensione storica, facendo franare le mura di separazione tra storia naturale e storia umana. Ci obbliga perciò a pensare contemporaneamente su più scale temporali.
Ho raccolto per le strade bottiglie di alcoolici abbandonate, spesso frutto di una paralisi del pensiero umano in nome di un’istante di sospensione temporale. Le ho frantumate vivendo quello che è il percorso di rottura come reiterazione. Cercando di concretizzare il dramma del trascinarsi umano.
L’ Opera strutturata su più livelli e substrati ha la volontà di scattare una fotografia 3d di una condizione in cui non sta avvenendo niente, è paralizzata.
Così ho riempito queste finestre, acquari, specchi del mondo.
Ho creato un percorso interrotto, una successione di riempimento in cui il fruitore guardandosi nell’unico vuoto fa una scelta.
Materiali: Vetro interno e vetrate riciclate, alluminio e silicone nero
Dimenticarsi della connessione che abbiamo in quanto specie con la natura e il tempo ad essa legato, ha contribuito all’avanzare del cambiamento climatico.
Chakrabarty sostiene che la crisi climatica sia un wicked problem, uno di quei problemi cioè che siamo in grado di diagnosticare ma non di risolvere una volta per tutte e in modo razionale, poiché i cambiamenti indotti dalle attività umane mettono in crisi le nostre coordinate di comprensione storica, facendo franare le mura di separazione tra storia naturale e storia umana. Ci obbliga perciò a pensare contemporaneamente su più scale temporali.
Ho raccolto per le strade bottiglie di alcoolici abbandonate, spesso frutto di una paralisi del pensiero umano in nome di un’istante di sospensione temporale. Le ho frantumate vivendo quello che è il percorso di rottura come reiterazione. Cercando di concretizzare il dramma del trascinarsi umano.
L’ Opera strutturata su più livelli e substrati ha la volontà di scattare una fotografia 3d di una condizione in cui non sta avvenendo niente, è paralizzata.
Così ho riempito queste finestre, acquari, specchi del mondo.
Ho creato un percorso interrotto, una successione di riempimento in cui il fruitore guardandosi nell’unico vuoto fa una scelta.
Materiali: Vetro interno e vetrate riciclate, alluminio e silicone nero