opera
Quando mi vidi non c’ero
categoria | Pittura |
soggetto | Astratto |
tags | |
base | 30 cm |
altezza | 70 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2021 |
Tecnica: pittura e skateboard
Quando mi vidi non c’ero, nasce da un principio trasformativo che viene materializzato attraverso il movimento di una tavola da skateboard. Un progetto intimo che va a concretizzare direttamente le diverse parti, stati d’essere, emozioni, movimenti corporei e di pensiero che mi appartengono: ognuno di noi è continuamente soggetto ad un processo di evoluzione continua, a partire dalle cellule del nostro corpo che si rigenerano, nascono e muoiono, divenendo altro da un sè iniziale.
Giocando con i concetti di peso - leggerezza, equilibrio - instabilità, velocità - lentezza e spessore del tratto mi confronto direttamente con le “diversità” che affluiscono in me, che evolvono in modo costante segno dopo segno.
Nel mentre che mi muovo, nasce la necessità di contrastare quella sensazione di pesantezza che sento appartenere al mio corpo fisico e ai miei pensieri nel momento in cui divengono troppo statici.
Così si innesca una spinta sorgiva, un desiderio di rivelarsi, trasformarsi: le diverse individualità che nascono, mano a mano si confrontano, valutano, agiscono, reagiscono e si sovrappongono. Parti più armoniche ed altre più disarmoniche che entrano in contatto vanno a creare uno spartito. Tramite questo atto non smetto di scoprire me stessa e la moltitudine che contengo.
Quando mi vidi non c’ero, nasce da un principio trasformativo che viene materializzato attraverso il movimento di una tavola da skateboard. Un progetto intimo che va a concretizzare direttamente le diverse parti, stati d’essere, emozioni, movimenti corporei e di pensiero che mi appartengono: ognuno di noi è continuamente soggetto ad un processo di evoluzione continua, a partire dalle cellule del nostro corpo che si rigenerano, nascono e muoiono, divenendo altro da un sè iniziale.
Giocando con i concetti di peso - leggerezza, equilibrio - instabilità, velocità - lentezza e spessore del tratto mi confronto direttamente con le “diversità” che affluiscono in me, che evolvono in modo costante segno dopo segno.
Nel mentre che mi muovo, nasce la necessità di contrastare quella sensazione di pesantezza che sento appartenere al mio corpo fisico e ai miei pensieri nel momento in cui divengono troppo statici.
Così si innesca una spinta sorgiva, un desiderio di rivelarsi, trasformarsi: le diverse individualità che nascono, mano a mano si confrontano, valutano, agiscono, reagiscono e si sovrappongono. Parti più armoniche ed altre più disarmoniche che entrano in contatto vanno a creare uno spartito. Tramite questo atto non smetto di scoprire me stessa e la moltitudine che contengo.