opera
Ho’Oponopono
categoria | Digital art |
soggetto | Politico/Sociale |
tags | stelle, infinito, infinite, thankyou, forgiveme, iamsorry, iloveyou, grazie, midispiace, perdonami, tiamo, interazione, interaction, app, giocodiluci, lightgame, arteluminosa, lightart, illusione, illusion, scienza, science, artandscience, arteescienza, artedigitale, digitalart, infinitymirror, specchiinfiniti, stars, cosmos, cosmo, prayer, preghiera, hawaii, positiveenergy, energiapositiva |
base | 60 cm |
altezza | 30 cm |
profondità | 15 cm |
anno | 2020 |
La parola Ho’Oponopono ha origine nelle isole Hawaii, e si traduce letteralmente in “rimettere le cose al proprio posto”. Secondo l’Ho’Oponopono, chiedere perdono per un errore commesso trasforma l’energia negativa che noi stessi abbiamo creato in energia positiva. L’energia si rinnova e si ripresenta in un’altra forma.
Se percorriamo con lo sguardo il disegno, e seguiamo le parole che vanno a comporre il simbolo matematico dell’infinito, torniamo sempre al punto di partenza. Risiede qui la bellezza di questo simbolo che, come un mantra, è ciclico e si interrompe solo per volontà del nostro sguardo.
Il mantra dell’Ho’Oponopono ripete le parole “Ti amo, Mi dispiace, Perdonami, Grazie” e si può leggere e ripetere infinite volte. L’opera di Penelope è accompagnata dalle stelle di nascita di chi possiede l’opera d’arte. In questa scelta rientra il principio di unione tra uomo e cosmo che è sempre presente nella ricerca artistica di Penelope. Ricerca affine con i principi filosofici dell’Ho’Oponopono: tutto ciò che percepiamo, sentiamo, e osserviamo è stato prodotto da noi e dalla nostra energia. Tale energia non è altro che un’estensione e un’espressione dell’energia del cosmo.
Questo StarGate rientra in un progetto più ampio: una serie sulle religioni del mondo. Il progetto, di cui fanno parte varie opere di diverse spiritualità e religioni, vuole evidenziare e valorizzare le differenze all’interno di una riflessione antropologica sulla necessità di rispondere alle domande essenziali dell’essere umano. Da dove veniamo? Da dove nasce la vita? Dove andiamo? Cosa esiste dopo la morte? Queste domande esistono da quando esiste l’uomo, sono archetipi di un inconscio che chiamiamo “collettivo”. Le diverse risposte delle diverse culture sono ciò che va a delineare il carattere di una religione. L’artista indaga il mondo della spiritualità, cercando i punti di contatto al di là delle differenze, senza prendere alcuna posizione, solo quella di osservatrice.
Se percorriamo con lo sguardo il disegno, e seguiamo le parole che vanno a comporre il simbolo matematico dell’infinito, torniamo sempre al punto di partenza. Risiede qui la bellezza di questo simbolo che, come un mantra, è ciclico e si interrompe solo per volontà del nostro sguardo.
Il mantra dell’Ho’Oponopono ripete le parole “Ti amo, Mi dispiace, Perdonami, Grazie” e si può leggere e ripetere infinite volte. L’opera di Penelope è accompagnata dalle stelle di nascita di chi possiede l’opera d’arte. In questa scelta rientra il principio di unione tra uomo e cosmo che è sempre presente nella ricerca artistica di Penelope. Ricerca affine con i principi filosofici dell’Ho’Oponopono: tutto ciò che percepiamo, sentiamo, e osserviamo è stato prodotto da noi e dalla nostra energia. Tale energia non è altro che un’estensione e un’espressione dell’energia del cosmo.
Questo StarGate rientra in un progetto più ampio: una serie sulle religioni del mondo. Il progetto, di cui fanno parte varie opere di diverse spiritualità e religioni, vuole evidenziare e valorizzare le differenze all’interno di una riflessione antropologica sulla necessità di rispondere alle domande essenziali dell’essere umano. Da dove veniamo? Da dove nasce la vita? Dove andiamo? Cosa esiste dopo la morte? Queste domande esistono da quando esiste l’uomo, sono archetipi di un inconscio che chiamiamo “collettivo”. Le diverse risposte delle diverse culture sono ciò che va a delineare il carattere di una religione. L’artista indaga il mondo della spiritualità, cercando i punti di contatto al di là delle differenze, senza prendere alcuna posizione, solo quella di osservatrice.