Fantasies of Contamination / I do my bit

opera
Fantasies of Contamination / I do my bit
Fantasies of Contamination / I do my bit
categoria Installazione
soggetto Animale
tags
base 85 cm
altezza 120 cm
profondità 52 cm
anno 2019
‘Fantasies of Contamination / I do my bit ’ (‘Fantasie di Contaminazioni / Io faccio la mia parte’) e’ stato esposto alla mostra collettiva ‘Planetary Dysphoria’, definita dalle curatrici come un'esplorazione di 'prospettive umanistiche ed esistenziali sul cambiamento climatico', dove ‘ una nuova generazione di artisti risponde a quest’ansia collettiva, combinando il pensiero per il futuro e il contesto dell'Antropocene con idee di finzione e verità, temporalità e memoria, evasione e vergogna.’ ‘ Fantasies of Contamination / I do my bit ’ esplora le questioni dell’addomesticamento, osservando sia la vulnerabilità che le potenzialità di specie invasive come il pesce rosso. Per me gli acquari hanno un potere seduttivo. Sono zone di contatto tra il nostro mondo e quello sottomarino, dove è iniziata tutta la vita sulla Terra. Allo stesso tempo pero’, gli acquari sono oggetti seducenti solo per gli esseri umani, che appagano sia il bisogno estetico di abbellire i propri spazi domestici, sia il bisogno di circondarsi di un animale da compagnia, a patto che pero’ non sia troppo impegnativo da mantenere. ‘Fantasies of Contamination / I do my bit’ mostra gli acquari come spazi definiti, che parlano di vita e morte contemporaneamente e che rispecchiano la supremazia umana in ambienti domestici. Inoltre, un acquario generalmente viene associato ad un ambiente domestico, luogo e concetto delicato nel contesto dei cambiamenti climatici. Infatti, spesso l’ambiente domestico si presenta come il contesto dove si inzia e si finisce di contrastare i cambiamenti climatici (utilizzando la frase : "Faccio la mia parte, nel mio piccolo”), quando si apportano cambiamenti alla propria quotidianita’ , per contrastare la crisi climatica. Spesso pero’, questi cambiamenti (che sono davvero il minimo indispensabile che si possa fare), vengono utilizzati come scusa per non fare nient’altro in piu’, per avere la coscienza pulita. A mio parere, queste azioni aumentano la sensazione di disforia causata dalla portata del problema del cambiamento climatico.
I pesci rossi sono spesso utilizzati come pesci ornamentali e vengono etichettati come vulnerabili, piccoli e stupidi, senza memoria. In realtà, se rilasciato in natura, il pesce rosso può diventare una specie invasiva, distruggendo l'ecosistema circostante e creando un'enorme quantità di problemi anche per l'uomo. In ‘Fantasies of contaminations / I do my bit’ il pesce è nel video in riproduzione nello schermo posizionato nel muro, dietro l’acquario. Le sue proporzioni sono ingrandite, sembra enorme ed il più delle volte si muove istericamente nello spazio ristretto del piccolo acquario di vetro in cui vive. Il suono utilizzato nel video proviene principalmente da suoni registrati emessi da capodogli. Queste balene hanno un cervello cinque volte più grande del nostro. Comunicano attraverso l'ecolocalizzazione e studi hanno provato che utilizzino anche dialetti diversi per comunicare. Inoltre, le balene sono fondamentali per la sopravvivenza dell'intero ecosistema marino e, di conseguenza, anche per gli esseri umani, vista la correlazione tra la loro esistenza ed il beneficio sull’ossigeno che noi respiriamo. Vista l’importanza dei capodogli, i loro suoni sono stati utilizzati per dare suono a cio’ che sembra non abbia e non emetta un suono, come i pesci. Chi non emette suono, viene spesso associato a passivita’ e vulnerabilita’. ‘Fantasies of Contamination / I do my bit ’ vuole criticare e smentire questa credenza, anche per sottolineare la potenzialita’ di specie invasive come i pesci rossi, e per sfatare una credenza comune, ovvero che i pesci non emettano suoni. Li emettono invece, tramite vibrazioni impercettibili all’orecchio umano.
Materiali:Acquario, acqua, filtro per acqua, legnetti, muschio, ciottoli, Video HD, suono, cuffie, blocchi di cemento cavi.
artista
Soglio
Artista, Londra
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