opera
AUTORITRATTO ALLO SPECCHIO: FRAGILITA’
categoria | Installazione |
soggetto | Figura umana |
tags | videoscultura, videoinstallazione, autoritratto, Io, Meditazione, Preghiera visuale |
base | 90 cm |
altezza | 80 cm |
profondità | 53 cm |
anno | 2024 |
SCULTURA VIDEO OLOGRAFICA | 4K| COLORE| NO SUONO| DATAMOSHING| 16:9| durata | 1:46| 2024
La scultura video Autoritratto allo specchio: Fragilità rappresenta un’esplorazione nelle dimensioni più intime dell’identità dell’artista. Con essa, Marco Balbi Dipalma non si limita a esporre un riflesso del proprio Io fisico, ma crea un dialogo interiore che diventa riflesso dell’Esserci. Quest’ indagine prende forma nella rappresentazione del corpo riflesso nello specchio, dove quest’ultimo diventa un varco che riflette la fragilità e la delicatezza della condizione umana, aprendo alla comprensione della relazione con l’altro.La tecnica olografica consente di ampliare il concetto di trasparenza, che si declina in un gioco visivo tra ciò che è reale e ciò che è riflesso. Il plexiglass crea un effetto di sovrapposizione tra l’immagine e lo spazio circostante, trasformando l’autoritratto in una presenza evanescente eppure incisiva. La figura diventa un segno effimero e sfuggente, simbolo della condizione fragile e transitoria dell’esistenza. La trasparenza dell’installazione diviene un potente simbolo della vulnerabilità e dell’apertura: il “sé” riflesso nello specchio dell’ologramma si fonde e si dissolve, diventando lo spazio di un incontro con l’alterità. L'installazione olografica sviluppa l'autoritratto in senso pittorico, portando l’immagine da figurativa ad astratta ed infine luce. Essa si relaziona con ’illuminazione dell'ambiente e con l’osservatore, il quale diviene partecipa nel creare un punto divista da cui vedere. Il suo sguardo dipinge, come in un'opera cubista, una prospettiva multipla e attua un continuo autoritratto condiviso. La tecnica del datamoshing, del togliere frame all’immagine, scompone la figura in materia luminosa. I colori frastagliati rivelano l’ambivalenza della frammentazione interiore. L’essere frammentati, esprime il dolore della perdita della forma identitaria, ma allo stesso tempo frammentarsi, come in una meditazione buddista, è una pratica per creare spazio e cercare una visione più ampia dell’essere.L’opera assume così una dimensione universale, di riflessione sull’umanità condivisa. Il “doppio” olografico è fragile, trasparente, quasi inconsistente, e proprio in questa sua vulnerabilità risiede la sua forza e autenticità. La videoinstallazione si configura, sotto questa luce, come un percorso di scoperta e accettazione della fragilità, in cui l’artista invita il pubblico a specchiarsi nell’ opera, a riconoscere il valore della propria vulnerabilità e a esplorare, in modo intimo e riflessivo, il dialogo tra identità e alterità. Al centro del vuoto della piramide ribaltata, dove si materializza il video, è posto un petalo di rosa rossa. Esso è il tocco fragile dell’anima. Uno spazio interiore che ci accomuna. Nello specchio, la figura umana si apre al dialogo con l’Esserci.
La scultura video Autoritratto allo specchio: Fragilità rappresenta un’esplorazione nelle dimensioni più intime dell’identità dell’artista. Con essa, Marco Balbi Dipalma non si limita a esporre un riflesso del proprio Io fisico, ma crea un dialogo interiore che diventa riflesso dell’Esserci. Quest’ indagine prende forma nella rappresentazione del corpo riflesso nello specchio, dove quest’ultimo diventa un varco che riflette la fragilità e la delicatezza della condizione umana, aprendo alla comprensione della relazione con l’altro.La tecnica olografica consente di ampliare il concetto di trasparenza, che si declina in un gioco visivo tra ciò che è reale e ciò che è riflesso. Il plexiglass crea un effetto di sovrapposizione tra l’immagine e lo spazio circostante, trasformando l’autoritratto in una presenza evanescente eppure incisiva. La figura diventa un segno effimero e sfuggente, simbolo della condizione fragile e transitoria dell’esistenza. La trasparenza dell’installazione diviene un potente simbolo della vulnerabilità e dell’apertura: il “sé” riflesso nello specchio dell’ologramma si fonde e si dissolve, diventando lo spazio di un incontro con l’alterità. L'installazione olografica sviluppa l'autoritratto in senso pittorico, portando l’immagine da figurativa ad astratta ed infine luce. Essa si relaziona con ’illuminazione dell'ambiente e con l’osservatore, il quale diviene partecipa nel creare un punto divista da cui vedere. Il suo sguardo dipinge, come in un'opera cubista, una prospettiva multipla e attua un continuo autoritratto condiviso. La tecnica del datamoshing, del togliere frame all’immagine, scompone la figura in materia luminosa. I colori frastagliati rivelano l’ambivalenza della frammentazione interiore. L’essere frammentati, esprime il dolore della perdita della forma identitaria, ma allo stesso tempo frammentarsi, come in una meditazione buddista, è una pratica per creare spazio e cercare una visione più ampia dell’essere.L’opera assume così una dimensione universale, di riflessione sull’umanità condivisa. Il “doppio” olografico è fragile, trasparente, quasi inconsistente, e proprio in questa sua vulnerabilità risiede la sua forza e autenticità. La videoinstallazione si configura, sotto questa luce, come un percorso di scoperta e accettazione della fragilità, in cui l’artista invita il pubblico a specchiarsi nell’ opera, a riconoscere il valore della propria vulnerabilità e a esplorare, in modo intimo e riflessivo, il dialogo tra identità e alterità. Al centro del vuoto della piramide ribaltata, dove si materializza il video, è posto un petalo di rosa rossa. Esso è il tocco fragile dell’anima. Uno spazio interiore che ci accomuna. Nello specchio, la figura umana si apre al dialogo con l’Esserci.