opera
Sorry, take a ride then come back to me!
categoria | Installazione |
soggetto | Bellezza, Astratto, Architettura |
tags | exterior video, video art, sculpture, wax, house, animation, draw |
base | 300 cm |
altezza | 200 cm |
profondità | 300 cm |
anno | 2020 |
Il lavoro ha inizio dalla ricerca di una possibile via di fuga, attraverso un’ ipotetica connessione fisica per mezzo di strumenti elettrici si ha la possibilità di raggiungere la propria stanza, luogo di astrazione e di catarsi.
Invenzione di un mondo reale, strettamente necessario.
La stanza ora è dentro la stanza, ovvero la stanza è fuori dalla stanza.
Con intento di materializzazzione estetica e statica il luogo ha preso forma, è concreto e come ambientazione surgela la scena nel fuori, pulsando attraverso il video, il trascorso della sua genesi.
Il lavoro parte dalla riflessione su finzione e reale, su concreto e astratto.
Partendo da elementi utilizzati per scenografare un video, ho realizzato un’ altra stanza, ho esteriorizzato il lavoro finale partendo appunto dagli elementi che lo hanno generato, rimettendo in discussione tali oggetti e mettendoli in scena come opera.
Cio che ha dato inizio è diventato il fine.
Il lavoro nato per essere video e quindi pura astrazione è finito per concretizzarsi in uno spazio e diventare teatro di se stesso chiudendo il prorio ciclo di input ed output.
Quest’ idea ha preso forma in modo spontaneo imponendosi senza dubbi nella sua figurazione estetica.
Lo scenario, o diciamo meglio, lo sfondo, diventa opera divenendo risultato e contenuto di questo processo.
Ed è cosi che allora lo sfondo dello scenario diviene contenitore del video in cui è contenuto.
La mano di cera rinviene in scultura e muore nel video, la presa elettrica è ora una porta in attesa di frequenze.
Invenzione di un mondo reale, strettamente necessario.
La stanza ora è dentro la stanza, ovvero la stanza è fuori dalla stanza.
Con intento di materializzazzione estetica e statica il luogo ha preso forma, è concreto e come ambientazione surgela la scena nel fuori, pulsando attraverso il video, il trascorso della sua genesi.
Il lavoro parte dalla riflessione su finzione e reale, su concreto e astratto.
Partendo da elementi utilizzati per scenografare un video, ho realizzato un’ altra stanza, ho esteriorizzato il lavoro finale partendo appunto dagli elementi che lo hanno generato, rimettendo in discussione tali oggetti e mettendoli in scena come opera.
Cio che ha dato inizio è diventato il fine.
Il lavoro nato per essere video e quindi pura astrazione è finito per concretizzarsi in uno spazio e diventare teatro di se stesso chiudendo il prorio ciclo di input ed output.
Quest’ idea ha preso forma in modo spontaneo imponendosi senza dubbi nella sua figurazione estetica.
Lo scenario, o diciamo meglio, lo sfondo, diventa opera divenendo risultato e contenuto di questo processo.
Ed è cosi che allora lo sfondo dello scenario diviene contenitore del video in cui è contenuto.
La mano di cera rinviene in scultura e muore nel video, la presa elettrica è ora una porta in attesa di frequenze.