opera
Amo la natura, a modo mio – Albero 3
categoria | Scultura |
soggetto | Politico/Sociale, Astratto |
tags | natura, nature, legno, wood, specchio, mirror, media, badinformation |
base | 48 cm |
altezza | 146 cm |
profondità | 52 cm |
anno | 2022 |
Legno di pero, specchio, cornice
Opera unica
Amo la natura, a modo mio
Amo la natura, la amo quando è docile, quando è facile amarla. Ma se c’è da fare qualche sforzo, o meglio se c’è da cambiare, o ancora se devo ridimensionarmi… Sto con lei, certo, ma è lei che deve piegarsi al mio volere. Non viceversa. Dopotutto, questo è il tempo in cui si picchia la compagna perché la si ama troppo. Il titolo non è casuale, la parola amore non è casuale. Come non lo è l’aggettivo determinativo possessivo mio. Amore e forzature vivono insieme in queste opere, si intrecciano come le fibre del legno. C’è una natura che è madre di vita e ci sta lanciando un grido di sopravvivenza che noi ascoltiamo, ma poi non mettiamo in pratica. Perché è scomodo. Perché in bici ci vado se non piove. Perché la luce la spengo, ma non sempre. Perché i prodotti Bio li prendo, se sono in offerta. E la differenziata la faccio, ma che fatica dividere tutto. Ecco, amare a modo nostro è semplicemente, umanamente, questo. Sussurrare parole dolci mentre stiamo apparecchiando un futuro amaro. In queste opere io regalo nuova vita a ciò che non è più vitale. Creando una struttura che non gli appartiene e inserendo corpi estranei, restituisco un elemento naturale che non è più tale. È modificato a mio piacimento, proprio come il mio amore per lei. Che poi io la amo davvero la natura. Gli alberi, il legno, le storie silenziose che racconta. La mia ricerca parte dalla scelta del fusto – o di quel che ne rimane – da cui raccogliere messaggi e pulsioni intime che comunicano la forza naturale di antiche saggezze. Seguire intrecci clorofilliani, studiare i nodi, ascoltare ciò che anelli di stagioni sanno raccontare, accarezzare la superficie calda, sentire il profumo che l’essenza legnosa regala è solo l’inizio. Poi scomporre e ricomporre, per dare nuova vita a quello che era solo un tronco morto. Ce la faccio? Forse. Restituisco una nuova lettura? Lo spero. Ma intanto questi pezzi di legno, natura non lo saranno più. Così come i nostri goffi sforzi d’amore, nel provare a ridare vita a un pianeta che di vita ne ha sempre meno.
Amo la natura, a modo mio. Albero 3
In questa scultura intitolata "Albero 3", il tronco di un pero è diviso a metà, con un taglio inclinato. Le due sezioni sono state riassemblate traslando il loro asse originario e facendo scorrere tra l’una e l'altra uno specchio. L'effetto risultante è che quando si osserva l'albero, si crea una visione distorta e sorprendente rispetto a ciò che ci si aspetta di vedere. Guardando da un po' più lontano, lo slittamento disturba, infastidisce, ci obbliga ad osservare bene, a riguardare con attenzione. Da vicino, il tronco riflesso nello specchio crea una falsa continuazione della parte superiore, ancor più “staccata” dalla base che poggia a terra. In pratica questa distorsione è creata per raccontare le falsità e le illusioni che sono presenti nel mondo che ci circonda. L'idea è che spesso ci viene presentata una visione selettiva e manipolata della realtà attraverso i media, come Internet, giornali e televisione. Questi mezzi di comunicazione possono influenzare il nostro punto di vista e limitare la nostra comprensione completa delle questioni complesse che ci circondano. L'opera suggerisce che dobbiamo essere consapevoli delle false apparenze e dei punti di vista limitati che ci vengono presentati. È un invito per gli spettatori a non accontentarsi delle informazioni superficiali e a cercare di vedere oltre le illusioni, affrontando le sfide e le problematiche reali del mondo. Prendere coscienza delle questioni legate al potere, al denaro e alla sostenibilità ambientale, che spesso vengono trascurate o distorte nel discorso pubblico. Un nuovo albero quindi per stimolare una riflessione critica sulla nostra percezione del mondo e sulle informazioni che riceviamo, con l’invito ad esaminare attentamente le apparenze e agire in modo consapevole per affrontare le sfide globali.
