opera
estetica del food
categoria | Grafica |
soggetto | Astratto |
tags | food |
base | 15 cm |
altezza | 15 cm |
profondità | 1 cm |
anno | 2018 |
Sono passati ormai 18 anni da quando Matteo Ragni ed io abbiamo disegnato il moscardino, ovvero la piccola posata usa e getta in Mater-Bi, caratterizzata dalla combinazione in un unico pezzo, di forchetta e cucchiaio.
> A distanza di così tanto tempo, è sorprendente quanto un così piccolo oggetto, nato per soddisfare una semplice necessità legata ai catering e agli aperitivi nei bar, generi ancora tanto interesse ed affezione. Scopro i nostri Moscardini nelle case in cui sono stato ospite, posizionati nella scatola del sale grosso o dello zucchero, un mio caro amico lo porta sempre con sé nelle sue solitarie imprese ciclistiche, è bello sapere di poterlo trovare nella collezione permanente del Moma e del Compasso d'oro, e contemporaneamente utilizzarlo ad un party per quello che oggettivamente è: una posata di servizio. Il lavoro di Genesio Pistidda genera però una nuova interpretazione del Moscardino: la sua sagoma così semplice ed iconica si amalgama in modo perfetto con le grafiche dal sapore etnico generate da Genesio. L'artista ne ridisegna la pelle: veri e propri tatuaggi imprimono un nuovo sapore all'oggetto che, perdendo ogni addentellato al mondo del disegno industriale a cui è sempre appartenuto, si rigenera nel mondo dell'arte, prestandosi al gioco dei rimandi semantici, alla libera interpretazione dell'autore e a tutto ciò che il semplice visitatore potrà cogliere dal sorprendente ed inedito incontro tra arte, grafica e design. Giulio Iacchetti
> A distanza di così tanto tempo, è sorprendente quanto un così piccolo oggetto, nato per soddisfare una semplice necessità legata ai catering e agli aperitivi nei bar, generi ancora tanto interesse ed affezione. Scopro i nostri Moscardini nelle case in cui sono stato ospite, posizionati nella scatola del sale grosso o dello zucchero, un mio caro amico lo porta sempre con sé nelle sue solitarie imprese ciclistiche, è bello sapere di poterlo trovare nella collezione permanente del Moma e del Compasso d'oro, e contemporaneamente utilizzarlo ad un party per quello che oggettivamente è: una posata di servizio. Il lavoro di Genesio Pistidda genera però una nuova interpretazione del Moscardino: la sua sagoma così semplice ed iconica si amalgama in modo perfetto con le grafiche dal sapore etnico generate da Genesio. L'artista ne ridisegna la pelle: veri e propri tatuaggi imprimono un nuovo sapore all'oggetto che, perdendo ogni addentellato al mondo del disegno industriale a cui è sempre appartenuto, si rigenera nel mondo dell'arte, prestandosi al gioco dei rimandi semantici, alla libera interpretazione dell'autore e a tutto ciò che il semplice visitatore potrà cogliere dal sorprendente ed inedito incontro tra arte, grafica e design. Giulio Iacchetti