opera
Serrabrillo
| categoria | Installazione |
| soggetto | Politico/Sociale, Paesaggio, Natura |
| tags | #andywarhol, #iconize, #semiotics, #balloons, #readymade, #brillobox, #brillo, #greenhouse, #brand, #icon |
| base | 70 cm |
| altezza | 164 cm |
| profondità | 50 cm |
| anno | 2021 |
Serra da giardinaggio a 4 ripiani 70x50x164cm e telo di polietilene 70x150cm, scritta in carta adesiva “Brillo Box” da “Brillo Box “di A. Warhol su telo di polietilene con incollaggio ad acqua. n>100 palloncini bianchi interni gonfiati ad aria. Stencil con spray acrilico nero di sagoma di “Gioconda” di L. Da Vinci su un palloncino interno. n>15 palloncini gonfiati ad elio agganciati a lenza. "Serrabrillo" è pensata per essere solo temporaneamente installata su una sponda di un fiume al fine di essere ecocompatibile e rispettosa dell’ambiente.
In Benjamin l’aura è da considerare come il vero e proprio “arché” dell’opera artistica. Nell’epoca della sua riproduzione tecnica, l’aura risulta separata da tutto ciò. L’opera è disgiunta da ciò che la fa “vibrare”, proprio come un palloncino al vento, dalla sostanza che attira lo sguardo del fruitore e che ne decreta anche la netta lontananza da quest’ultimo, al fine di sottoscrivere quel principio sacro della «distanza» che impone l’opera auratica.
L’installazione infatti contiene provocatoriamente lo sguardo furtivo della Gioconda, proprio per accentuare questa distanza, ma d’altra parte sollecita lo sguardo dello spettatore per avvicinarlo e renderlo partecipe a completare la funzione dell’opera. Con Warhol l’opera d’arte non appare più distante, ma addirittura può essere composta da oggetti vicini provenienti dallo scenario quotidiano. "Serrabrillo" è una proposta di rinnovata auraticità, è letteralmente un simulacro.
I palloncini gli gravitano attorno come le infinite possibilità di interpretazione che un fruitore può assegnare all’opera d’arte, come le infinite “costellazioni di significato” su cui insiste Eco con la poetica dell’ “opera aperta”. Il ready-made, cioè la serra coincide col concetto di simulacro. L’opera ha un valore citazionale, perché mostra con evidenza il riferimento a “Corpi d’aria”, realizzati da Piero Manzoni tra il 1959 e il 1960, i quali fanno parte del progetto più ampio intitolato “Fiato d’artista”.
In "Serrabrillo" l’aura, dunque, è il fiato d'artista contenuti nei palloncini che creano un vorticoso effetto di senso virtuale.
In Benjamin l’aura è da considerare come il vero e proprio “arché” dell’opera artistica. Nell’epoca della sua riproduzione tecnica, l’aura risulta separata da tutto ciò. L’opera è disgiunta da ciò che la fa “vibrare”, proprio come un palloncino al vento, dalla sostanza che attira lo sguardo del fruitore e che ne decreta anche la netta lontananza da quest’ultimo, al fine di sottoscrivere quel principio sacro della «distanza» che impone l’opera auratica.
L’installazione infatti contiene provocatoriamente lo sguardo furtivo della Gioconda, proprio per accentuare questa distanza, ma d’altra parte sollecita lo sguardo dello spettatore per avvicinarlo e renderlo partecipe a completare la funzione dell’opera. Con Warhol l’opera d’arte non appare più distante, ma addirittura può essere composta da oggetti vicini provenienti dallo scenario quotidiano. "Serrabrillo" è una proposta di rinnovata auraticità, è letteralmente un simulacro.
I palloncini gli gravitano attorno come le infinite possibilità di interpretazione che un fruitore può assegnare all’opera d’arte, come le infinite “costellazioni di significato” su cui insiste Eco con la poetica dell’ “opera aperta”. Il ready-made, cioè la serra coincide col concetto di simulacro. L’opera ha un valore citazionale, perché mostra con evidenza il riferimento a “Corpi d’aria”, realizzati da Piero Manzoni tra il 1959 e il 1960, i quali fanno parte del progetto più ampio intitolato “Fiato d’artista”.
In "Serrabrillo" l’aura, dunque, è il fiato d'artista contenuti nei palloncini che creano un vorticoso effetto di senso virtuale.