Opera unica
Amo la natura, a modo mio
Amo la natura, la amo quando è docile, quando è facile amarla. Ma se c’è da fare qualche sforzo, o meglio se c’è da cambiare, o ancora se devo ridimensionarmi… Sto con lei, certo, ma è lei che deve piegarsi al mio volere. Non viceversa. Dopotutto, questo è il tempo in cui si picchia la compagna perché la si ama troppo. Il titolo non è casuale, la parola amore non è casuale. Come non lo è l’aggettivo determinativo possessivo mio. Amore e forzature vivono insieme in queste opere, si intrecciano come le fibre del legno. C’è una natura che è madre di vita e ci sta lanciando un grido di sopravvivenza che noi ascoltiamo, ma poi non mettiamo in pratica. Perché è scomodo. Perché in bici ci vado se non piove. Perché la luce la spengo, ma non sempre. Perché i prodotti Bio li prendo, se sono in offerta. E la differenziata la faccio, ma che fatica dividere tutto. Ecco, amare a modo nostro è semplicemente, umanamente, questo. Sussurrare parole dolci mentre stiamo apparecchiando un futuro amaro. In queste opere io regalo nuova vita a ciò che non è più vitale. Creando una struttura che non gli appartiene e inserendo corpi estranei, restituisco un elemento naturale che non è più tale. È modificato a mio piacimento, proprio come il mio amore per lei. Che poi io la amo davvero la natura. Gli alberi, il legno, le storie silenziose che racconta. La mia ricerca parte dalla scelta del fusto – o di quel che ne rimane – da cui raccogliere messaggi e pulsioni intime che comunicano la forza naturale di antiche saggezze. Seguire intrecci clorofilliani, studiare i nodi, ascoltare ciò che anelli di stagioni sanno raccontare, accarezzare la superficie calda, sentire il profumo che l’essenza legnosa regala è solo l’inizio. Poi scomporre e ricomporre, per dare nuova vita a quello che era solo un tronco morto. Ce la faccio? Forse. Restituisco una nuova lettura? Lo spero. Ma intanto questi pezzi di legno, natura non lo saranno più. Così come i nostri goffi sforzi d’amore, nel provare a ridare vita a un pianeta che di vita ne ha sempre meno.
Amo la natura, a modo mio. Albero 3
In questa scultura intitolata "Albero 3", il tronco di un pero è diviso a metà, con un taglio inclinato. Le due sezioni sono state riassemblate traslando il loro asse originario e facendo scorrere tra l’una e l'altra uno specchio. L'effetto risultante è che quando si osserva l'albero, si crea una visione distorta e sorprendente rispetto a ciò che ci si aspetta di vedere. Guardando da un po' più lontano, lo slittamento disturba, infastidisce, ci obbliga ad osservare bene, a riguardare con attenzione. Da vicino, il tronco riflesso nello specchio crea una falsa continuazione della parte superiore, ancor più “staccata” dalla base che poggia a terra. In pratica questa distorsione è creata per raccontare le falsità e le illusioni che sono presenti nel mondo che ci circonda. L'idea è che spesso ci viene presentata una visione selettiva e manipolata della realtà attraverso i media, come Internet, giornali e televisione. Questi mezzi di comunicazione possono influenzare il nostro punto di vista e limitare la nostra comprensione completa delle questioni complesse che ci circondano. L'opera suggerisce che dobbiamo essere consapevoli delle false apparenze e dei punti di vista limitati che ci vengono presentati. È un invito per gli spettatori a non accontentarsi delle informazioni superficiali e a cercare di vedere oltre le illusioni, affrontando le sfide e le problematiche reali del mondo. Prendere coscienza delle questioni legate al potere, al denaro e alla sostenibilità ambientale, che spesso vengono trascurate o distorte nel discorso pubblico. Un nuovo albero quindi per stimolare una riflessione critica sulla nostra percezione del mondo e sulle informazioni che riceviamo, con l’invito ad esaminare attentamente le apparenze e agire in modo consapevole per affrontare le sfide globali.