opera
Metamorfosi
categoria | Pittura |
soggetto | Paesaggio, Natura, Astratto, Architettura |
tags | |
base | 32 cm |
altezza | 43 cm |
profondità | 5 cm |
anno | 2024 |
Polvere di marmo (travertino), cera d'api, pigmenti naturali, tecnica mista su tavola
Ad un certo punto delle loro riflessioni comuni, Socrate racconta a Fedro di una scoperta fatta in un giorno ormai lontano[..].
Passeggiando lungo la riva del mare, Socrate si imbatte in un «oggetto indescrivibile» abbandonato dalla risacca sul bagnasciuga. Osso di pesce, avorio, pietra, marmo? La materia resta sconosciuta. La forma, enigmatica, inassegnabile. Opera dell’interminabile lavorio del mare e degli agenti naturali o dell’abilità artistica di un mortale, del caso o dell’ingegno? Accidente o progetto? Il relitto che induce Socrate alle sue riflessioni è un oggetto esitante, che indugia sulla soglia del senso; come la poesia, che non è né parola né canto ma costantemente si trattiene «sul punto di cantare», ed ecco la ragione per la quale con essa non bisogna mai affrettarsi «di giungere al significato». Come se il fatto estetico fosse la presagita imminenza di una rivelazione e non il suo dispiegato prodursi. Socrate ha dunque rinvenuto un oggetto più possibile che reale: perché proviene dal mare, e «uno sguardo sula mare», dice Valéry nelle sue autobiografiche Ispirazioni mediterranee, «è uno sguardo sul possibile»[..].
(Valéry stesso, narrando probabilmente di un episodio occorsogli in mare, si paragona ad un «relitto al limite della zona critica»). Il relitto proviene dal possibile ma vi rimane immerso come in angelica esitazione, non “tradisce” la sua origine, la sua fonte.
M.Carboni, La mosca di Dreyer, cit., p.98.
Ad un certo punto delle loro riflessioni comuni, Socrate racconta a Fedro di una scoperta fatta in un giorno ormai lontano[..].
Passeggiando lungo la riva del mare, Socrate si imbatte in un «oggetto indescrivibile» abbandonato dalla risacca sul bagnasciuga. Osso di pesce, avorio, pietra, marmo? La materia resta sconosciuta. La forma, enigmatica, inassegnabile. Opera dell’interminabile lavorio del mare e degli agenti naturali o dell’abilità artistica di un mortale, del caso o dell’ingegno? Accidente o progetto? Il relitto che induce Socrate alle sue riflessioni è un oggetto esitante, che indugia sulla soglia del senso; come la poesia, che non è né parola né canto ma costantemente si trattiene «sul punto di cantare», ed ecco la ragione per la quale con essa non bisogna mai affrettarsi «di giungere al significato». Come se il fatto estetico fosse la presagita imminenza di una rivelazione e non il suo dispiegato prodursi. Socrate ha dunque rinvenuto un oggetto più possibile che reale: perché proviene dal mare, e «uno sguardo sula mare», dice Valéry nelle sue autobiografiche Ispirazioni mediterranee, «è uno sguardo sul possibile»[..].
(Valéry stesso, narrando probabilmente di un episodio occorsogli in mare, si paragona ad un «relitto al limite della zona critica»). Il relitto proviene dal possibile ma vi rimane immerso come in angelica esitazione, non “tradisce” la sua origine, la sua fonte.
M.Carboni, La mosca di Dreyer, cit., p.98.