opera
Il libro funebre supremo versione 2
categoria | Pittura |
soggetto | Politico/Sociale, Figura umana, Astratto |
tags | potere, disillusione, formazione, condizonamento , propaganda , totalitarismo, imposizione |
base | 99 cm |
altezza | 68 cm |
profondità | 5 cm |
anno | 2019 |
olio su tela
Con l’opera che presento indago sul piano soggettivo il rapporto col tempo presente alla luce della mia esperienza personale, legata alla storia del paese da cui provengo.
Il soggetto trae ispirazione da un’immagine ricorrente nel periodo della mia infanzia, uguale a quella di tanti altri ragazzi che sono cresciuti in Iran dal ’78 in poi: rappresenta Khomeini, il leader della rivoluzione, in atteggiamento affettuoso con i suoi nipoti. Essa era diffusa ovunque a scopo propagandistico per generare tra i giovani iraniani un sentimento di fiducia attraverso una raffigurazione che intendeva rimandare ad una familiarità rassicurante; come un’icona, alludeva infatti implicitamente all’affetto che il leader nutriva verso la sua popolazione lo stesso sentimento che ha il padre verso una grande famiglia. Con il tempo ho compreso come tale immagine si sia insinuata nella mia mente, durante la gioventù, riuscendo nel suo scopo di condizionamento. Ora i soggetti che vi sono raffigurati perdono sia di consistenza che di funzione, diventando dunque un’icona nuova che è solo un ricordo di quello che fu: l’immagine non più di propaganda, ma capace di suscitare il ricordo della mia esperienza passata, che oggi leggo alla luce delle nuove esperienze.
Con l’opera che presento indago sul piano soggettivo il rapporto col tempo presente alla luce della mia esperienza personale, legata alla storia del paese da cui provengo.
Il soggetto trae ispirazione da un’immagine ricorrente nel periodo della mia infanzia, uguale a quella di tanti altri ragazzi che sono cresciuti in Iran dal ’78 in poi: rappresenta Khomeini, il leader della rivoluzione, in atteggiamento affettuoso con i suoi nipoti. Essa era diffusa ovunque a scopo propagandistico per generare tra i giovani iraniani un sentimento di fiducia attraverso una raffigurazione che intendeva rimandare ad una familiarità rassicurante; come un’icona, alludeva infatti implicitamente all’affetto che il leader nutriva verso la sua popolazione lo stesso sentimento che ha il padre verso una grande famiglia. Con il tempo ho compreso come tale immagine si sia insinuata nella mia mente, durante la gioventù, riuscendo nel suo scopo di condizionamento. Ora i soggetti che vi sono raffigurati perdono sia di consistenza che di funzione, diventando dunque un’icona nuova che è solo un ricordo di quello che fu: l’immagine non più di propaganda, ma capace di suscitare il ricordo della mia esperienza passata, che oggi leggo alla luce delle nuove esperienze.