opera
Divenire VI
categoria | Scultura |
soggetto | Astratto |
tags | scultura, abstract, vuoto |
base | 12 cm |
altezza | 9 cm |
profondità | 8 cm |
anno | 2020 |
1/1, pietra, inchiostro, carta autoprodotta e agenti atmosferici
Il progetto proposto, "Divenire. La materialità dell'essere nello spazio artistico contemporaneo", è composto da tre fasi distinte atte a identificare un percorso "in divenire" che ha determinato oltre ad una crescita personale psicologica anche e soprattutto una mutazione del prodotto artistico, attraverso un atto di trasformazione che coglie insieme passato, presente e futuro e che non pone più l'essere, in quanto tale, come un obiettivo da raggiungere ma definisce lo stesso come "entità" in continua metamorfosi. L'opera in oggetto rientra nella seconda delle tre fasi: "Dall'essere (-stato) al divenire (-essere). La libertà di (ri-)trovarsi: incontro con l'"altro-di-sé". Gli artefatti che compongono la presente fase sono il risultato degli studi scaturiti dalle considerazioni alle quali si è giunti nel precedente stadio infatti, constatata l'importanza del vuoto come elemento di equilibrio alla base dell'esistenza del cosmo e definite le diverse connotazioni dello stesso nelle differenti culture, con un occhio di riguardo a quella orientale che ne accoglie un senso positivo, si è giunti a non percepire più il bisogno di riempire un vuoto ma la necessità di rappresentarlo. Al fine di trovare una soluzione di rappresentazione del sopracitato "vuoto pneumatico", si sono a fondo analizzate le origini dei comportamenti compulsivi che hanno governato la prima fase, riscoprendo, attraverso l'indagine delle - "fasi dello sviluppo psicosessuali" descritte da Freud - nel dono la possibilità di "divenire altro". Così, a fronte di una serie di considerazioni riferite agli studi freudiani si è deciso di donare il risultato dello svuotamento ossessivo, che ha caratterizzato la prima fase, all'azione della natura e degli agenti atmosferici, con destabilizzanti e inusuali conseguenze. La natura in questo caso diventa coautrice dell'opera e l'atto del donare permette il superamento di quel limite psichico preimpostato che mina alla propria stabilità di essere-sociale. Il dono diventa così il tentativo di completamento e la riscoperta di una nuova modalità di rappresentazione che trova il suo compimento nella liberà possibilità di far agire fattori esterni e indipendenti dalla propria volontà, in diretto contrasto con il tentativo ossessivo di controllare cose ed eventi.
Il progetto proposto, "Divenire. La materialità dell'essere nello spazio artistico contemporaneo", è composto da tre fasi distinte atte a identificare un percorso "in divenire" che ha determinato oltre ad una crescita personale psicologica anche e soprattutto una mutazione del prodotto artistico, attraverso un atto di trasformazione che coglie insieme passato, presente e futuro e che non pone più l'essere, in quanto tale, come un obiettivo da raggiungere ma definisce lo stesso come "entità" in continua metamorfosi. L'opera in oggetto rientra nella seconda delle tre fasi: "Dall'essere (-stato) al divenire (-essere). La libertà di (ri-)trovarsi: incontro con l'"altro-di-sé". Gli artefatti che compongono la presente fase sono il risultato degli studi scaturiti dalle considerazioni alle quali si è giunti nel precedente stadio infatti, constatata l'importanza del vuoto come elemento di equilibrio alla base dell'esistenza del cosmo e definite le diverse connotazioni dello stesso nelle differenti culture, con un occhio di riguardo a quella orientale che ne accoglie un senso positivo, si è giunti a non percepire più il bisogno di riempire un vuoto ma la necessità di rappresentarlo. Al fine di trovare una soluzione di rappresentazione del sopracitato "vuoto pneumatico", si sono a fondo analizzate le origini dei comportamenti compulsivi che hanno governato la prima fase, riscoprendo, attraverso l'indagine delle - "fasi dello sviluppo psicosessuali" descritte da Freud - nel dono la possibilità di "divenire altro". Così, a fronte di una serie di considerazioni riferite agli studi freudiani si è deciso di donare il risultato dello svuotamento ossessivo, che ha caratterizzato la prima fase, all'azione della natura e degli agenti atmosferici, con destabilizzanti e inusuali conseguenze. La natura in questo caso diventa coautrice dell'opera e l'atto del donare permette il superamento di quel limite psichico preimpostato che mina alla propria stabilità di essere-sociale. Il dono diventa così il tentativo di completamento e la riscoperta di una nuova modalità di rappresentazione che trova il suo compimento nella liberà possibilità di far agire fattori esterni e indipendenti dalla propria volontà, in diretto contrasto con il tentativo ossessivo di controllare cose ed eventi.