opera
Dossenus
categoria | Fotografia |
soggetto | Figura umana |
tags | |
base | 60 cm |
altezza | 34 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2014 |
Dossenus
Fin dall’antichità i clown avevano un duplice carattere, negativo e positivo: erano ai margini della società, ma orribilmente affascinanti, e per questo erano allo stesso tempo avvicinati ed evitati.
Nel poemetto “Le fou et la Vénus” (il matto e Venere) Boudelaire descrive un giullare come “uno di quei pazzi artificiali, uno di quei buffoni volontari incaricati di fare ridere i re quando i rimorsi e la noia li assillano, tutto agghindato nel suo costume sgargiante e ridicolo(…)”
In una lettera all’amico Edouard Schurè, nel 1905, Roualt scrive: “…quel contrasto fra cose brillanti, scintillanti, fatte per divertire e quella vita di una tristezza infinita, se vista dall’alto…Ho visto chiaramente che il pagliaccio ero io, eravamo noi, quasi tutti…Quell’abito ricco, con i lustrini, è la vita che ce lo dà, siamo tutti dei pagliacci, più o meno, portiamo tutti un abito con i lustrini…”
Fin dall’antichità i clown avevano un duplice carattere, negativo e positivo: erano ai margini della società, ma orribilmente affascinanti, e per questo erano allo stesso tempo avvicinati ed evitati.
Nel poemetto “Le fou et la Vénus” (il matto e Venere) Boudelaire descrive un giullare come “uno di quei pazzi artificiali, uno di quei buffoni volontari incaricati di fare ridere i re quando i rimorsi e la noia li assillano, tutto agghindato nel suo costume sgargiante e ridicolo(…)”
In una lettera all’amico Edouard Schurè, nel 1905, Roualt scrive: “…quel contrasto fra cose brillanti, scintillanti, fatte per divertire e quella vita di una tristezza infinita, se vista dall’alto…Ho visto chiaramente che il pagliaccio ero io, eravamo noi, quasi tutti…Quell’abito ricco, con i lustrini, è la vita che ce lo dà, siamo tutti dei pagliacci, più o meno, portiamo tutti un abito con i lustrini…”