opera
Amo la natura, a modo mio. Albero 1
categoria | Scultura |
soggetto | Natura, Astratto |
tags | wood, legno, nature, natura |
base | 50 cm |
altezza | 154 cm |
profondità | 45 cm |
anno | 2013 |
Legno di noce, barra filettata, rondelle, dadi
Opera unica
Amo la natura, a modo mio
Amo la natura, la amo quando è docile, quando è facile amarla. Ma se c’è da fare qualche sforzo, o meglio se c’è da cambiare, o ancora se devo ridimensionarmi… Sto con lei, certo, ma è lei che deve piegarsi al mio volere. Non viceversa. Dopotutto, questo è il tempo in cui si picchia la compagna perché la si ama troppo. Il titolo non è casuale, la parola amore non è casuale. Come non lo è l’aggettivo determinativo possessivo mio. Amore e forzature vivono insieme in queste opere, si intrecciano come le fibre del legno. C’è una natura che è madre di vita e ci sta lanciando un grido di sopravvivenza che noi ascoltiamo, ma poi non mettiamo in pratica. Perché è scomodo. Perché in bici ci vado se non piove. Perché la luce la spengo, ma non sempre. Perché i prodotti Bio li prendo, se sono in offerta. E la differenziata la faccio, ma che fatica dividere tutto. Ecco, amare a modo nostro è semplicemente, umanamente, questo. Sussurrare parole dolci mentre stiamo apparecchiando un futuro amaro. In queste opere io regalo nuova vita a ciò che non è più vitale. Creando una struttura che non gli appartiene e inserendo corpi estranei, restituisco un elemento naturale che non è più tale. È modificato a mio piacimento, proprio come il mio amore per lei. Che poi io la amo davvero la natura. Gli alberi, il legno, le storie silenziose che racconta. La mia ricerca parte dalla scelta del fusto – o di quel che ne rimane – da cui raccogliere messaggi e pulsioni intime che comunicano la forza naturale di antiche saggezze. Seguire intrecci clorofilliani, studiare i nodi, ascoltare ciò che anelli di stagioni sanno raccontare, accarezzare la superficie calda, sentire il profumo che l’essenza legnosa regala è solo l’inizio. Poi scomporre e ricomporre, per dare nuova vita a quello che era solo un tronco morto. Ce la faccio? Forse. Restituisco una nuova lettura? Lo spero. Ma intanto questi pezzi di legno, natura non lo saranno più. Così come i nostri goffi sforzi d’amore, nel provare a ridare vita a un pianeta che di vita ne ha sempre meno.
Amo la natura, a modo mio. Albero 1
In questa scultura chiamata "Albero 1", il tronco di noce è stato tagliato longitudinalmente e uno dei due segmenti è stato ruotato di 180 gradi lungo la sua lunghezza. Successivamente, le due parti sono state riunite, mantenute separate grazie all'utilizzo di due barre filettate, creando così una nuova pianta. La curvatura naturale del tronco, ora ribaltata in una delle due parti, crea una struttura che sembra muoversi mentre ci muoviamo intorno ad essa. Questa opera ci presenta una riflessione profonda sul tema della natura che spesso affermiamo di amare, ma che poi, per comodità, pigrizia o interesse personale, non rispettiamo pienamente: una metà dell'albero rappresenta ciò che diciamo o dichiariamo, mentre l'altra metà, ribaltata, rappresenta ciò che effettivamente facciamo o realizziamo. L'installazione sottolinea la discordanza tra le nostre parole e le nostre azioni, mettendo in evidenza l'ipocrisia o la mancanza di coerenza tra ciò che professiamo e ciò che realmente mettiamo in atto. Ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità nel rispetto e nella tutela dell'ambiente, e ci sprona a tradurre in azioni concrete i nostri sentimenti di amore e apprezzamento per la natura. Attraverso il movimento percettibile della struttura, l'opera ci invita a esplorare e osservare da diverse angolazioni la contraddizione rappresentata, stimolando la consapevolezza e la riflessione sul nostro ruolo nel mondo naturale e l'impatto delle nostre azioni su di esso.
