opera
Casa mia, Casa tua
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale |
tags | nonni, sanremo, Tony Cragg, audio, casa, cucito |
base | 38 cm |
altezza | 78 cm |
profondità | 34 cm |
anno | 2024 |
"Casa mia, Casa tua" nasce dal tentativo di fuoriuscire dalla tela, cercando nuove soluzioni attraverso l’utilizzo di più media. Il primo livello di stratificazione dell’opera inizia da qui: dai livelli diversi dell’opera nella sua concezione, mettendo insieme l’audio e il visivo. Questa stratificazione procede e si materializza concretamente nell’opera grazie all’influenza di "Stack" di Tony Cragg.
La scultura audiovisiva, infatti, si struttura come una colonna instabile e stratificata ma al tempo stesso solida. Gli oggetti più disparati creano questa colonna instabile, dal pacco regalo sulla base, i famosi libri Harmony, dei centri tavola in pizzo, vasi per i fiori, piatti, riviste per il puntocroce e di cucina, fino ai cuscini e alle collanine. Questi oggetti hanno una cosa in comune, tutti, prima o poi, li abbiamo visti nella casa della nonna.
Sulla cima troviamo una teca al cui interno vi sono delle bobine di filo da cucito di diverse dimensioni.
L’installazione viene completata da un audio - dalla durata di 8:00 min. - mandato in loop dove si possono sentire delle voci in lontananza (voci di donne anziane) alternate dal suono di una macchina da cucire.
La struttura intesa come la intendeva Tony Cragg, ovvero come sezione trasversale che ricorda gli strati geologici, qui viene rivista e fatta propria, aggiungendo elementi che danno verticalità, altri che escono dalla “colonna” come addobbi.
La cosa fondamentale era che tutti questi oggetti fossero compressi in poco spazio, esattamente come i nostri ricordi.
Il titolo dell’opera si rifà ad una canzone (Casa Mia-Ghali), dove l’artista si interroga sul concetto di spazio e di casa: “Casa mia, casa tua, che differenza c’è? Non c’è.”.
Ecco che l’opera, da rievocazioni di ricordi lontani e assemblaggio di oggetti comuni a tutti, diventa dialogo con altre culture, con altre case, una sorta di presente dove immediatamente si mostrano gli anni passati e da dove veniamo.
La scultura audiovisiva, infatti, si struttura come una colonna instabile e stratificata ma al tempo stesso solida. Gli oggetti più disparati creano questa colonna instabile, dal pacco regalo sulla base, i famosi libri Harmony, dei centri tavola in pizzo, vasi per i fiori, piatti, riviste per il puntocroce e di cucina, fino ai cuscini e alle collanine. Questi oggetti hanno una cosa in comune, tutti, prima o poi, li abbiamo visti nella casa della nonna.
Sulla cima troviamo una teca al cui interno vi sono delle bobine di filo da cucito di diverse dimensioni.
L’installazione viene completata da un audio - dalla durata di 8:00 min. - mandato in loop dove si possono sentire delle voci in lontananza (voci di donne anziane) alternate dal suono di una macchina da cucire.
La struttura intesa come la intendeva Tony Cragg, ovvero come sezione trasversale che ricorda gli strati geologici, qui viene rivista e fatta propria, aggiungendo elementi che danno verticalità, altri che escono dalla “colonna” come addobbi.
La cosa fondamentale era che tutti questi oggetti fossero compressi in poco spazio, esattamente come i nostri ricordi.
Il titolo dell’opera si rifà ad una canzone (Casa Mia-Ghali), dove l’artista si interroga sul concetto di spazio e di casa: “Casa mia, casa tua, che differenza c’è? Non c’è.”.
Ecco che l’opera, da rievocazioni di ricordi lontani e assemblaggio di oggetti comuni a tutti, diventa dialogo con altre culture, con altre case, una sorta di presente dove immediatamente si mostrano gli anni passati e da dove veniamo.