opera
Philia
categoria | Altro |
soggetto | Figura umana |
tags | |
base | 50 cm |
altezza | 130 cm |
profondità | 20 cm |
anno | 2018 |
Philia (Eva’s tears)
“A volte si segue semplicemente ciò che si sente, il nome ed il significato della tua creatura, della tua opera, arriva quando la vedi nel suo intero, e la materia a cui hai dato forma e sostanza inizia a raccontarti le cose che non sapevi ammettere e confessare a te stesso.” GoldCaos
Potremmo iniziare descrivendo la nostra opera Philia, elencando le numerose simbologie del serpente conosciute e risapute, in realtà ne abbiamo preso atto, ma andando uno step oltre…
Il serpete è l’animale che più di tutti ha stimolato l’immaginario umano, delle varie civiltà e dei popoli. In Egitto e in Grecia il serpente veniva associato al tempo, incarnando la vita e la salute, basta pensare all’uroboro. Nella cultura giudaico-cristiana, il serpente è infido e ingannatore. La stessa simbologia viene spesso applicata in opere letterarie a questa fiera.
Tali associazioni non le abbiamo mai applicate durante la fase creativa e la realizzazione dell’opera stessa, piuttosto, le nostre considerazioni postume non si limitano ad un campo soltanto, siamo passati dall’etimologia della parola serpente, all’analisi biblistica dell’animale, valutando tutto anche sotto un profilo scientifico complessivo, fino ad una osservazione di cosa realmente i popoli riuscivano ad intravedere nella figura di questo rettile squamoso cosi amata e odiata allo stesso tempo.
In Philia il concetto di scultoreità si fonde all’arte orafa, la scultura che riveste, abbraccia, cinge, stringe, lega, per metafora e nella realtà, come in altre opere GoldCaos, vuole infondere realtà e in parte la possibilità di indossare arte, morte che prende vita. Le imperfezioni come i veleni della vita, l’ossidabilità del tutto, i segni del tempo, ecco perché la scelta del materiale è caduta sul rame, in linea contraddittoria ai luoghi comuni sui serpenti, ci siamo rifatti all’antroposofia di Rudolf Steiner, in cui questo specifico materiale favorisce l’auto accettazione e l’equilibrio delle emozioni.
L’arte per guarire dall’assenza della conoscenza d’amore…se in parte nelle analisi generali il serpente viene visto come la conoscenza o il male, ci siamo posti la questione del libero arbitrio umano a riguardo, la scelta della sofferenza che ci autoinfliggiamo rifiutando la purezza di concetti alti come il conoscere la nostra natura umana più intima. Philia è forse il nostro racconto di Eva, rappresentata su un manichino senza testa e senza gambe, immobilizzata dal mondo, per la sete di sapere, dannata al giudizio estetico, la donna che può essere, santa, puttana, madre, ma che nel comune pensare degli stereotipi paga il suo conto immersa in un ruolo.
Le tre teste dei serpenti stanno per i tre volti d’amore dell’antica Grecia Eros, Agape e Philia.
Eros figlio di povertà secondo la mitologia, il muto scambio tra dare e avere, la bramosia carnale, ma anche senso di sensualità oltre la nudità di un corpo. Agape l’amore spirituale, che eleva l’uomo al sublime vicino o simile a Dio, uno o più aspetti divini sopravvissuti nell’essere umano. Philia, l’amore puro.
L’arte come la filosofia tutta vive di incertezza perenne, di ricerca, domande e curiosità della scoperta, senza mai perdere il senso di meraviglia che appartiene agli animi puri, che identifichiamo in genere nei bambini…si fa presto a standardizzare e classificare le manifestazioni d’amore.
I nostri serpenti hanno cambiato pelle e continueranno a farlo, contrariamente a ciò che si pensa questi rettili in natura non si desquamano ma si liberano in un colpo solo da una epidermide che appartiene al vecchio.
Philia rappresenta per noi una nuova pelle l’amore nell’arte, che sublima sin dall’origine, che diventa amore universale e disinteressato, l’amore, che nulla chiede in cambio, come dice Gibran nel Profeta…l’amore basta all’amore. Lo stesso amore che ci potrebbe far sprofondare in un vortice nero, se si fermasse solo all’eros. Agape come in un vangelo, amore senza se e senza ma. Philia è la prima lacrima di Eva, la lacrima della consapevolezza, che la presenza d’amore può dare vita e far rinascere, tanto quanto l’assenza d’amore può far morire anche da vivi.
Cordiali saluti GoldCaos
Tecnica: realizzazione sagome in polimero sottile, piegatura a mano libera del metallo, saldatura, taglio manuale, realizzazione di cerniere artigianali, rinforzo e ispessimento dell'opera con filo di ottone.