Opera unica
Amo la natura, a modo mio
Amo la natura, la amo quando è docile, quando è facile amarla. Ma se c’è da fare qualche sforzo, o meglio se c’è da cambiare, o ancora se devo ridimensionarmi… Sto con lei, certo, ma è lei che deve piegarsi al mio volere. Non viceversa. Dopotutto, questo è il tempo in cui si picchia la compagna perché la si ama troppo. Il titolo non è casuale, la parola amore non è casuale. Come non lo è l’aggettivo determinativo possessivo mio. Amore e forzature vivono insieme in queste opere, si intrecciano come le fibre del legno. C’è una natura che è madre di vita e ci sta lanciando un grido di sopravvivenza che noi ascoltiamo, ma poi non mettiamo in pratica. Perché è scomodo. Perché in bici ci vado se non piove. Perché la luce la spengo, ma non sempre. Perché i prodotti Bio li prendo, se sono in offerta. E la differenziata la faccio, ma che fatica dividere tutto. Ecco, amare a modo nostro è semplicemente, umanamente, questo. Sussurrare parole dolci mentre stiamo apparecchiando un futuro amaro. In queste opere io regalo nuova vita a ciò che non è più vitale. Creando una struttura che non gli appartiene e inserendo corpi estranei, restituisco un elemento naturale che non è più tale. È modificato a mio piacimento, proprio come il mio amore per lei. Che poi io la amo davvero la natura. Gli alberi, il legno, le storie silenziose che racconta. La mia ricerca parte dalla scelta del fusto – o di quel che ne rimane – da cui raccogliere messaggi e pulsioni intime che comunicano la forza naturale di antiche saggezze. Seguire intrecci clorofilliani, studiare i nodi, ascoltare ciò che anelli di stagioni sanno raccontare, accarezzare la superficie calda, sentire il profumo che l’essenza legnosa regala è solo l’inizio. Poi scomporre e ricomporre, per dare nuova vita a quello che era solo un tronco morto. Ce la faccio? Forse. Restituisco una nuova lettura? Lo spero. Ma intanto questi pezzi di legno, natura non lo saranno più. Così come i nostri goffi sforzi d’amore, nel provare a ridare vita a un pianeta che di vita ne ha sempre meno.
Amo la natura, a modo mio. Albero 1
In questa scultura chiamata "Albero 1", il tronco di noce è stato tagliato longitudinalmente e uno dei due segmenti è stato ruotato di 180 gradi lungo la sua lunghezza. Successivamente, le due parti sono state riunite, mantenute separate grazie all'utilizzo di due barre filettate, creando così una nuova pianta. La curvatura naturale del tronco, ora ribaltata in una delle due parti, crea una struttura che sembra muoversi mentre ci muoviamo intorno ad essa. Questa opera ci presenta una riflessione profonda sul tema della natura che spesso affermiamo di amare, ma che poi, per comodità, pigrizia o interesse personale, non rispettiamo pienamente: una metà dell'albero rappresenta ciò che diciamo o dichiariamo, mentre l'altra metà, ribaltata, rappresenta ciò che effettivamente facciamo o realizziamo. L'installazione sottolinea la discordanza tra le nostre parole e le nostre azioni, mettendo in evidenza l'ipocrisia o la mancanza di coerenza tra ciò che professiamo e ciò che realmente mettiamo in atto. Ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità nel rispetto e nella tutela dell'ambiente, e ci sprona a tradurre in azioni concrete i nostri sentimenti di amore e apprezzamento per la natura. Attraverso il movimento percettibile della struttura, l'opera ci invita a esplorare e osservare da diverse angolazioni la contraddizione rappresentata, stimolando la consapevolezza e la riflessione sul nostro ruolo nel mondo naturale e l'impatto delle nostre azioni su di esso.