opera
Batea – Dante
categoria | Scultura |
soggetto | Politico/Sociale, Astratto, Architettura |
tags | olistico, arte, multisensoriale, braille, inclusione |
base | 45 cm |
altezza | 45 cm |
profondità | 8 cm |
anno | 2021 |
Quadro scultura in legno su alluminio sabbiato e scritta-greca 3D in braille "E uscimmo a riveder le stelle" in inglese, francese e italiano.
Fulvio Morella riflette spesso su come tutto nella storia dell'essere umano proceda per assimilazione. Anche il nostro linguaggio si evolve in questo modo. Per tale ragione l'artista dedica l'opera Batea a Dante da cui trae ispirazione. La Divina Commedia testimonia come gli idiomi parlati siano tra gli elementi che più evolvono in modo continuo, nutrendosi del passato. Nello specifico, l’opera di Dante (di cui ricorrono i 700 anni della sua morte nel 2021) risulta universale, molto al di là delle intenzioni dell’autore e al di là persino della sua stessa visione dell’esistenza: è del resto insieme al latino il seme della nostra lingua. Il Sommo Poeta è riuscito nell’arduo compito di essere “contemporaneo” nella più alta accezione del termine: la sua opera esiste, sopravvive e riesce a far parte di tutti i tempi. D'altronde, chi di noi non rimane suggestionato, oggi più che mai, nel leggere o sentire “E quindi uscimmo a riveder le stelle” riportato nell'opera? A livello linguistico, aspetto che affascina l'artista, sono infatti tantissime le frasi e i modi di dire celebri della Divina Commedia che usiamo quotidianamente, anche in modo spesso inconsapevole: da “Il gran rifiuto” (Dante scriveva nel IIICanto dell’Inferno “Vidi e conobbi l’ombra di colui / che fece per vilta de il gran rifiuto”) a “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate” (Canto III dell’Inferno) e ancora“Non ti curàr di lor, ma guarda e passa” (Canto III dell’Inferno), “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (canto XXVI dell’Inferno) e persino "Il Bel Paese" (Dante scriveva nel canto XXXIII dell’Inferno “del bel paese là dove ‘l sì suona”). Qual è però il collegamento visivo tra la Batea e Dante? Batea è lo strumento (piatto) con cui i cercatori d'oro cercano il prezioso minerale lungo i corsi d'acqua.Le particolari scanalature permettono di separare le pagliuzze d'oro dalla pirite, noto anche come finto oro. L’artista ha individuato una forte somiglianza tra il profilo della Batea e la rappresentazione dell'inferno dantesco proposta da Botticelli sulla nota pergamena "Voragine infernale" (1481-1495), e condensa così in quest'opera il racconto dell'umanità ai tempi della pandemia: siamo tutti persi alla ricerca dell'impossibile e spesso non riusciamo a distinguere ciò che vale - l'oro - da ciò che solamente luccica - la pirite. Ma ecco che Morella ci offre come sempre anche la via d'uscita, una speranza, e completa l'opera con la scritta quasi invisibile in braille "E quindi uscimmo a riveder le stelle".
Fulvio Morella riflette spesso su come tutto nella storia dell'essere umano proceda per assimilazione. Anche il nostro linguaggio si evolve in questo modo. Per tale ragione l'artista dedica l'opera Batea a Dante da cui trae ispirazione. La Divina Commedia testimonia come gli idiomi parlati siano tra gli elementi che più evolvono in modo continuo, nutrendosi del passato. Nello specifico, l’opera di Dante (di cui ricorrono i 700 anni della sua morte nel 2021) risulta universale, molto al di là delle intenzioni dell’autore e al di là persino della sua stessa visione dell’esistenza: è del resto insieme al latino il seme della nostra lingua. Il Sommo Poeta è riuscito nell’arduo compito di essere “contemporaneo” nella più alta accezione del termine: la sua opera esiste, sopravvive e riesce a far parte di tutti i tempi. D'altronde, chi di noi non rimane suggestionato, oggi più che mai, nel leggere o sentire “E quindi uscimmo a riveder le stelle” riportato nell'opera? A livello linguistico, aspetto che affascina l'artista, sono infatti tantissime le frasi e i modi di dire celebri della Divina Commedia che usiamo quotidianamente, anche in modo spesso inconsapevole: da “Il gran rifiuto” (Dante scriveva nel IIICanto dell’Inferno “Vidi e conobbi l’ombra di colui / che fece per vilta de il gran rifiuto”) a “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate” (Canto III dell’Inferno) e ancora“Non ti curàr di lor, ma guarda e passa” (Canto III dell’Inferno), “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (canto XXVI dell’Inferno) e persino "Il Bel Paese" (Dante scriveva nel canto XXXIII dell’Inferno “del bel paese là dove ‘l sì suona”). Qual è però il collegamento visivo tra la Batea e Dante? Batea è lo strumento (piatto) con cui i cercatori d'oro cercano il prezioso minerale lungo i corsi d'acqua.Le particolari scanalature permettono di separare le pagliuzze d'oro dalla pirite, noto anche come finto oro. L’artista ha individuato una forte somiglianza tra il profilo della Batea e la rappresentazione dell'inferno dantesco proposta da Botticelli sulla nota pergamena "Voragine infernale" (1481-1495), e condensa così in quest'opera il racconto dell'umanità ai tempi della pandemia: siamo tutti persi alla ricerca dell'impossibile e spesso non riusciamo a distinguere ciò che vale - l'oro - da ciò che solamente luccica - la pirite. Ma ecco che Morella ci offre come sempre anche la via d'uscita, una speranza, e completa l'opera con la scritta quasi invisibile in braille "E quindi uscimmo a riveder le stelle".