La morte dell’eroe

opera
La morte dell’eroe
La morte dell’eroe
categoria Pittura
soggetto Astratto
tags Tao, Art
base 40 cm
altezza 50 cm
profondità 1 cm
anno 1990
“Lo stesso Eraclito sembra voler ribadire un'analogia di fondo tra λόγοσ e σύλλαψισ, tra l'attività del “mettere insieme”, “legare” (λεγειν) e quella del “raccogliere”, “riunire” (σύλλαμβάνειν): nel frammento 6, infatti sostiene che, dando ascolto al λόγοσ, è saggio dire che tutte le cose sono una; ciò equivale a dire che non appena si comprende il nesso che lega tutte le cose si comprende che “da tutte le cose l'uno e dall'uno tutte le cose” (fr. 19). Nel frammento 7 poi, Eraclito rafforza ulteriormente il carattere connettivo del λόγοσ, dicendo che esso è κυνόσ, comune nel senso di “appartenere ad ogni cosa”. Quindi il λόγοσ, proprio in quanto nesso, connessione, σύλλαψισ, e κυνόσ, comune a tutte le cose, ossia è cio che garantisce la relazione tra tutte le cose. 1

L'indagine sul nesso che lega necessariamente – in quanto inerente ad una loro spontaneità di posizione – le “cose” nel loro generarsi costituisce l'ambito del lavoro di Gianfranco Ucci.

Questo, spogliato di ogni elemento rappresentativo, va a focalizzarsi, attraverso un'astrazione geometrica ed aritmetica, su un concetto di circolarità del movimento che è anche coincidenza di punti differenti e differiti.

Se il generarsi delle forme è anche generazione di concetti secondo quanto scritto dallo stesso Arnheim in Il pensiero visivo – Ucci, per la sua metodologia di lavoro, fa operare a colui/colei che osserva uno spostamento concettuale sulla stessa formulazione di spazio.

Partendo dalle coordinate cartesiane ed operando, secondo una norma prestabilita (che fa riferimento ad una serialità numerica), degli spostamenti successivi dei singoli punti, questi vengono a coincidere in porzioni o campi di spazio differenti generando percezione di movimento in chi osserva. La mutazione dello spazio, che da bidimensionale viene non solo ad acquisire elementi tridimensionali, mette in evidenza non la staticità del punto, secondo le leggi della simmetria, ma il suo sdoppiarsi, in termini asimmetrici, il suo essere Uno e Molteplice.

Infatti il numero è la cifra costitutiva del suo lavoro. “Numero” che secondo quanto scriveva Ignacio Matte Blanco in un intervento “Antinomia costitutiva dell'essere: intreccio di due modi incompatibili e solitari” all'interno di un convengo sul “Sapere e lo scarto” tenutosi a Verona nell'aprile 1983 – implica in ogni sua unità le molteplici possibilità di relazione di tutti i numeri (secondo i fondamenti della bi-logica 1=2=...) e la questione delle infinite relazioni in ognuno dei numeri di questa unità indivisibile, “Unità che in uno spazio di dimensioni è uno, ed è molteplice in uno spazio a dimensioni inferiori: uno e molteplice” “Il modo dividente (il pensiero) rimane sempre quello che ha bisogno di triadi e che, dovuto al suo essere concettualmente ancorato allo spazio-tempo, si trova “a disagio” davanti all'essere indivisibile aspaziale e atemporale”.

La coincidenza di questa unità e molteplicità che comporta una difficoltà di comprensione di questa “dualità dell'essere” è infatti ciò che nel taoismo, avvicinandosi ad un concetto di “vuoto” inteso quale vuoto generatore, genera ed è il movimento che comprende tutte le cose, non in quanto opposte ma integrantesi quali forze yin e yang.

Taotologia quindi, non quale ripetizione di un medesimo concetto, ma in quanto, partendo da presupposti di culture differenti (quale quella occidentale e orientale) giunga ad un confronto quale metodo di lavoro estremamente proficuo per la comprensione del nostro tempo e della nostra contemporaneità – che richieda una rimessa in discussione di alcune categorie concettuali (e aporie alle quali è giunto il pensiero occidentale) che in ambito scientifico è approdato al “paradigma della complessità”.

É estremamente interessante come Ucci, partendo da un discorso e un lavoro sulle coordinate e generazione di alcune forme, in particolare lavori del primo periodo quali “Sic bis” e “Crosstars” che possono ricordare per certi versi la metamorfosi e l'integrazione delle forme di un artista quale Escher e comprensibili, nel loro fenomeno percettivo, attraverso la teoria della Gestalt inizi un lavoro sullo spazio che, pur partendo da un piano bidimensionale, riesca a porre in essere piani differenziati, in profondità, senza l'uso di alcun accorgimento prospettico o di proporzioni riducibili a piani di simmetria.

Se, sotto alcuni aspetti, questi primi lavori possono ricordare i mosaici cosmateschi, colgono una intuizione di “mutamento” dei punti di osservazione, pur coincidendo questi con l'osservatore stesso.

Da “Mossa del cavallo” - concentrato sul bianco e nero – il suo lavoro va a sviluppare una possibilità di lettura multipla che permette da “una” posizione il “movimento”, in certo senso della struttura. Se il movimento è circolare è anche flusso, coincidenza dei diversi punti in “uno”, cioè è già “due”. Il suo discorso si fa più complesso anche attraverso il coloro – usa i primari che seguendo lo spostamento, vanno ad unirsi, per sovrapposizione, coprendo le zone intermedie per velatura. Queste divengono trasparenze di piani e di forme come in “Musica verticale”, “Tao”, “La porta”.

“Partire da dove si è” - che è anche il titolo di un suo lavoro del '90 – è infatti per il Tao assecondare, cioè con spontaneità e non secondo norme estreme, la propria natura: in questo esso si realizza.

Vi è sicuramente nel lavoro di Ucci una cifra esoterica ma questa risponde e corrisponde, forse, ad un'esigenza “etica” della nostra contemporaneità che implica una “mutazione” di categorie concettuali e del “proprio essere (e visione del) al mondo” che, per l'Occidente, è nello stato delle cose.



Gabriella Dalesio
artista
Gianfranco Ucci
Digital artist, Pittore, Video artista, Roma
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