opera
MANGIA TUTTO
categoria | Pittura |
soggetto | Figura umana |
tags | |
base | 13 cm |
altezza | 21 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2011 |
"Mangia tutto" è la frase di una madre tranquilla e orgogliosa. Vede che il suo bambino si nutre senza fare storie, pensa che crescerà sano. Salta però subito agli occhi l'inquietudine nascosta dietro il sorriso spensierato della donna e la bocca spalancata del neonato. Dietro quella gioia vorace, contro la leggerezza dei colori pastello e del disegno dai tratti fumettistici, sbatte una rappresentazione macabra. Il bimbo sta mangiando il cordone ombelicale, che spunta dal ventre aperto. Tra le viscere si intravede la piccola mano di un altro bambino, morto in grembo. Così , diverse letture si intrecciano intorno ai nodi , esistenziali e morali, della fertilità e della maternità. Il potere naturale e magico di dare la vita si può usare in tanti modi. E se ne può abusare. Si può confondere l'amore, che è libertà, con il bisogno , che è il suo contrario. Si può fare un figlio, subito dopo averne perso un altro. Gli si può mettere lo stesso nome, raccontargli un giorno del fratellino che non c'è più, cucirgli addosso un'identità da cui faticherà ad affrancarsi, rubandogli da subito il suo diritto all'unicità. Si può mettere un uomo nuovo al mondo come riscatto, perché realizzi gli obiettivi mancati dei genitori. Dargli da mangiare ciò che è abortito in loro.
Si può fare perché si deve. Per essere all'altezza di una società che ancora considera spesso fallita una donna senza figli. Nell'epoca in cui la massima autorità spirituale stigmatizza la piaga della denatalità, si guarda poco, con poco tatto e comprensione, alle donne che hanno scelto di non essere madri. O hanno scelto altri modi di esserlo. E anche a quelle che avrebbero voluto esserlo e non hanno potuto.
I feti , così ricorrenti nelle opere di Frida Kahlo, sono un simbolo esplicito e potentissimo. Rapprentarsi ,senza pudore, nel dolore fisico ed emotivo, elaborare con le immagini il lutto dei suoi aborti, le ferite del suo corpo martotiato e le sue pene d'amore è stato un atto di coraggio, oltre che un dono meraviglioso al linguaggio universale dell'arte, che è anche terapia. Le madri hanno un difficile ruolo, in equilibrio tra il dare e l'avere. Basta poco per sbilanciarsi, annulllarsi per un figlio,diventarne dipendente, soffocarlo. "Mangia tutto, perfino la carne di sua madre". E' lei a dargliela, dicendogli che è buonissima, che gli farà bene. E pensando di nutrirlo, lo uccide e si uccide.
Si può fare perché si deve. Per essere all'altezza di una società che ancora considera spesso fallita una donna senza figli. Nell'epoca in cui la massima autorità spirituale stigmatizza la piaga della denatalità, si guarda poco, con poco tatto e comprensione, alle donne che hanno scelto di non essere madri. O hanno scelto altri modi di esserlo. E anche a quelle che avrebbero voluto esserlo e non hanno potuto.
I feti , così ricorrenti nelle opere di Frida Kahlo, sono un simbolo esplicito e potentissimo. Rapprentarsi ,senza pudore, nel dolore fisico ed emotivo, elaborare con le immagini il lutto dei suoi aborti, le ferite del suo corpo martotiato e le sue pene d'amore è stato un atto di coraggio, oltre che un dono meraviglioso al linguaggio universale dell'arte, che è anche terapia. Le madri hanno un difficile ruolo, in equilibrio tra il dare e l'avere. Basta poco per sbilanciarsi, annulllarsi per un figlio,diventarne dipendente, soffocarlo. "Mangia tutto, perfino la carne di sua madre". E' lei a dargliela, dicendogli che è buonissima, che gli farà bene. E pensando di nutrirlo, lo uccide e si uccide.