opera
Fa Ruggine (Il desiderio non realizzato non perde di intensità, fa ruggine)
categoria | Fotografia |
soggetto | Viaggi, Politico/Sociale, Natura, Figura umana |
tags | fotografia, ricordi, lontananza, esotico, viaggi, migrazioni, fondali, immaginario |
base | 15 cm |
altezza | 20 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2015 |
Mini serie (3) di collage
5 copie
"Questi collage sono intimamente legati all’opera presentata e traggono la propria origine da due aree di interesse su cui rifletto da tempo: la pratica della fotografia e l’esotico. Sono affascinata dalla fotografia come generatrice di narrazioni e da quella primitiva in particolare poiché caratterizzata da invenzioni ed escamotage per ovviare alle difficoltà della tecnica. Tra questi, i fondali, grandi fogli dipinti a mano raffiguranti paesaggi diversi, di fronte ai quali veniva collocata una colonna o un elementoarchitettonico sul quale fare appoggiare la figura in posa. I fondali sono ai nostri occhi dei fake ma rappresentano al tempo stesso dei luoghi con funzione narrativa. La scelta di un particolare fondale poteva assumere significato in termini di possibilità e desiderio. A partire da alcune immagini di Malonnesi emigrati ritaglio e isolo le figure dal luogo in cui è stata scattata la fotografia e le ricolloco, dipingendo per loro dei fondali esotici. Immagino che chi restava e vedeva gli altri partire fantasticasse sui luoghi lontani e sconosciuti. Ecco, questi collage danno corpo a queste fantasie. La definizione dell’esotico è un tema che sento vicino poiché intimamente connesso al concetto di identità, intesa come appartenenza a un luogo, e di eurocentrismo, come categoria dominante
nel definire l’altro e la sua espressività. […] L’esotismo è quindi una diretta conseguenza dei grandi spostamenti ma riguarda soprattutto chi non si muove."
(dall'intervista all'interno della pubblicazione "Maybe we are the waves" a cura di Saul Marcadent)
5 copie
"Questi collage sono intimamente legati all’opera presentata e traggono la propria origine da due aree di interesse su cui rifletto da tempo: la pratica della fotografia e l’esotico. Sono affascinata dalla fotografia come generatrice di narrazioni e da quella primitiva in particolare poiché caratterizzata da invenzioni ed escamotage per ovviare alle difficoltà della tecnica. Tra questi, i fondali, grandi fogli dipinti a mano raffiguranti paesaggi diversi, di fronte ai quali veniva collocata una colonna o un elementoarchitettonico sul quale fare appoggiare la figura in posa. I fondali sono ai nostri occhi dei fake ma rappresentano al tempo stesso dei luoghi con funzione narrativa. La scelta di un particolare fondale poteva assumere significato in termini di possibilità e desiderio. A partire da alcune immagini di Malonnesi emigrati ritaglio e isolo le figure dal luogo in cui è stata scattata la fotografia e le ricolloco, dipingendo per loro dei fondali esotici. Immagino che chi restava e vedeva gli altri partire fantasticasse sui luoghi lontani e sconosciuti. Ecco, questi collage danno corpo a queste fantasie. La definizione dell’esotico è un tema che sento vicino poiché intimamente connesso al concetto di identità, intesa come appartenenza a un luogo, e di eurocentrismo, come categoria dominante
nel definire l’altro e la sua espressività. […] L’esotismo è quindi una diretta conseguenza dei grandi spostamenti ma riguarda soprattutto chi non si muove."
(dall'intervista all'interno della pubblicazione "Maybe we are the waves" a cura di Saul Marcadent)