Materiali: rame di 0,8 cm, filo ottone 0,2 cm, manichino busto in PVC nero.
“A volte si segue semplicemente ciò che si sente, il nome ed il significato della tua creatura, della tua opera, arriva quando la vedi nel suo intero, e la materia a cui hai dato forma e sostanza inizia a raccontarti le cose che non sapevi ammettere e confessare a te stesso.” GoldCaos
Potremmo iniziare descrivendo la nostra opera Philia, elencando le numerose simbologie del serpente conosciute e risapute, in realtà ne abbiamo preso atto, ma andando uno step oltre…
Il serpete è l’animale che più di tutti ha stimolato l’immaginario umano, delle varie civiltà e dei popoli. In Egitto e in Grecia il serpente veniva associato al tempo, incarnando la vita e la salute, basta pensare all’uroboro. Nella cultura giudaico-cristiana, il serpente è infido e ingannatore. La stessa simbologia viene spesso applicata in opere letterarie a questa fiera.
Tali associazioni non le abbiamo mai applicate durante la fase creativa e la realizzazione dell’opera stessa, piuttosto, le nostre considerazioni postume non si limitano ad un campo soltanto, siamo passati dall’etimologia della parola serpente, all’analisi biblistica dell’animale, valutando tutto anche sotto un profilo scientifico complessivo, fino ad una osservazione di cosa realmente i popoli riuscivano ad intravedere nella figura di questo rettile squamoso cosi amata e odiata allo stesso tempo.
In Philia il concetto di scultoreità si fonde all’arte orafa, la scultura che riveste, abbraccia, cinge, stringe, lega, per metafora e nella realtà, come in altre opere GoldCaos, vuole infondere realtà e in parte la possibilità di indossare arte, morte che prende vita. Le imperfezioni come i veleni della vita, l’ossidabilità del tutto, i segni del tempo, ecco perché la scelta del materiale è caduta sul rame, in linea contraddittoria ai luoghi comuni sui serpenti, ci siamo rifatti all’antroposofia di Rudolf Steiner, in cui questo specifico materiale favorisce l’auto accettazione e l’equilibrio delle emozioni.
L’arte per guarire dall’assenza della conoscenza d’amore…se in parte nelle analisi generali il serpente viene visto come la conoscenza o il male, ci siamo posti la questione del libero arbitrio umano a riguardo, la scelta della sofferenza che ci autoinfliggiamo rifiutando la purezza di concetti alti come il conoscere la nostra natura umana più intima. Philia è forse il nostro racconto di Eva, rappresentata su un manichino senza testa e senza gambe, immobilizzata dal mondo, per la sete di sapere, dannata al giudizio estetico, la donna che può essere, santa, puttana, madre, ma che nel comune pensare degli stereotipi paga il suo conto immersa in un ruolo.
Le tre teste dei serpenti stanno per i tre volti d’amore dell’antica Grecia Eros, Agape e Philia.
Eros figlio di povertà secondo la mitologia, il muto scambio tra dare e avere, la bramosia carnale, ma anche senso di sensualità oltre la nudità di un corpo. Agape l’amore spirituale, che eleva l’uomo al sublime vicino o simile a Dio, uno o più aspetti divini sopravvissuti nell’essere umano. Philia, l’amore puro.
L’arte come la filosofia tutta vive di incertezza perenne, di ricerca, domande e curiosità della scoperta, senza mai perdere il senso di meraviglia che appartiene agli animi puri, che identifichiamo in genere nei bambini…si fa presto a standardizzare e classificare le manifestazioni d’amore.
I nostri serpenti hanno cambiato pelle e continueranno a farlo, contrariamente a ciò che si pensa questi rettili in natura non si desquamano ma si liberano in un colpo solo da una epidermide che appartiene al vecchio.
Philia rappresenta per noi una nuova pelle l’amore nell’arte, che sublima sin dall’origine, che diventa amore universale e disinteressato, l’amore, che nulla chiede in cambio, come dice Gibran nel Profeta…l’amore basta all’amore. Lo stesso amore che ci potrebbe far sprofondare in un vortice nero, se si fermasse solo all’eros. Agape come in un vangelo, amore senza se e senza ma. Philia è la prima lacrima di Eva, la lacrima della consapevolezza, che la presenza d’amore può dare vita e far rinascere, tanto quanto l’assenza d’amore può far morire anche da vivi.
Cordiali saluti GoldCaos
Tecnica: realizzazione sagome in polimero sottile, piegatura a mano libera del metallo, saldatura, taglio manuale, realizzazione di cerniere artigianali, rinforzo e ispessimento dell'opera con filo di ottone.
Materiali: rame di 0,8 cm, filo ottone 0,2 cm, manichino busto in PVC nero.