EQUILIBRIO DI CONFINE

opera
EQUILIBRIO DI CONFINE
EQUILIBRIO DI CONFINE
categoria Installazione
soggetto Natura, Bellezza, Astratto
tags
base 400 cm
altezza 300 cm
profondità 400 cm
anno 2016
Installazione assemblaggio di immagine fotografica stampata su organza, silicone acrilico bianco e legno.

Il progetto attraverso vari elementi coniuga il tema del dono - ispirato alla simbologia del pane e della manna, comune a Ebraismo e Cristianesimo - alla ricerca sul confine, che ha caratterizzato fin dall’inizio il percorso dell’artista nei materiali e nei temi e che dal 2015 ha incrementato grazie alle residenze d’artista. Il confine è sempre stato protagonista delle opere di Federica mediante l’utilizzo del velo d’organza, non un mero supporto, ma un determinante mezzo espressivo che concorre nel significato dell’opera. Il dono è scambio, è dialogo, è connessione, è incontro. Il dono è un equilibrio sul confine delle rispettive libertà, esigenze e diritti, nel rispetto del vicino, nel rispetto reciproco. Nell’installazione “Equilibrio di confine” il dono è rappresentato attraverso delle sculture realizzate in silicone acrilico bianco dalla forma ibrida tra una pagnotta di pane e le conformazioni tipiche della manna, mentre il confine è presente mediante i veli sui quali è stampata l’immagine di una sbarra che chiude l’accesso tra due diverse proprietà di campagna, una sbarra che l’artista incontra ogni volta che da casa si reco nel suo studio. L’installazione rappresenta concettualmente uno scambio di doni che avviene sul confine. Le due immagini della sbarra aperta e chiusa determinano una temporalità, una conseguenzialità dell’evento. Il velo mostra una realtà sempre diversa, attraverso le immagini che su di esso sono realizzate e impone uno slancio agli osservatori che vogliono scoprire cosa si cela dietro. Gli osservatori devono superare il confine per ripristinare l’equilibrio, la stabilità in un’epoca storica di grandi cambiamenti. Similmente "L'Offerente” trae ispirazione dalla statuetta bronzea etrusca “L’Offerente di Pizzidimonte” del V secolo avanti Cristo, rinvenuta nel settecento nell’omonima località nei pressi di Prato ai piedi della Calvana ed ora conservata a Londra presso il British Museum. “L'Offerente” rappresenta un devoto in atteggiamento di presentazione del sé e di omaggio alla divinità, al di là della lettura più sacra esprime un grande valore umano di apertura ad un possibile amico. Nella sua personale lettura, Federica sovrappone al suo corpo un oggetto ibrido, stalattiti/stalagmiti in avvicinamento lento ma inesorabile tra loro, che simboleggiano il dono, marcando con i gesti lo stretto ed intimo legame tra chi offre e ciò che viene offerto. Ogni doppia esposizione di “Confini Labili”, come ogni velo, mostra, racconta qualcosa di diverso, ma allo stesso tempo impone uno slancio agli osservatori che vogliono scoprire cosa vi si cela dentro, dietro. Oltre il confine. In ogni fotografia di questo progetto Federica ridisegna i confini. Rielaborazione che parte dai confini, dalla definizione e riconoscibilità della sua stessa identità. In un movimento che contraddistingue ogni sua ricerca, utilizza il dato, l’elemento autobiografico e intimo per permettere l’analisi generale del tema condiviso. Allo stesso modo ridisegna i luoghi e gli spazi abbattendo la linea di confine tra dentro e fuori, sopra e sotto, alto e basso, natura e artificio, vita e morte, materia e spirito. Edifici e costruzioni dell’uomo si fondono e confondono con la natura rigogliosa. Nascono paradossi, le nuvole sono contenute dentro un edificio industriale o stazionano a terra sul grano. L’impossibile diventa visibile, facendo sorgere altri mondi dei quali dimenticare i confini, in un momento storico nel quale, invece, si vogliono costruire e ricostruire nuovi e vecchi confini. Infine “Terminus - Le cose false confinano con le vere / Falsa finitima sunt veris” trae spunto da una citazione di Cicerone e mette in luce il labile confine e la stretta vicinanza e comunanza tra cose vere e false, tra originale e copie nella ripetizione uguale, ma al tempo stesso differente del sasso e del gesto del video. Protagonista è la pietra che segna il confine. Individuato uno spazio, questo viene svuotato, pulito, tutto ciò che contiene deve essere espulso, portato oltre il limite. Le pietre vengono tolte dal terreno e poste ai bordi del campo diventando il segno tangibile dei suoi limiti, del suo confine. Quella stessa pietra che viene lanciata per alterare, cambiare o eliminare il confine; durante una guerra di confine. Pietra causa ed effetto del confine. Pietra che scagliata contro un confine pressoché invisibile ne rivela l’esistenza, prima di distruggerlo colpo, dopo colpo. Partendo da una riflessione generale, l’artista giunge ad una riflessione personale, per mettere in discussione il confine costituito dal velo d’organza, presente in tutta la sua produzione artistica, e acquisire una nuova consapevolezza di quell’equilibrio che si crea sul confine stesso.

artista
Federica Gonnelli
Artista, Firenze
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