opera
Quattro Quarti
categoria | Fotografia |
soggetto | Astratto |
tags | |
base | 30 cm |
altezza | 20 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2020 |
Tecnica: fotografia e pittura
Tiratura: una copia
Supporto: fotografia
Nell’estate del 1922 Alfred Stieglitz iniziò a fotografare le nuvole: inclinando la sua macchina fotografica verso
il cielo, da vita ad immagini astratte dalle forme eteree. Stieglitz chiama queste fotografie Equivalenti, associando in questo modo il trasformarsi vertiginoso delle nuvole ai suoi stati d’animo. Le nubi come specchio riflettono le sue esperienze più intime, i suoi pensieri, emozioni, come una mappa del suo paesaggio interiore.
Oggi fare fotografia è un gesto che accompagna la vita quotidiana. L’azione del fotografare è come il respiro, non ci si fa più caso. Una tale quantità di immagini mina la nostra capacità di pensare, avvelena il nostro mondo mentale. Le immagini statiche ed in movimento che costellano lo spazio dei social media si assomigliano terribilmente. È un mondo pigro e piuttosto sovraccarico di informazioni, dove l’individuo è portato a non essere attratto da qualcosa in particolare: l’interesse verso i contenuti permane dunque in superficie. Uno dei tanti soggetti ricorrenti che si possono trovare al suo interno, sono proprio milioni di immagini ritraenti semplici nuvole.
Per far fronte a questo avvelenamento, 4/4 vuole imprimere insistentemente, caricare di sostanza questi contenuti che si rassomigliano sin dal principio, raccogliendo e ripensando fotografie ritraenti nuvole, già esistenti. Le toglie dal grande flusso della comunicazione contemporanea per appropriarsene e riscriverle in cerca di un nuovo processo di attribuzione di significato.
A questo proposito interviene l’atto musicale, l’organizzazione di una composizione sonora, che nel momento in cui viene eseguita, contemporaneamente rivela ed imprime. Tali immagini divengono corpi che assorbono materia attraverso un atto di riscrittura che diviene espressione individuale. Un gesto che è simbolo di struttura, pensiero, progetto ed unicità.
Dunque, nel mentre che la fotografia viene percossa dalle bacchette intrise di materia pittorica, l’immagine si modifica.
Lo spettatore viene sottoposto direttamente a questo processo di trasformazione: le fotografie si contorcono ed evolvono sotto i suoi stessi occhi.
Tiratura: una copia
Supporto: fotografia
Nell’estate del 1922 Alfred Stieglitz iniziò a fotografare le nuvole: inclinando la sua macchina fotografica verso
il cielo, da vita ad immagini astratte dalle forme eteree. Stieglitz chiama queste fotografie Equivalenti, associando in questo modo il trasformarsi vertiginoso delle nuvole ai suoi stati d’animo. Le nubi come specchio riflettono le sue esperienze più intime, i suoi pensieri, emozioni, come una mappa del suo paesaggio interiore.
Oggi fare fotografia è un gesto che accompagna la vita quotidiana. L’azione del fotografare è come il respiro, non ci si fa più caso. Una tale quantità di immagini mina la nostra capacità di pensare, avvelena il nostro mondo mentale. Le immagini statiche ed in movimento che costellano lo spazio dei social media si assomigliano terribilmente. È un mondo pigro e piuttosto sovraccarico di informazioni, dove l’individuo è portato a non essere attratto da qualcosa in particolare: l’interesse verso i contenuti permane dunque in superficie. Uno dei tanti soggetti ricorrenti che si possono trovare al suo interno, sono proprio milioni di immagini ritraenti semplici nuvole.
Per far fronte a questo avvelenamento, 4/4 vuole imprimere insistentemente, caricare di sostanza questi contenuti che si rassomigliano sin dal principio, raccogliendo e ripensando fotografie ritraenti nuvole, già esistenti. Le toglie dal grande flusso della comunicazione contemporanea per appropriarsene e riscriverle in cerca di un nuovo processo di attribuzione di significato.
A questo proposito interviene l’atto musicale, l’organizzazione di una composizione sonora, che nel momento in cui viene eseguita, contemporaneamente rivela ed imprime. Tali immagini divengono corpi che assorbono materia attraverso un atto di riscrittura che diviene espressione individuale. Un gesto che è simbolo di struttura, pensiero, progetto ed unicità.
Dunque, nel mentre che la fotografia viene percossa dalle bacchette intrise di materia pittorica, l’immagine si modifica.
Lo spettatore viene sottoposto direttamente a questo processo di trasformazione: le fotografie si contorcono ed evolvono sotto i suoi stessi occhi.