LE MONTAGNE DA LONTANO SONO COLOR INDACO

opera
LE MONTAGNE DA LONTANO SONO COLOR INDACO
LE MONTAGNE DA LONTANO SONO COLOR INDACO
categoria Installazione
soggetto Paesaggio, Natura
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base 150 cm
altezza 190 cm
profondità 150 cm
anno 2018
Assemblaggio di organza e carta stampate con riporto a solvente e ritoccate a matita. 190x150x15 cm ciascuno.

“Essere artista ha sempre significato possedere ragione e sogni.”

Thomas Mann, (1875 – 1955), scrittore e saggista.

“Le montagne da lontano sono color indaco” è composto da una serie di opere, che sviluppano un percorso in ascesa, una crescita, dove ognuna rimanda all’opera che l’affianca e/o a quella posta di fronte, facendo scaturire un movimento senza fine. Il titolo, altro non è che una auto-citazione dell’artista che da piccola, era solita ripetere questa affermazione per giustificare e in qualche modo fare proseliti tra i suoi compagni di scuola e amici sull’uso del colore indaco. L’indaco, uno dei sette colori dell’iride, compreso tra l’azzurro e il violetto, corrisponde convenzionalmente alle radiazioni luminose che hanno lunghezza d’onda compresa tra 4550 e 4250 Å. Il colore indaco può essere ottenuto mischiando 100% di colore ciano e 100% di colore magenta, le coordinate sono: HEX #2F3192, RGB 47; 49; 146, CMYK 100; 100; 0; 0, HSV 239°; 68%; 57%. Il più indefinibile tra i colori, non è blu, non è viola, era presente nei set di matite Fila Giotto Naturale, che Federica usava da bambina, con il n° 34, perché? Perché non usarlo, per cosa usarlo? L’indaco è il colore dell’equilibrio tra cielo e terra, tra terra e mare, tra caldo e freddo, tra risveglio e meditazione, tra realtà e pensiero, tra uomo e divinità: “Ti sveglierai sull'indaco del mattino, quando la luce ha un piede in terra e l'altro in mar” sono le parole di Fabrizio De André. L’indaco è connessione, è osservazione critica, dialogo e conoscenza. Il colore indaco rappresenta il punto dove ogni individuo sviluppa l’esperienza relativa alle proprie convinzioni, alla naturale capacità di ascolto interiore, di vedere e sentire le energie sottili e entrarne in relazione. Nella cromoterapia e nella medicina ayurvedica si associano ai colori particolari influenze sull'equilibrio dell’organismo. In particolare nella teoria dei chakra si sostiene che nel corpo umano ci siano dei punti energetici che se stimolati aiutano nella guarigione di alcune malattie psicosomatiche. Con la cromoterapia si sfrutta la gamma dei colori per riportare all'equilibrio i chakra disarmonici. Il colore indaco svolge la sua azione terapeutica principalmente sul sistema nervoso centrale e sui cinque sensi ossia vista, udito, olfatto, gusto e tatto ed infine su varie ghiandole. Al colore indaco è associato il sesto chakra, il terzo occhio, definito così per la sua facoltà di aumentare la capacità di percezione e in grado di avere una visione ultraterrena. Ed è proprio questo che il colore indaco favorisce, l’indaco incrementa la capacità di ampliare lo spettro delle conoscenze verso esperienze mistiche e spirituali. Il chakra indaco rappresenta la porta d’accesso con la percezione di ascolto interiore ed extrasensoriale, facoltà rilevante affinché ciascuna persona possa manifestare il proprio libero arbitrio, senz’altro scegliendo tra ciò che ritiene essere giusto per se stesso, da quello che non considera come tale, agevolare questa capacità di ascolto interiore intuitiva consente a ciascuno di noi di poterci mantenere in equilibrio, mentre una concretizzazione incerta e confusa crea uno stato psico-fisico disarmonico, con una manifesta qualità di vita che raramente potremmo considerare eccellente. L’indaco è il colore del confine, quello stesso confine che caratterizza il percorso dell’artista nei materiali e nei temi, attuando una ricerca al limite tra le discipline delle arti visive. “I monti non è vero che chiudono l'orizzonte, anzi lo spalancano a ogni svolta, a ogni cima, e tutti i giorni tu ricominci il tuo viaggio dalla montagna nuova che ti sta di fronte che ti porterà altri pendii, altre frane, altri boschi e poi montagne ancora...” citando Carlo Alianello. Le montagne rappresentano molto spesso il confine osmotico al nostro sguardo, al nostro orizzonte. Un confine, quello delle montagne che va al di là del confine materiale e tangibile, abbracciando i confini concettuali e spirituali: le montagne sono da sempre in molte culture e religioni il luogo del dialogo e del rapporto con la divinità e l’indaco è il colore del divino. Le montagne da lontano sono color indaco e non potrebbero essere altrimenti. L’alto e il basso, i bisogni spirituali e i bisogni materiali, le aspirazioni e l’istinto si condensano in due immagini: la montagna e il porcile e non poteva essere altrimenti. All’immagine della montagna luogo di connessione dell’uomo con la divinità si contrappone e confronta l’immagine del maiale frequente emblema dei comportamenti umani, attraverso le opere su carta "La Teoria dei Bisogni". "Quello dei bisogni può essere un ambito vago, indeterminato, del tutto empirico: occorre costruirne la teoria, distinguere un tipo, un sistema di bisogni da un altro tipo e sistema..." puntualizza Pier Aldo Rovatti nella prefazione di "La Teoria dei Bisogni in Marx" di Ágnes Heller. Quali sono e come si suddividono i bisogni dell'uomo? L'arte è un bisogno da soddisfare per l'artista. Il progetto presentato si pone come l'inizio di tale speculazione teorica, sopperendo al primo bisogno dell'artista, ovvero quello di "fare" - quando con fare si intende il "fare" intellettuale e materiale. L'arte è un bisogno da soddisfare per il fruitore, per il collezionista? L'indagine e l'approfondimento di queste tematiche sono in continuo sviluppo ponendo altre plausibili domande alle quali non c'è la pretesa di dare risposte univoche e irrevocabili, ma attraverso le quali c'è la volontà analizzare la società - non solo quella dell'arte - che ci circonda.
artista
Federica Gonnelli
Artista, Firenze
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