opera
dalla serie ORGANISMI (seibutsu)
categoria | Disegno |
soggetto | Paesaggio, Natura, Astratto, Animale |
tags | |
base | 70 cm |
altezza | 50 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2011 |
Inchiostro-gel bianco su cartoncino nero
Penna e carta, note e pentagrammi
estesi a grafie, ove energie e cataclismi
si incantano e denudano.
Mi definisco e contengo solo nel tracciato dell’
inchiostro. Attraverso il suo movimento in uno spazio
senza geografie, solo con carta bianca o nero cielo.
È il segno stesso che guida, sì, impazzito e rigoroso
verso finestre spalancate, scenari da rivedere nascosti
tra viscere e neuroni, irrazionali e coscienziosi tratti.
Ricco di noi e voi, interpreto i confini di quelle linee e
questi mari e alberi e biologie insondabili e tranelli.
Perché vivo tra polisemie e abissi di fantasie.
Ed i colori sono dentro i bianchi e i neri, ed i tempi
e gli spazi ove forme e rebus dialogano e litigano. Si
prova ad indovinare e definire, ludico e filosofico sentire.
E fisiologico intuire che l’amore e l’armonioso premere
e rischiare fino all’osso la mano e gli occhi per ridare
linfa e allegria a direzioni smarrite e stanche.
Bimbo e vecchio insieme, saggio e grottesco lo scrutare
insonne dei miei viaggi, il mio girovagare estremo tra le
albe e notti, una tecnica tramandata a voce silenziosa.
SONETTO SGANGHErATO
Il segno della mia penna e dei miei colori potrebbe andare ovunque:
ed è con movimenti decisi ma sconosciuti che esso delinea
panorami improbabili e ineseguibili. È la sua storia, i ricordi e i
desideri che tutti insieme si amano per ristabilire armonia tra le
disarmonie interiori e gli imbarazzanti silenzi di una serata sbagliata,
tra gli abbracci e intrecci di gambe ed anime, tra le proiezioni che si
facevano tra loro: tra le maschere di una caricata solitudine.
Insegnami come si ricomincia daccapo, scaldami il cuore una
volta ancora, obbligami a mettere un punto al mio dolore. E
cospargimi di virgole, di respiri, di carezze senza oggi né domani.
Un sonetto apparente nella forma, abbandonato al gusto di chi
legge e ascolta le parole forti e gremite di lirismo. Se
smetto te lo dico. La complice velocità di pensiero
per riformulare piani e forti incandescenti.
Penna e carta, note e pentagrammi
estesi a grafie, ove energie e cataclismi
si incantano e denudano.
Mi definisco e contengo solo nel tracciato dell’
inchiostro. Attraverso il suo movimento in uno spazio
senza geografie, solo con carta bianca o nero cielo.
È il segno stesso che guida, sì, impazzito e rigoroso
verso finestre spalancate, scenari da rivedere nascosti
tra viscere e neuroni, irrazionali e coscienziosi tratti.
Ricco di noi e voi, interpreto i confini di quelle linee e
questi mari e alberi e biologie insondabili e tranelli.
Perché vivo tra polisemie e abissi di fantasie.
Ed i colori sono dentro i bianchi e i neri, ed i tempi
e gli spazi ove forme e rebus dialogano e litigano. Si
prova ad indovinare e definire, ludico e filosofico sentire.
E fisiologico intuire che l’amore e l’armonioso premere
e rischiare fino all’osso la mano e gli occhi per ridare
linfa e allegria a direzioni smarrite e stanche.
Bimbo e vecchio insieme, saggio e grottesco lo scrutare
insonne dei miei viaggi, il mio girovagare estremo tra le
albe e notti, una tecnica tramandata a voce silenziosa.
SONETTO SGANGHErATO
Il segno della mia penna e dei miei colori potrebbe andare ovunque:
ed è con movimenti decisi ma sconosciuti che esso delinea
panorami improbabili e ineseguibili. È la sua storia, i ricordi e i
desideri che tutti insieme si amano per ristabilire armonia tra le
disarmonie interiori e gli imbarazzanti silenzi di una serata sbagliata,
tra gli abbracci e intrecci di gambe ed anime, tra le proiezioni che si
facevano tra loro: tra le maschere di una caricata solitudine.
Insegnami come si ricomincia daccapo, scaldami il cuore una
volta ancora, obbligami a mettere un punto al mio dolore. E
cospargimi di virgole, di respiri, di carezze senza oggi né domani.
Un sonetto apparente nella forma, abbandonato al gusto di chi
legge e ascolta le parole forti e gremite di lirismo. Se
smetto te lo dico. La complice velocità di pensiero
per riformulare piani e forti incandescenti.